Il medico dei poveri. Una vita dedicata a soccorrere i più bisognosi

A tutti i suoi pazienti, indistintamente, il dotto Mashaly regalava la medicina della speranza, ossia quella di curarsi senza dover essere costretto a scegliere se spendere i pochi soldi che hai per un medico o per mangiare.

 Il medico dei poveri. Una vita dedicata a soccorrere i più bisognosi

L’incontro, nel 1976, con un ragazzino di 10 anni gli aveva radicalmente cambiato la vita. Era arrivato nel suo studio insieme alla mamma. Stava molto male. Era diabetico. A lui, giovane medico 32enne, era subito parso chiaro che il bambino aveva urgente bisogno di un’iniezione di insulina. Ma in casa non c’erano i soldi. La mamma fu costretta a dire a malincuore al piccolo che se gli avesse comprato le medicine, i suoi fratelli non avrebbero potuto cenare.

Il ragazzino intese di essere di peso per la sua famiglia e quella stessa notte decise di darsi fuoco. La madre mi chiamò subito, ma quando arrivai era già troppo tardi. Il ragazzino è morto tra le mie braccia. Mentre stava morendo, mi disse che lo aveva fatto per permettere ai suoi fratelli di poter mangiare. Quello è stato il giorno in cui ho promesso a Dio di mettere le mie conoscenze e la mia vita al servizio dei poveri”.

Più volte, anche di fronte alle telecamere, il dottor Mohammed Abdel-Ghafar El Mashaly aveva raccontato il dramma vissuto quella notte, per spiegare la radicalità della sua scelta di vita. Una scelta a cui è rimasto fedele fino all’ultimo.

Mohammed Mashaly, conosciuto come “il medico dei poveri”, si è spento martedì 28 luglio a 76 anni per collasso cardiocircolatorio.

Ogni giorno, dalla mattina alla sera (spesso anche per più di 10-12 ore), una cinquantina di persone bussavano alla porta del suo ambulatorio privato a Tanta, città egiziana, capoluogo del Governatorato di Gharbiyya, che si trova nella regione del delta del Nilo, ad un centinaio di chilometri a nord del Cairo. Non importava se erano musulmani o cristiani, per il dottor Mashaly erano tutte persone bisognose di aiuto e di cure.

Per una visita chiedeva 5-10 sterline egiziane (vale a dire 30-60 centesimi di dollaro). Se qualcuno non poteva pagare, la visita era gratuita. Così come gratuiti erano gli eventuali esami clinici, i vaccini e le medicine che distribuiva a quanti non erano in grado di permetterseli.

A tutti i suoi pazienti, indistintamente, il dotto Mashaly regalava la medicina della speranza, ossia quella di curarsi senza dover essere costretto a scegliere se spendere i pochi soldi che hai per un medico o per mangiare. E con la speranza restituiva loro la dignità e il rispetto, fondamentali soprattutto per chi – a causa di povertà e indigenza – si trova a vivere ai margini della società.

Mashaly era nato nel 1944 a Beheira, nell’Egitto meridionale. Cresciuto in una famiglia povera, ha costruito la sua carriera dal nulla. Il padre era un insegnante. Era ancora un ragazzino quando la famiglia si trasferì a nord, nel Governatorato di Gharbiyya.

Nel 1967 si laurea in medicina all’Università del Cairo, specializzandosi in epidemiologia, medicina interna e pediatria. Nei primi anni dopo la laurea, lavora in diverse cliniche e centri sanitari affiliati al Ministero della Salute. Poi, nel 1975, apre la clinica privata di Tanta, che gestisce per oltre mezzo secolo. Da più parti gli viene proposto di trasferirsi in cliniche più grandi, in quartieri di lusso, ma lui rifiuta ogni volta, rimanendo fedele alla sua promessa.

La sua attività a favore di poveri e indigenti con il passare del tempo arriva all’attenzione anche di televisioni e giornali. Un programma televisivo gli propone una donazione di milioni di dollari. Lui non accetta. “Rifiuto le donazioni – ebbe modo di spiegare in quell’occasione – e consiglio di offrire i soldi ai poveri e ai bisognosi. Fate donazioni ai bambini senza casa o a quelli che non hanno un tetto. Chiunque voglia farmi delle donazioni, può donarle al Governatorato di Gharbiyya, in modo che possa destinare il denaro alle persone bisognose”.

Padre di tre figli – oggi ingegneri – Mashaly vestiva e viveva in modo assai umile. Un giorno, a una persona che glielo aveva fatto notare, aveva risposto: “Un meccanico di auto va nel suo negozio indossando un completo con giacca e cravatta?”.

Grande il cordoglio per la morte del dottor Mashaly. Su Twitter l’hashtag #Doctor_of_the_Poor (medico dei poveri) è diventato in poche ore di tendenza non solo in Egitto, ma anche nel mondo arabo. In tanti lo hanno voluto omaggiare postando immagini e vignette e ricordando la sua figura di medico professionista, la sua umanità e il suo altruismo.

Tra i messaggi di cordoglio, quello dell’emiro di Dubai, lo sceicco Mohammed bin Rashid al-Maktoum, che ha ricordato il dottor Mashaly come un uomo che “ha fatto sperare in qualcosa di unico”.

Nel rendergli omaggio, il Grande Imam di Al-Azhar, Ahmed Al-Tayyeb, lo ha descritto come un “simbolo dell’umanità”. “Sapeva che la vita umana è destinata a finire – ha affermato –. Così ha scelto di aiutare i poveri e bisognosi fino all’ultimo giorno della sua vita”.

Molte le persone che hanno accompagnato il dottor Mashally nel suo ultimo viaggio terreno verso la sua città natale, nel Governatorato di Beheira. Tra di loro c’erano anche tanti suoi pazienti.

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Fonte: Sir