I "Bones" dell'Università di Padova studiano san Teobaldo: il santo avrà un volto, ma si cerca anche la causa della morte

Ricerca dell’Ateneo per ricostruire il volto di San Teobaldo e per accertarne la provenienza geografica e la causa di morte tramite il DNA. Se nei campioni prelevati si dovesse trovare il Mycobacterium leprae, agente della lebbra, si dimostrerebbe la presenza in Europa di questa infezione almeno 100-150 anni prima della grande epidemia che colpì il continente

I "Bones" dell'Università di Padova studiano san Teobaldo: il santo avrà un volto, ma si cerca anche la causa della morte

Dopo Sant’Antonio nel 2014 e San Valentino nel 2018, ora anche San Teobaldo avrà un volto. L’urna che contiene i resti scheletrici del Santo, collocata nella chiesa di San Giovanni Battista a Badia Polesine in provincia di Rovigo, è stata riaperta oggi, mercoledì 26 giugno, e i primi rilievi sono stati condotti da un gruppo di studiosi dell’Università di Padova. La ricognizione del corpo di San Teobaldo è la decima nella storia e la seconda condotta dall’Ateneo, dopo quella del 1972 guidata dall’antropologo Cleto Corrain. Lo studio, oltre a dare una fisionomia al Santo che morì di lebbra nel 1066, potrebbe contribuire anche a fornire nuove informazioni sulla diffusione della malattia in Europa.

«I resti di San Teobaldo sono molto interessanti dal punto di vista scientifico, perché sono associabili a una corposa serie di notizie storiche sulla vita e sulle vicende delle sue spoglie – sottolinea Alberto Zanatta che fa parte del gruppo di lavoro con Nicola Carrara, Cinzia Scaggion, Monica Panetto, Gilberto Artioli dell’Università di Padova e Luca Bezzi di Arc-team s.r.l. –. Questa situazione è eccezionale, dato che molto spesso si lavora con resti umani privi di questo corredo di notizie. Dal punto di vista antropologico, le ossa sono preziose perché le cronache non menzionano mai la sepoltura e quindi esse non dovrebbero essere andate incontro ai processi degenerativi che avvengono naturalmente durante la deposizione a terra. Ci attendiamo ossa in ottimo stato di conservazione e ben leggibili».

«È proprio questo elemento – aggiunge Nicola Carrara, coordinatore del gruppo – a permetterci di essere ottimisti anche sulla qualità del DNA che andremo a estrarre: esso ci aiuterà a inquadrare l’area di provenienza del Santo e a verificare la presenza o assenza genetica del Mycobacterium leprae, agente della lebbra. Le cronache riportano infatti che San Teobaldo morì nel 1066 a causa di questa malattia: se così fosse, avremo un dato scientifico che mostrerebbe la presenza in Europa di questa infezione almeno 100-150 anni prima della grande epidemia che colpì il continente nel XII-XIV secolo».

Durante le indagini odierne gli studiosi hanno prelevato dai resti scheletrici di San Teobaldo micro-campioni di polvere d’osso per l’analisi genetica, hanno condotto uno studio antropologico dei resti per la determinazione del sesso, dell’età di morte e di eventuali anomalie e patologie e hanno effettuato un rilievo 3D delle reliquie tramite tecniche di Structure from motion e Multiple-View Stereovision.

Ora le ricerche continueranno all’Università di Padova: è previsto lo studio del DNA per definire il tipo etnico e la presenza di eventuali agenti patogeni, la ricostruzione facciale forense con tecniche digitali e la preparazione di un video 3D del viso ricostruito.

Lo studio è stato fortemente voluto dalla comunità ecclesiastica e locale: le indagini sono finanziate da Lions Club Badia Adige Po, CRAB-Circolo Ricreativo Anziani Badia, Società Operaia, Associazione Inter Club, Associazione Arma Aeronautica, Associazione Amici di San Teobaldo, Proloco, Centro Turistico Giovanile e dalla comunità di Sossano (VI).

L’idea di ricostruire il volto di San Teobaldo di Provins sorse lo scorso anno nell’ambito delle Giornate di Studio Teobaldiane del 2018 (XII edizione), tenutesi a Saint Thibault des Vignes, in Francia. Ogni anno si ritrovano studiosi francesi e italiani per aggiornarsi sulle continue scoperte intorno alla figura e al culto del Santo, di origine francese. Il gruppo, di cui fanno parte Alberto Cogo di Sossano in provincia di Vicenza e Giorgio Soffiantini di Badia Polesine, e che da anni promuove studi e iniziative per la valorizzazione della figura del Santo, lo scorso anno lanciò la proposta di eseguire la ricostruzione facciale di San Teobaldo e la soluzione venne trovata in Italia, a Padova.

