Dopo l'emergenza, una vita nuova da declinare in uno stile nuovo

Non disperdiamo quanto acquisito nella quarantena. Vale anche per la Regione che deve attuare la legge quadro sulla famiglia

Dopo l'emergenza, una vita nuova da declinare in uno stile nuovo

“Declinare” è un verbo ma soprattutto un atteggiamento che ogni famiglia deve usare nella vita di tutti i giorni per incarnare i propri valori nel bene possibile.

Declinare è l’atteggiamento che dovrà accompagnare nei prossimi mesi il Consiglio regionale del Veneto quando, passata l’estate e l’attuale emergenza sanitaria, dovrà concretizzare in provvedimenti la Legge quadro sulla famiglia approvata all’unanimità il 19 maggio scorso. Dopo almeno vent’anni di tentativi andati a vuoto, la nostra Regione ha compiuto un passo straordinario grazie alla convergenza dei partiti e alla collaborazione con il Forum delle associazioni famigliari. Sarà un vero risultato, tuttavia, quando i grandi pronunciamenti in favore della natalità, delle coppie che iniziano l’avventura famigliare, dei bambini, degli anziani e delle persone con disabilità diventeranno provvedimenti concreti di giustizia economica, fiscale e sociale, quando saranno date delle regole eque e le famiglie saranno messe nella situazione di poterle rispettare.

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"Declinare" sarà anche l’atteggiamento che dovremo cercare di coltivare nei prossimi mesi quando le grandi o piccole scoperte fatte durante la quarantena diventeranno scelte di vita quotidiana, magari andando contro corrente rispetto alla spinta dell’economia o della cultura. I mesi scorsi ci hanno fatto riscoprire la preziosità e la fragilità della vita, ci hanno permesso di ridare valore allo stare insieme, alla preghiera domestica, al valore della calma e del silenzio, all’attenzione per i bisogni delle persone più vicine o trascurate a motivo di tanta fretta quotidiana. Ora questa riscoperta chiede di avere una ricaduta nelle scelte di ogni giorno, diventando stile. Non sarà facile: avremo spinte interne ed esterne che ci faranno scegliere il vecchio modo di fare, che faranno sentire con forza la nostalgia dei modi con cui si è sempre fatto famiglia, con cui si sono sempre passati i mesi estivi, con cui si è vissuta la vita parrocchiale.

Ne sono ben consapevoli Elena e Marco che durante l’estate vorrebbero mantenere un’agenda leggera, senza cedere alla smania di recuperare quanto non hanno avuto la possibilità di fare nei mesi passati: cercheranno di “perdere tempo” in cose belle e semplici quali il gustarsi un caffè o un gelato in famiglia, fare una bella passeggiata, osservare chi e cosa sta loro intorno, accogliere gli amici in giardino per una cena. Provocati dalla domanda del figlio Andrea – «Cosa faccio quest’estate?» – cercheranno di aiutarlo non tanto a riempire il vuoto delle giornate, ma a organizzare in modo creativo il proprio tempo, approfittando di qualche occasione per vivere la carità a km zero. Anche Monica e Luca con i loro due figli stanno già fissando qualche idea su come organizzare i prossimi mesi: vorrebbero coltivare i legami che fanno parte della loro famiglia, incontrare le persone con cui hanno mantenuto i rapporti durante il tempo di isolamento, fare tesoro e memoria del tempo che i figli condivideranno con loro. Francesca e Diego hanno a cuore soprattutto che il tempo estivo sia usato con attività di qualità: «Un po’ otium un po' studium, come gli antichi». Soprattutto vorrebbero portare con sé l’esperienza della fede, custodendo la presenza del Signore nella propria vita e condividendo ancora dei momenti di preghiera assieme. È questo il desiderio anche di Luisa che in questi mesi ha lavorato instancabilmente in terapia intensiva senza potersi fermare neppure per seguire la messa in tv. I suoi occhi portano le ferite di tanti anziani e adulti morti a motivo del Covid e portati fuori in un sacco nero “come fossero immondizia”: ora che ne avrà la possibilità li affiderà uno a uno alla misericordia del Signore nella messa domenicale.

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