Giovani, Vangelo, lavoro. Decolla il Policoro

Nei vicariati di Agna e Conselve è partito nel mese di gennaio il Progetto Policoro. Caritas, Pastorale dei Giovani e Pastorale Sociale e del Lavoro insieme per aiutare i giovani a creare lavoro e impresa valorizzando le ricchezze - "i giacimenti di petrolio" - del territorio.

Giovani, Vangelo, lavoro. Decolla il Policoro

Il Progetto Policoro è uno dei tesori “nascosti” della chiesa italiana, che a partire dal convegno ecclesiale nazionale di Palermo, nel 1995, ha dimostrato sul campo i frutti della dottrina sociale della chiesa “applicata”. Ideato da don Mario Operti lungo le tre direttrici “Giovani, Vangelo, lavoro”, il Progetto Policoro ha come primo obiettivo aiutare i giovani, occupati e sottoccupati, non soltanto a trovare lavoro, ma a crearlo, e a crearlo nel proprio territorio d’origine. Lo schema è lo stesso ovunque: c’è un giovane “animatore di comunità” che per tre anni segue e orienta chi vi si rivolge, lavorando in strettissima sinergia con la Caritas, l’Ufficio per la pastorale sociale e del lavoro e la Pastorale giovanile della sua diocesi. In oltre vent’anni di storia, il Progetto Policoro ha generato in tredici regioni del Sud e del Centro Italia migliaia di “gesti concreti”: aziende, cooperative, professionisti ben radicati che si sono immersi nel tessuto delle imprese animati dal coraggio e dall’entusiasmo di migliaia di giovani.

Al Nord il Progetto non aveva mai attecchito per molte ragioni, prima fra tutte la condizione occupazionale dei giovani, mai così drammatica come al Sud. Negli ultimi anni, però, la crisi economica ha messo in luce tutte le fragilità di molti territori e c’è chi ha pensato al Policoro come generatore di processi virtuosi che vedano protagoniste le nuove generazioni.

In diocesi di Padova il Progetto Policoro nasce nei vicariati di Agna e Conselve. ed è la seconda esperienza nel Nordest dopo quella di Gorizia. «Viste le grandi dimensioni della nostra diocesi – spiega il parroco moderatore dell’unità pastorale di Candiana don Leopoldo Zanon – si è pensato che per dare concretezza a Policoro servisse un ambiente più localizzato. La zona dei vicariati di Agna e Conselve è stata scelta anche perché, secondo il redditometro provinciale, è tra le più povere. Qui i giovani vivono una situazione di crisi lavorativa e di fuga, anche all’estero, molto maggiore rispetto ai comuni che si trovano a nord di Padova. Con Policoro vogliamo dare prospettiva e creatività al mondo del lavoro e valorizzare il nostro territorio. Siamo seduti su dei “giacimenti di petrolio”: penso alla storia culturale, alle ville venete come Villa Garzoni di Candiana, ai resti della via Annia risalente alla Roma antica, alla ricchezza culturale dei prodotti locali dell’agricoltura e della trasformazione degli alimenti».

La sfida vera non è l’introduzione di una “novità esterna” come il Policoro, ma la valorizzazione, attraverso di essa, di un passato “pesante” sotto tutti i punti di vista: «Abbiamo alle spalle una storia di cristianesimo molto “forte”, legato all’evangelizzazione benedettina del nostro territorio. Il legame è ancora molto saldo, c’è molta gratitudine per ciò che abbiamo. Chi ci ha preceduto ci ha lasciato molti tesori in edifici e in beni artistici, tra questi c’è il Duomo di Candiana. Perché non trasmetterli e non consegnare questi tesori a chi verrà dopo di noi, anche come volano di crescita economica?».

Il progetto è ormai in cantiere da un anno e mezzo: sono coinvolti gli uffici diocesani e un team di laici ben affiatato, con la collaborazione dei gruppi giovani vicariali: tra loro il direttore di banca Nicola Benvenuti, l’architetto Maria Caramel, grande conoscitrice del territorio, Beniamino Benetazzo, con un passato nella ragioneria dei comuni ed Eufemia Buson, catechista e contabile. «Ci siamo detti: proviamo! La prima fatica – racconta don Leopoldo – è stata quella di individuare un giovane che facesse da animatore di comunità. Viene richiesto un lavoro di ben tre anni, e tra Erasmus e prospettive di mobilità, in pochi riescono a prendersi questo impegno, che richiede prima di tutto di lavorare in gruppo, secondo lo stile di Gesù che sa creare nuove reti con e attraverso i suoi discepoli».

