Famiglia. Affidare di più, affidare meglio: per una nuova cultura

Incontro organizzato dal Tavolo nazionale, che ha riunito istituzioni, operatori e giornalisti per invocare un “nuovo passo” sul diritto del bambino di cresce in famiglia: “Non è una punizione, ma accompagnamento al rientro”. Bonetti: “Piano infanzia contiene una nuova cultura”. Garlatti: “Solo un quinto di allontanamenti consensuali”

Famiglia. Affidare di più, affidare meglio: per una nuova cultura

E' uno strumento fondamentale e prezioso, ma spesso “raccontato male” e demonizzato: è l'affidamento familiare, introdotto come norma quasi 40 anni fa, con la legge 185 del 4 maggio 1982, per riconoscere e sostenere il diritto del minore di vivere e crescere in famiglia, preferibilmente la propria ma, quando questo non sia possibile, in una famiglia che lo accolga temporaneamente. Proprio in occasione del 39° anniversario di questa legge, il Tavolo nazionale affidi ha riunito, per un incontro e un confronto online, rappresentatati delle istituzioni, dei servizi sociali e dell'informazione. Al centro, la richiesta – dal forte valore culturale e simbolico – di istituire la Giornata nazionale dell'affido familiare, proprio il 4 maggio. La mattinata è stata però sopratutto l'occasione per fare il punto della situazione, condividendo storie ed esperienze – tramite le testimonianze di figli “affidati”, genitori “affidanti” e famiglie accoglienti – ed evidenziando criticità e piste di lavoro.

“L'affidamento familiare è raccontato spesso nel peggiore dei modi – ha detto inizialmente Gianmario Gazzi, presidente dell'Ordine degli assistenti sociali - come se una decisione presa 'ai danni di qualcuno': si tratta invece di un atto d'amore, compiuto dalle famiglie per le famiglie, nell'interesse dei bambini, accompagnato dai servizi sociali”.

Un “atto d'amore” raccontato esemplarmente da Mara, mamma “affidante” di una bambina nato con grave encefalopatia che oggi ha quasi 11 anni e “un sorriso bellissimo”. Per ottenere quel sorriso, però, è stato necessario per Mara “chiedere aiuto, perché ho capito che non ce la potevo fare : una notte sul balcone guardavo di sotto, con lei in braccio. Chiedere aiuto è stato il grande passo: l'affido è stata una bomba familiare, difficile ma importantissimo. Il legame che abbiamo creato per crescere questa bambina le ha permesso di affrontare tutte le difficoltà che la sua condizione comporta. Ciascuno di noi mette il proprio pezzettino a disposizione. Il distacco è un gesto d'amore, saper amare vuol dire anche essere coraggiosi”.

E' uno “sguardo rinnovato” sull'affido, questo suggerito dalla storia di Mara e di sua figlia: sguardo che è presente “nel Piano infanzia e adolescenza che stiamo concludendo – ha detto la ministra Bonetti –E' necessario però che le politiche pubbliche siano integrate con i servizi di comunità – ha sottolineato - anche con approcci territoriali integrati che favoriscano quegli interventi di prossimità che cambiano la possibilità di futuro e di speranza per i minori. Occorre una revisione complessiva di tutto l'impianto e delle linee guida – ha detto ancora – così come è necessario un sostegno attraverso l'investimento in infrastrutture sociali, previsto nel Pnrr”.

Carla Garlatti, Garante nazionale infanzia e adolescenza, ha sottolineato il “valore dell'affido familiare, che ho verificato anche con la mia precedente esperienza di presidente di un tribunale dei minorenni. Il minore ha diritto di vivere nella sua famiglia – ha ricordato - ma anche di essere allontanato da questa, quando il permanere in essa sia contrario al suo superiore interesse, che deve essere il faro in ogni decisione. Deve essere fatto tutto il possibile perché resti nella sua famiglia – ha ribadito - ma ci sono casi in cui la famiglia è multiproblematica, quindi il minore ha il diritto di essere allontanato. Solo una minoranza di allontanamenti, circa un quinto secondo il ministero della Giustizia, avviene su base volontaria – ha riferito – mentre la maggior parte di questi viene stabilita dai tribunali. La famiglia che riceve, lo ricordiamo, ha il compito di aiutare il minore a reinserirsi nella famiglia d'origine, che a sua volta, essendo problematica, deve essere sostenuta e aiutata a superare le proprie difficoltà”.

Altro elemento fondamentale, sottolineato in occasione dell'incontro, è il ruolo della rete e associazionismo delle famiglie affidatarie, evidenziato anche dal racconto di Alessandra e Gabriele, genitori cinque figli e genitori affidatari “di circa 13 bimbi, dal 2011 a oggi. Non si può fare affidamento da soli, è necessaria la rete”, hanno assicurato.

Chiara Ludovisi

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)