Il carcere minorile di Bologna aumenta la capienza. Il garante: “Temiamo involuzione”

La preoccupazione del garante del Comune di Bologna per la prossima apertura di un nuovo piano detentivo. Da qui alla fine dell’anno la capienza passerà da 22 a 36: “Aumenteranno anche gli organici? Rischio che vengano meno gli attuali standard qualitativi che hanno portato risultati concreti”

Il carcere minorile di Bologna aumenta la capienza. Il garante: “Temiamo involuzione”

Aprire il secondo piano dell’Istituto penale per i minorenni di Bologna per aumentare la capienza e portarla da quella attuale di 22 a quella di 36 ragazzi detenuti attraverso una graduale pianificazione temporale a partire dall’inizio di ottobre (capienza massima 24 ragazzi) sino al 1° gennaio 2022 (36 ragazzi). Una scelta che ha visto l’immediata reazione di Antonio Ianniello, garante comunale dei detenuti che, in una nota inviata alle istituzioni competenti, ha espresso “alcuni profili di preoccupazione”.

La prima considerazione riguarda il contesto detentivo “che già si caratterizza per le croniche inadeguatezze strutturali degli ambienti – spiega Ianniello –, trattandosi di un edificio storico riadattato per l’uso carcerario, che si ripercuotono anche sulle condizioni di vita dei ragazzi”. I corridoi a ridosso delle camere sono particolarmente stretti, tanto da “rendere difficilmente operativo il regime detentivo aperto quando i ragazzi non sono impegnati nelle attività e restano nelle celle. Questa considerazione, già rilevante oggi con la capienza a 22, potrà essere ovviamente estesa anche al secondo piano detentivo una volta aperto. Di conseguenza, il profilo di criticità risulterà amplificato”.

La seconda considerazione, invece, riguarda l’eventualità che al progressivo ampliamento della capienza non corrisponda un adeguamento dell’organico, tanto dell’area educativa quanto della polizia penitenziaria. “Il timore è che, senza un adeguato rafforzamento degli organici in servizio, possa configurarsi un grave impatto sugli equilibri organizzativi. Potrebbe materializzarsi un significativo disagio lavorativo per le varie professionalità penitenziarie, anche con il rischio concreto di ricadute negative sulle complessive condizioni di detenzione dei ragazzi, con eventuale collegato aumento del clima di tensione”. La preoccupazione è che la stessa organizzazione dell’offerta di attività trattamentali – scolastiche, formative, culturali, ricreative e sportive – “attualmente congrua rispetto al numero dei ragazzi presenti e all’organico del personale”, possa subire contraccolpi. “Lo scenario che, per questa via, potrebbe profilarsi sarebbe in controtendenza rispetto a quanto ha caratterizzato il locale istituto penale minorile”.

Come sottolinea Ianniello, in questi anni sono stati conseguiti importanti risultati: dal conseguimento del diploma da parte di alcuni ragazzi, anche durante l'emergenza sanitaria, all’iscrizione di alcuni di loro all’università, “tutti indicatori che possono essere letti come importanti risultati ottenuti anche da parte di tutto lo staff e grazie al rapporto equilibrato che si è instaurato fra le varie aree. Allo stato attuale sembrano esserci le condizioni affinché il progetto educativo personalizzato possa esplicarsi nella sua pienezza, tracciando percorsi orientati alla responsabilizzazione, all’educazione e al pieno sviluppo psico-fisico anche – e soprattutto – per una preparazione adeguata alla vita libera”. E porta come esempio l’esperienza dell’osteria formativa all’interno del carcere che, prima della pandemia, aveva aperto le porte alla città: “La sensazione era e rimane che questa grande opportunità per i ragazzi possa anche diventare patrimonio della città di Bologna”.

Considerate le premesse, “la preoccupazione è che, portando la capienza a 36 ragazzi, possa alterarsi quel delicato equilibrio organizzativo grazie al quale si sono raggiunti i risultati accennati. Nel caso di mancanza di congrui interventi di adeguamento degli organici, il rischio è che vengano meno le condizioni essenziali per mantenere l’attuale standard qualitativo delle condizioni di vita e degli interventi educativi, lasciando spazio a una deriva involutiva in cui i contenuti di mera detenzione e/o di mero contenimento dei ragazzi possano prendere il sopravvento”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)