La prima animatrice di comunità sarà la ventiduenne Letizia Gaudio di Fossaragna: «Quello che vogliamo fare con questo progetto – racconta Letizia – è trovare percorsi per accompagnare i ragazzi alla creazione di impresa. Se ci sono giovani con idee imprenditoriali, ma non ancora capaci di portarle avanti da soli, l’équipe è qui per aiutarli a farlo». A partire dal novembre 2016 e per tutto il 2017 Letizia ha frequentato il corso di formazione del Progetto Policoro: diversi incontri in Emilia Romagna e alcuni webinar online: «Ci hanno spiegato come accompagnare un ragazzo in cerca di occupazione, come si scrive un curriculum, come si anima un’iniziativa o si progetta un evento. Abbiamo però anche approfondito i temi della dottrina sociale della Chiesa, in particolare quelle parole, "giovani, Vangelo e lavoro” che contraddistinguono il dna del Policoro».

Anche Letizia ha preso parte al camposcuola giovani dell’Azione cattolica della Bassa che nell’agosto scorso ha visitato la Sicilia per vedere, sul campo, che cosa ha realizzato il Policoro: «Molti ragazzi si sono appassionati nel toccare con mano le potenzialità del Policoro, che cosa è stato in grado di trasformare e di creare. È importante sempre che ci sia un’identità, fatta dai giovani e dagli adulti che si mettono insieme e sanno fare squadra».

Letizia sa di non essere da sola: «C’è un équipe nel territorio, tanti adulti e tanti ragazzi molto radicati nel territorio e in grado di capirne le potenzialità. Un altro grande aiuto viene da suor Francesca Fiorese, direttrice dell’Ufficio di pastorale sociale e del lavoro e mia tutor diocesana». Prima o poi si arriverà a toccare con mano i risultati, “i gesti concreti”, che scaturiranno da questa esperienza. Ma c’è tempo. «Siamo appena partiti – ammette Letizia – siamo consapevoli che sarà un percorso molto lungo, ma abbiamo tantissima fiducia. Nel mese di gennaio abbiamo cominciato a parlare apertamente del progetto, e sempre di più la gente si appassiona, soprattutto perché è legato alle potenzialità dei nostri territori, a ciò che già abbiamo».

Maria Caramel: « La priorità? Andare avanti insieme»

«È importante che questo progetto si faccia assieme, coinvolgendo tante persone diverse, tante realtà diverse. Se ciascuno sarà in grado di mettere la sua disponibilità, le sue conoscenze, le sue capacità e anche la sua fede avremo degli ottimi risultati». Maria Caramel è un architetto che conosce profondamente il tessuto sociale, paesaggistico e urbanistico della Bassa padovana. Anche lei si è messa in gioco all’interno del Progetto Policoro, nell’équipe che affianca i giovani nel valutare le intuizioni perché diventino “gesti concreti”.

«La cosa più importante – commenta Caramel – è attivare nei ragazzi del territorio le possibilità di fare nuova impresa rimanendo qui, invece di emigrare all’estero: le generazioni dei nostri genitori che andavano a lavorare in Francia o in Belgio spesso facevano ritorno a casa. I ragazzi di oggi, invece, quando se ne vanno non tornano più e, di conseguenza, perdiamo per sempre le loro potenzialità».

Uno dei primi passi sarà la creazione di un vero e proprio marchio, un logo ben riconoscibile che sarà depositato in Camera di Commercio, per contraddistinguere le piccole e medie imprese legate ai ragazzi del Policoro. In un’etichetta i valori di un territorio: si partirà con il filone dell’agroalimentare e del turistico, per spingersi poi fino al mondo dell’artigianato. La priorità è come sempre “fare rete”: «Stiamo conoscendo aziende e persone bellissime: metterle in contatto tra di loro per dare un respiro più ampio al territorio è una delle potenzialità del Policoro». Tra i “collegamenti” ipotizzati c'è la creazione di un itinerario turistico che si interfacci con quello agroalimentare, anche all’insegna della riscoperta delle Ville storiche e della Romea Strata, antico percorso dei pellegrini che si congiunge, in Toscana, con la via Francigena. «Stiamo uscendo da una crisi decennale: speriamo che Policoro possa rappresentare l’inizio della rinascita di questa zona, che resta dal punto di vista prettamente logistico una delle più importanti della provincia».

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