I come Informazione. L'informazione è a flusso continuo nei tempi del Covid-19, ma dopo cosa resterà?

C’è una soluzione di continuità che si può creare fra il generico flusso mediatico spalmato sulle ventiquattr’ore e la fruizione più squisitamente informativa?

Senza un’informazione basata sui fatti e non manipolata,
la libertà d’opinione diventa una beffa crudele.
Hannah Arendt

I come Informazione. L'informazione è a flusso continuo nei tempi del Covid-19, ma dopo cosa resterà?

I come informazione. Nell’era dei Big Data, e dell’Internet delle cose la parola “informazione” assume un aspetto quasi inquietante tante sono le dimensioni che comprende. Informazione è tutto ciò che passa attraverso i nostri device informatici (smartphone tablet e pc), riguarda la Rete, che ormai entra a far parte delle nelle nostre case nel momento stesso in cui l’abitiamo come l’elettricità e l’acqua corrente. Sono informazioni quelle che incamerano i robot domestici che ci facilitano (e talvolta controllano) la vita in tante faccende come l’aspirapolvere, il forno a microonde o lo stereo; informazioni sono altrettanto quelle che ci vengono chieste e che ognuno di noi “concede” ad Internet nel momento in cui crea un account, naviga su un qualunque social media o consulta documenti per i quali è necessario registrarsi. Se questo è il tessuto informatico (appunto) in cui viviamo c’è una parte di questa trama che più specificamente chiamiamo informazione, ovvero quella che attiene alla nostra volontà di informarci, di cercare e fare nostre notizie di qualunque genere e da qualunque fonte.

Oggi i mass media privilegiano il canale audiovisivo e noi siamo abituati a “vedere” la notizia sotto forma di immagini fisse o in movimento: che sia un articolo di giornale, una fotografia, un video, un grafico, accediamo all’informazione in questo modo avvolgente. Anche le trasmissioni radiofoniche producono spesso delle dirette streaming che fanno entrare visivamente negli studi di registrazione. Possiamo sfogliare il quotidiano dal nostro telefonino, guardare un servizio del telegiornale, così come ricevere qualunque tipo di informazione. I nostri figli, nativi digitali, non si meravigliano quanto noi della cosa: sono immersi in uno streaming continuo e fruiscono di contenuti in rete molto più di quanto sia ormai il loro uso della televisione tradizionale. Sono come dei surfisti che giocano con le onde del mare magnum a loro disposizione passando da un intrattenimento, ad un gioco, ad un video musicale, a una gag, toccando terra, cioè facendo esperienze reali e non virtuali, per un numero di ore quasi pari o inferiore. In queste settimane e mesi in cui anche la didattica è a distanza, davvero la maggior parte della giornata dei nostri ragazzi è davanti ad un monitor con conseguenze che nel tempo dovremo in qualche modo valutare. Ma c’è, quindi, una soluzione di continuità che si può creare fra il generico flusso mediatico spalmato sulle ventiquattr’ore e la fruizione più squisitamente informativa? Reggerà l’urto del tempo il rito di leggere, e magari anche sfogliare fisicamente un quotidiano? Magari, dopo averne conosciuti alcuni, sceglierne uno come preferito, il giornale d’opinione, in cui la linea editoriale risponde alla propria visione del mondo? Sarebbe bello che fosse così e sarebbe anche auspicabile che i ragazzi imparino la fatica del cercare, di confrontare le notizie, di vagliare le fonti, di non accontentarsi di un generico mainstream di verità confezionate da altri a buon mercato. Oggi raramente un quotidiano entra fisicamente nelle case delle famiglie.

I giornali si leggono – se si leggono – on line e lo fanno per lo più gli adulti in modo fugace e saltuario… restano i tg, in particolare quelli della sera. Una finestra sul mondo, certo già molto filtrata ed elaborata che, però, mantiene una sua rispettabilità e che anche i figli accettano come fonte informativa che merita la precedenza su tutti gli altri programmi. Il telegiornale i più piccoli lo devono necessariamente vedere in compagnia degli adulti per assorbire e metabolizzare impatti con realtà spesso molto crude; ma con i ragazzi più grandi può essere una fruizione condivisa e istruttiva che alimenta, con i suoi argomenti, confronti fra generazioni e talvolta anche le preghiere davanti alla tavola. “Viaggiare informati” nell’intricatissimo mondo delle notizie è diventato quanto mai difficile e importante; avere a cuore una pedagogia dell’informazione ancora più vitale perché le generazioni in formazione maturino l’autonomia di giudizio indispensabile per avere opinioni solide e fare scelte responsabili. In questo tempo in cui farsi un’idea sembra così facile e invece è così difficile, dedichiamo del tempo ad imparare ad informarci e sarà sicuramente tempo speso bene.

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Fonte: Sir