LO STUDIO

Le operazioni previste dal gruppo di ricercatori dell’Università di Padova sono:

-       Apertura dell’urna in legno, alla presenza della Commissione nominata dal Vescovo Pierantonio Pavanello

-       Prelievo di micro-campioni di polvere d’osso per l’analisi genetica

-       Studio antropologico dei resti scheletrici per la determinazione del sesso, età di morte, eventuali anomalie e patologie

-       Rilievo 3D delle reliquie tramite tecniche di SfM (Structure from motion) e MVS (Multiple-View

             Stereovision) 
Le fasi successine che si svolgeranno a Padova prevedono:

-       Elaborazione dei dati (processamento delle nuvole di punti 3D, unione, restituzione dei valori metrici, pulizia delle nuvole, mesh-editing e texturing) 

-       Elaborazione della ricostruzione facciale forense con tecniche digitali (piazzamento degli indicatori dei tessuti molli in base allo studio antropologico secondo il metodo Manchester Wilkinson,

-       Ricostruzione del profilo con metodo Lebetinskaya, modellazione della muscolatura, modellazione della pelle, preparazione del modello base glabro; calibrazione con le fonti a disposizione, mediche antropologiche, archeologiche storiche) 

-       Preparazione di un'immagine ad alta definizione 

-       Preparazione di un video 3D del viso ricostruito

-       Studio del DNA per definire il tipo etnico e la presenza eventuali agenti patogeni

SAN TEOBALDO

Teobaldo nasce nel 1033 a Provins, in Francia, da nobile famiglia. La sua storia si colloca circa duecento anni prima di San Francesco e di Sant’Antonio. Teobaldo, come Francesco d’Assisi, abbandonò agi e ricchezze per dedicarsi ai poveri e iniziò peregrinando per l’Europa fino a quando giunse in Italia, a Roma, per visitare i luoghi della cristianità. Dopo quella importante esperienza maturò un nuovo disegno: recarsi in Terra Santa. Per questo si incamminò verso Venezia dove contava di imbarcarsi ma, assalito dai briganti, si rifugiò in una boscaglia nei pressi di Sossano, nel vicentino, dove rimase fino alla fine dei sui giorni. Fondò una comunità di confratelli seguendo la regola camaldolese. Anche la madre abbandonò tutto per unirsi a loro. Morì nel 1066, a soli 33 anni, e subito il suo corpo venne portato in cattedrale a Vicenza. La canonizzazione, avvenne dopo appena sette anni dalla morte, ad opera di Papa Alessandro II. Nel 1074, il suo corpo venne spostato presso l’Abbazia della Vangadizza di Badia Polesine. Dopo l’arrivo di Napoleone in Italia, le reliquie vennero trasferite nella chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista di Badia Polesine e da allora sono custodite nell’urna in marmo di Carrara posta nell’altare a lui dedicato.

I PROMOTORI

L’idea sorse nell’ambito delle Giornate di Sudio Teobaldiane del 2018 (XII edizione), tenutesi a Saint Thibault des Vignes, in Francia. Ogni anno si ritrovano studiosi francesi e italiani per aggiornarsi sulle continue scoperte e riscontri relativi alla figura e al culto del Santo, di origine francese, Teobaldo di Provins. Quest’anno le giornate di studio si svolgono a Badia Polesine dal 29 giugno al 1° luglio. Il gruppo di studio, di cui fanno parte Giorgio Soffiantini di Badia Polesine e Alberto Cogo di Sossano, lo scorso anno lanciò la proposta e la soluzione venne trovata in Italia.  
Nel 2014 infatti una équipe di ricercatori dell’Università di Padova aveva realizzato la ricostruzione del volto di San Antonio da Padova e, per la notorietà del Santo padovano, la notizia fece il giro del mondo.
La Parrocchia di San Giovanni Battista di Badia Polesine, nella persona del parroco don Alex Miglioli, decise quindi di portare a compimento la realizzazione di questo progetto e a tal fine sono stati contattati gli studiosi di Padova che dopo un’analisi di fattibilità e un sopralluogo a Badia Polesine hanno accettato con interesse. 
Mercoledì 26 giugno, alla presenza di una commissione canonica appositamente costituita dal Vescovo Pierantonio Pavanello, è stata aperta l’urna del Santo posta sull’altare a lui dedicato in chiesa a Badia Polesine. Riaperta la cassa che contiene le reliquie si è proceduto all’ispezione delle stesse (la decima della storia dal 1066, anno della morte) e all’esecuzione di tutti i rilievi opportuni che saranno utilizzati per la ricostruzione facciale. 

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Fonte: Sir