Ecuador. Don Evaristo Mercurio. Vittima della sua sorridente generosità

In centro missionario la sua foto spicca, accanto a quella di don Luigi Vaccari e a don Ruggero Ruvoletto. Sono i tre preti diocesani morti in missione, in modo diversissimo, ma accomunati dal ricordo del loro sacrificio.

Ecuador. Don Evaristo Mercurio. Vittima della sua sorridente generosità

Don Evaristo Mercurio è partito per l’Ecuador nel 1990 e ha operato per diversi anni a Tulcan guidando la parrocchia di Cristo Rey e facendo nascere nuove comunità. Ma anche collaborando alla conduzione del seminario diocesano, in cui insegnava liturgia pastorale, latino e diritto parrocchiale. La parrocchia comprendeva una decina di paesetti, alcuni dei quali si inerpicavano fino a 3500 metri di altitudine. Quando fu riconsegnata al clero locale, nel luglio del 1997 don Evaristo accettò di passare a Esmeraldas, nella parrocchia di Santa Teresita: un bel salto di quota e di mentalità. La pastorale prevedeva anche qui la visita periodica alle comunità più isolate dove il sacerdote fa catechesi, con l’aiuto degli animatori laici, e celebra la messa.

Neanche due anni dopo, quando ormai si approssimava la data del suo rientro in Italia, accadde la tragedia. Martedì 30 marzo 1999, in vista della Settimana santa, don Evaristo partì con due volontari per raggiungere due piccole comunità collocate lungo il fiume Tabiazo. Don Daniele Favarin li accompagnò fin dove arrivava l’auto, poi il gruppo proseguì a piedi fino a Tabiazo e poi fino a Chontaduro, distante sei ore di marcia. Il sentiero attraversava alcune volte il fiume, ma il guado fu agevole, perché non c’era molta acqua. Alla fine della messa, alle 14.30, don Mercurio partì per tornare a Tabiazo dove lo attendeva l’automobile. A un certo punto scoppiò una tempesta improvvisa di vento e acqua che causò una piena irruenta del fiume. Don Evaristo non giunse all’appuntamento, sarà rinvenuto il giorno dopo sulle sponde del fiume, annegato. Di lui rimane il ricordo della generosità sorridente e accogliente, della fedeltà alla sua gente che non voleva deludere, neanche con un ritardo di poche ore.

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