Enrico Rinuncini, Ponte San Nicolò. «Un sindaco si vede nel bisogno»

Si è sentito sindaco per la prima volta la notte tra il primo e il due novembre 2010, quando il suo comune, Ponte San Nicolò, si è ritrovato in ginocchio per l'alluvione. Enrico Rinuncini, dopo due mandati da primo cittadino, è pronto a togliersi la fascia tricolore dal petto convinto di lasciare un Comune sano dove, nonostante l'alluvione e la crisi, una comunità è tornata a fare rete. E dove la figura del sindaco va oltre i colori politici perché è più importante la persona e la fiducia che sa trasmettere.

Enrico Rinuncini, Ponte San Nicolò. «Un sindaco si vede nel bisogno»

Si è sentito sindaco, per davvero e per la prima volta, non al termine dello spoglio elettorale o quando ha indossato la fascia tricolore, ma nella notte tra il primo e il due novembre 2010 quando il suo comune si è inginocchiato davanti all’esondazione del fiume Bacchiglione.

«Sindaco, siamo nelle sue mani», ha più volte sentito lì e nei mesi successivi Enrico Rinuncini, primo cittadino di Ponte San Nicolò prossimo a terminare il secondo mandato: «Avevo 33 anni, da quella notte ho tratto grandi insegnamenti soprattutto per crescere come uomo, ho capito che cosa significava avere e dare fiducia, essere di conforto anche con una pacca sulla spalla, spendere una parola di vicinanza e dare speranza. Sì, il sindaco deve anche dare speranza nei momenti faticosi».

Due vittorie al primo turno

Consigliere comunale dal 1999, assessore allo sport e ai servizi sociali, Rinuncini è stato eletto sindaco nel 2009 con la coalizione “Ponte San Nicolò democratico” che riuniva Partito democratico, Partito socialista, Verdi e Italia dei Valori, poi riconfermato nel 2014 dopo essersi presentato con la lista civica "Ponte San Nicolò Comunità Viva" ottenendo il 68 per cento dei voti.
Dall’emergenza dell’alluvione e dalla conta dei danni alle più quotidiane richieste di ripristino dell’asfalto o del marciapiede: in questi due estremi c’è tutta la fatica di un’amministrazione locale attenta a conciliare bisogni immediati e programmazioni a lungo termine per la tutela e lo sviluppo della comunità.
«Durante gli incontri settimanali con il resto della giunta dedicavamo le prime due ore dell’agenda a discutere delle azioni da fare subito, mentre molte volte ci fermavamo oltre cena per fissare assieme temi a lungo termine. Da un lato c’è l’esigenza di non disattendere le aspettative dei cittadini, dall’altro di avere una mente che sappia andare oltre il quotidiano».

L'impatto della crisi sulla comunità

Il primo lustro dell’amministrazione Rinuncini e della sua giunta è stato segnato, inevitabilmente, anche dalla crisi economica che ha colpito le famiglie, il mondo associativo e quello imprenditoriale.
Gli investimenti pubblici sono stati bloccati e i divari sociali si sono acuiti. La comunità, però, ha trovato energie che forse altrimenti non sarebbero emerse, ha iniziato a fare rete e l’amministrazione ha valorizzato queste specificità: il sindaco uscente ricorda alcuni progetti realizzati insieme da associazioni e assistenti sociali, per andare incontro non tanto alle persone già seguite dalle istituzioni ma per sostenere proprio chi ha sofferto e soffre tuttora a causa di una separazione o per la mancanza di lavoro. Tutte situazioni i cui effetti si riverberano poi sull'intero nucleo familiare, a cominciare dai figli.

«Non verrò ricordato per le opere pubbliche – confida il sindaco Rinuncini –  ma spero di aver valorizzato il senso di comunità in un paese alle porte di Padova che rischia di essere attratto dalla grande città, impoverendo fatalmente il tessuto locale. Sotto molti aspetti e ambiti abbiamo giocato di squadra assieme alle parrocchie, le scuole e le società sportive, dall’integrazione dei ragazzi figli di genitori stranieri ai progetti sociali. E questa impostazione è stata vincente».

Tempo di bilanci dopo otto anni

Rinuncini è pronto a sfilarsi la fascia dal petto, guarda in avanti e assicura il prossimo primo cittadino sullo stato di salute di Ponte San Nicolò: un comune sano, senza debiti e con tutti gli edifici pubblici a norma; un piano, frutto anche dei suoi predecessori, che si augura non venga stravolto con la conclusione dei grandi impegni presi a carico e già appaltati come lo spostamento della biblioteca all’interno della restaurata villa Crescente, patrimonio culturale della zona.
Con la convinzione che al di là dei colori politici, dei tweet semi-istituzionali dei capi di governo, ciascuna amministrazione deve anteporre agli aspetti politici il benessere del cittadino e del territorio: «Solo un cittadino che è distante dalla comunità locale e non realmente interessato al territorio può essere trascinato e invogliato dalla politica nazionale, ma chi vive e anima la città guarda la persona a prescindere dai partiti. Molti vengono agli incontri per ascoltare, leggono le liste, c’è voglia di  partecipare. E questo è comunque un buon segno».

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