Don Jean Claude Mbonimpa, prete studente arrivato dal Rwanda. Il confronto fa bene

Rwanda. Dal 2018, quando è arrivato a Padova, don Jean Claude Mbonimpa si divide tra lo studio della teologia pastorale e il servizio in parrocchia. E impara dallo scambio tra esperienza rwandese e italiana

Don Jean Claude Mbonimpa, prete studente arrivato dal Rwanda. Il confronto fa bene

Cattolico vuol dire universale. A ricordarcelo, anche nel territorio della nostra Diocesi di Padova, è l’esperienza dei preti-studenti, venuti proprio nella città del Santo da ogni angolo del mondo per perfezionare i loro studi e poi ritornare nei Paesi d’origine per offrire il proprio “mattone” personale nella costruzione delle loro giovani Chiese.

Don Jean Claude Mbonimpa, 47 anni, della Diocesi di Ruhengeri in Rwanda, dal 2018 ha vissuto in parrocchia a Cervarese Santa Croce; ora si trasferisce a San Tommaso di Albignasego. A Padova studia teologia pastorale. «Questa materia – ci racconta – mi interessa moltissimo. Il mio vescovo mi ha voluto qui come studente perché poi possa aiutare la mia Diocesi a trovare nuovi modi perché la nostra pastorale possa venire tradotta nella vita concreta dei cristiani della nostra terra». La storia di don Jean Claude ha molte assonanze con quella dei preti dei nostri paesi: «La mia famiglia abitava vicino alla parrocchia e a una comunità di suore – ricorda il sacerdote – Io facevo il chierichetto, stavo molto bene con le suore, ho ammirato fin da subito la loro vita. A undici anni non sapevo cosa significasse voler diventare prete, ma sapevo che volevo imitare la vita di queste religiose».

Alla fine del seminario minore don Jean Claude capisce la sua strada: «Ho scritto al vescovo per essere ammesso in seminario maggiore, ma poi è scoppiata la guerra e il genocidio». Per continuare a studiare si trasferisce in Zambia, dove è rimasto più di dieci anni e dove, nel 2004, è stato ordinato sacerdote. Dopo due anni in parrocchia in Zambia don Jean Claude Mbonimpa ha avuto modo di fare ritorno in patria, dove è stato nominato direttore di una scuola cattolica (con 800 studenti).

Gli studi lo aiuteranno a proseguire il suo impegno nella pastorale giovanile con una cassetta degli attrezzi più ricca: «Qui a Padova ho modo di affrontare temi “moderni” nella pastorale dei giovani, dei migranti, nell’uso del web e di internet, elementi che toccano la vita della nostra gente di oggi. Evangelizzare avendo bene in mente il mondo nel quale ci troviamo oggi è molto importante; poter confrontare l’esperienza italiana con quella rwandese mi permette anche di comprendere meglio entrambe».

Lo studio è legato a doppio filo con l’esperienza pastorale in parrocchia: «Da noi si dice “uccidere due uccelli con una sola pietra”, da voi è “prendere due piccioni con una fava”. Studiare ma anche vivere la parrocchia qui significa andare oltre la teoria e toccare la vita vera dei cristiani». E anche le differenze diventano ricchezza: «In Italia il numero dei fedeli in chiesa è diminuito. Eppure, vedo gente che prega davvero convinta. Nel mio Paese c’è tantissima gente nelle chiese, ma alcuni ci vengono senza nemmeno sapere perché. In più, da noi i laici hanno già un ruolo preminente, celebrando la liturgia della Parola quando manca il prete, mentre in Italia se manca il prete la gente non va nemmeno in Chiesa».

Eppure non ci si scoraggia mai: «Una volta, in Rwanda, sono andato a celebrare in una parrocchia dove, con sorpresa, ho visto che c’erano pochissimi fedeli. Mi sono chiesto che cosa ci facessi lì, e un mio amico, anch’egli prete, mi ha risposto: “Don Jean Claude, anche se ci fosse una sola persona, anche un solo cristiano è come una Diocesi”. E anche se in Italia ci sono molti più fedeli rispetto a paesi come Germania o Francia, è importante già da ora prepararsi a comunicare la fede in tempi e in condizioni in cui non abbiamo più folle davanti, ma pochi testimoni convinti». Il sale che non rinuncia al suo sapore. Il seme che diventa un albero grande quando tutto attorno sembra deserto.

Il Centro missionario di Padova ha di recente sostenuto un progetto nella Diocesi di Ruhengeri, dalla quale proviene don Jean Claude Mbonimpa, e che ha visto la formazione di ministri straordinari della comunione. «A una singola messa nella nostra Diocesi – spiega don Jean Claude – possono esserci anche tremila persone. Quando c’è solo un prete, ci vogliono anche cinquanta minuti solo per la distribuzione della comunione, per questo servono ministri straordinari. Grazie a questo progetto, pur con la difficoltà della pandemia, siamo riusciti a preparare 500 ministri straordinari: in un anno di formazione hanno approfondito la conoscenza dell’eucarestia e di come essa rivesta un ruolo centrale nella vita della Chiesa».

Testimoni e profeti: spunti per l’Ottobre

Visitando il sito missioitalia.it è possibile scaricare spunti di riflessione e materiali per l’animazione dell’Ottobre missionario, in vista della Giornata missionaria che viene celebrata il tutto il mondo domenica 24 ottobre.

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