Elisa: donandomi ai più piccoli, ho ritrovato me stessa

Elisa è un avvocato e ha deciso di dedicare un tempo della sua vita per vivere a Cittadella Cielo a Frosinone formandosi al volontariato internazionale, presentando il suo servizio e facendo il cammino di “Arte di amare”. Un percorso di conoscenza di sé e guarigione del cuore ideato da Chiara Amirante. Nella sua esperienza è stata fondamentale proprio la missione in Brasile per fare contatto con se stessa in una parte profonda e per rendersi conto di quelle piccole-grandi dipendenze che non le permettono di essere pienamente libera

Elisa: donandomi ai più piccoli, ho ritrovato me stessa

Concludiamo la condivisione del nostro viaggio in missione in Brasile approfondendo un tema del Sinodo e attingendo alle indicazioni del Papa sulla santità. Oggi incontriamo una giovane volontaria. Elisa è un avvocato e ha deciso di dedicare un tempo della sua vita per vivere a Cittadella Cielo a Frosinone formandosi al volontariato internazionale, presentando il suo servizio e facendo il cammino di “Arte di amare”. Un percorso di conoscenza di sé e guarigione del cuore ideato da Chiara Amirante. Nella sua esperienza è stata fondamentale proprio la missione in Brasile per fare contatto con se stessa in una parte profonda e per rendersi conto di quelle piccole-grandi dipendenze che non le permettono di essere pienamente libera.

La testimonianza
Nei mesi precedenti alla partenza, spesso mi sono sentita dire: “Vedrai in Brasile incontrerai un bambino che ti parlerà di te”. Non ci credevo o meglio con tanta superbia pensavo fosse la solita frase retorica e banale. Invece è successo anche a me! Lungo la strada che congiunge Fortaleza a Quixada, avevo visto la vegetazione cambiare; scesa dal pullman ho pensato di essere arrivata nel deserto. Intorno avevamo un paesaggio completamente diverso.
La Cittadella Cielo è un’oasi nel deserto! E lì anch’io ho incontrato il piccolo me. È stato lui a scegliermi: un ometto di 6 anni! All’inizio non capivo e onestamente non ci pensavo neppure, ma come in un puzzle ho rimesso insieme i pezzi ed ho rivisto in Gabrieu e suo fratello maggiore Natanaeu, mio padre e suo fratello e al contempo io e mia sorella da piccole! Vedere le mie dinamiche da fuori mi ha suscitato una sensazione che in questo momento non so definire!
Avrei voluto restare per amarli entrambi e spiegargli che sono un dono immenso l’uno per l’altro! Li porterò nel mio cuore e pregherò per loro ogni giorno. Così come porterò con me tutti i ragazzi in programma. Loro sono stati una scoperta grandiosa, una fonte di amore gratuito per tutti noi.

Non abbiamo fatto nulla con loro e per loro, ma ci hanno regalato tutto quello che avevano senza niente volere in cambio.

Dagli sguardi alle condivisioni della Parola sono stati un dono traboccante di dolore e amore. Stando con loro ho vissuto realmente nel “pronto soccorso dell’amore” ed ho toccato con mano cosa significhi “popolo di risorti”.
Con i loro regali hanno donato non il loro superfluo, ma il loro necessario e lì ho sperimentato che anche in me c’è tanta tossicodipendenza. Sia loro che tutti i bambini sono riusciti ad emozionarmi tra disegni e letterine e nel deserto hanno parlato al mio cuore.
Ho lasciato Fortaleza con la consapevolezza che in Brasile si impari ad amare e Quixada mi ha fatto fare un passaggio fondamentale nell’arte di amare: l’esperienza della gratuità!

La parola chiave del Sinodo
La parola chiave di oggi che possiamo approfondire grazia alla storia di Elisa è “donazione”.
Donazione: la santità non è qualcosa di inaccessibile o solo per alcuni eletti e neppure passa per gli eventi straordinari della vita, bensì è fatta di concrete scelte quotidiane. Spesso sentiamo dire che “i poveri di evangelizzano”. Oppure che “c’è più gioia nel dare che nell’avere”. E’ proprio così. Grazie al dono di sé non solo le nostre ferite guariscono prima, ma ci scopriamo nella nostra essenza e realizziamo già il progetto di Dio su di noi.

Ai giovani vanno proposti itinerari di donazione nei quali poter scoprire i propri talenti e i propri limiti per crescere e poter scegliere il bene allenando il muscolo del dono di sé.

L’esortazione apostolica del Papa sulla santità
Gaudete et exsultate può sorprenderci in alcuni passaggi ma ci svela grandi verità: “Non è sano amare il silenzio ed evitare l’incontro con l’altro, desiderare il riposo e respingere l’attività, ricercare la preghiera e sottovalutare il servizio. Tutto può essere accettato e integrato come parte della propria esistenza in questo mondo, ed entra a far parte del cammino di santificazione. Siamo chiamati a vivere la contemplazione anche in mezzo all’azione, e ci santifichiamo nell’esercizio responsabile e generoso della nostra missione […]. Ci occorre uno spirito di santità che impregni tanto la solitudine quanto il servizio, tanto l’intimità quanto l’impegno evangelizzatore, così che ogni istante sia espressione di amore donato sotto lo sguardo del Signore. In questo modo, tutti i momenti saranno scalini nella nostra via di santificazione. […] Non avere paura della santità. Non ti toglierà forze, vita e gioia. Tutto il contrario, perché arriverai ad essere quello che il Padre ha pensato quando ti ha creato e sarai fedele al tuo stesso essere” (nn 26, 31, 32).

Davide Banzato

Approfondimento
Se si desidera approfondire il tema del disagio dei giovani in occasione del Sinodo si può leggere il libro di Chiara Amirante “Il grido inascoltato. Sos giovani” (Orizzonti di Luce)

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Fonte: Sir