Il lenzuolo strappato. Vandalizzato lenzuolo appeso dalle suore per protestare contro l'espulsione di tre ragazzine

In un tempo in cui siamo abituati alle parole urlate e dove si fa a gara a chi alza di più la voce, quelle parole così silenziose, scritte con meticolosa precisione sulla stoffa, hanno fatto rumore.

Il lenzuolo strappato. Vandalizzato lenzuolo appeso dalle suore per protestare contro l'espulsione di tre ragazzine

Una striscia di stoffa. Poco più che una fettuccia. È quanto rimane del lenzuolo-manifesto che le suore terziarie di Hall avevano appeso a fine gennaio alle finestre del loro convento nella Unterer Stadtplatz, una delle vie più trafficate della cittadina austriaca.

“Ich kann und will nicht glauben… Non posso e non voglio credere che viviamo in un Paese dove questo è davvero necessario”. Le parole con cui il presidente austriaco Alexander Van der Bellen aveva criticato in un videomessaggio l’espulsione di tre minorenni nate e cresciute in Austria, ma ritenute “clandestine” perché figlie di genitori a cui non era stato concesso il permesso di soggiorno, erano state scelte dalle suore per protestare contro l’interpretazione miope delle leggi e per fermare la deportazione di bambini e ragazzi nati e cresciuti in territorio austriaco. L’iniziativa non è passata inosservata, neppure sui social, diffondendosi in pochi giorni a macchia d’olio in tutto il Paese. E la cosa ha dato fastidio.

In un tempo in cui siamo abituati alle parole urlate e dove si fa a gara a chi alza di più la voce, quelle parole così silenziose, scritte con meticolosa precisione sulla stoffa – quasi si fosse usato l’inchiostro come uno scalpello per incidere una lastra di marmo –, hanno fatto rumore. Tanto rumore.

“Il nostro lenzuolo-manifesto ha dato molto fastidio a qualcuno – ha scritto lunedì scorso (2 marzo) sulla sua pagina Fb sr. Notburga Maringele, la suora terziaria che ha promosso l’iniziativa –. Domenica mattina, quando sono tornata dopo aver pernottato a Innsbruck, era sul marciapiede. Qualcuno lo ha strappato, è rimasta solo una sottile striscia di stoffa”.

Nelle parole di sr. Notburga c’è amarezza per quel gesto, ma non c’è rabbia. Tra le righe del post non si respira la voglia di sollevare polemiche. Al contrario ci si trova di fronte alla stessa solida mitezza che ha intriso le lettere scritte a mano sul lenzuolo. “Lui o lei deve aver usato parecchia forza, questa non è una stoffa che si strappa facilmente”, scrive sr. Notburga.

Le terziarie hanno deciso che non faranno un altro lenzuolo e non aggiusteranno quello strappato.

Un gesto di resa di fronte alla rabbia di chi, infastidito da quelle parole, le ha strappate e gettate a terra per non lasciarsi più interrogare da loro? A rispondere è la stessa sr. Maringele. “Dal momento che il manifesto ha fatto il suo lavoro, soprattutto su internet, non lo riappenderemo – scrive – La Haus der Geschichte Österreich (Casa della storia austriaca), che è inserita nella Biblioteca nazionale austriaca, ci ha contattate. Desiderano ricevere il lenzuolo come donazione. E così inizierà il suo viaggio verso Vienna”.

E così, quel pezzo di stoffa, che un mese fa è stato tolto al calore di un letto, dove per tanto tempo ha svolto diligentemente quello che era il suo “compito” di lenzuolo, è stato colorato e appeso all’esterno, esposto al freddo e alle intemperie dell’inverno austriaco e alla fine è stato strappato e gettato a terra dalla rabbia di chi si sentiva toccato nel vivo dal messaggio che gli era stato affidato, ora da Hall partirà alla volta di Vienna, dove continuerà a portare il suo messaggio, alle generazioni presenti così come a quelle future.

Dalla periferia alla capitale. Quelle parole, “scolpite” sulla stoffa per sottolineare quanta miopia a volte ci sia nell’applicare la legge, risuoneranno ora paradossalmente nella stessa città dove hanno sede le istituzioni in cui vengono decise le leggi e dove si sancisce, ai massimi livelli, come queste debbano essere applicate.

Prendendo in prestito le parole di papa Francesco, quello che ci offrono le suore terziarie di Hall attraverso la storia del loro lenzuolo-manifesto, è un esempio di “una vita di obbedienza, testimonianza e concretezza”, senza cercare “compromessi mondani”.

Nella meditazione tenuta il 12 aprile 2018 nella cappella di Casa Santa Marta, il Papa ricordava che il cristiano è chiamato a una “vita di obbedienza”, “seguendo la strada di Gesù”. “Ci vuole l’obbedienza a Dio, non al mondo – disse in quell’occasione Francesco – perché il mondo risolve le cose con cose mondane, e la prima cosa mondana è il denaro”. Ma non solo. “Seconda caratteristica” del cristiano è la “testimonianza: io do testimonianza di Gesù”. “La testimonianza cristiana – ricordava il Papa – non conosce le vie di compromesso. Piuttosto conosce la pazienza di accompagnare le persone che non condividono il nostro modo di pensare, la nostra fede, di tollerare, di accompagnare, ma mai di vendere la verità”. Con la forza dell’”obbedienza” ecco allora “la testimonianza, che dà tanto fastidio”. Infine, la terza caratteristica evidenziata da papa Francesco: la concretezza. Gli apostoli “davano fastidio con la testimonianza perché avevano il coraggio di parlare delle cose concrete, non dicevano favole”.

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Fonte: Sir