Il vescovo Claudio ha incontrato gli ospiti all'istituto per anziani Santa Tecla di Este. Sacre briciole di vita

La mattinata del vescovo Claudio all'istituto per anziani Santa Tecla di Este nell'ambito della visita pastorale.  Un incontro commovente «in un luogo da cui si intuisce il cuore di tutta la città».

Il vescovo Claudio ha incontrato gli ospiti all'istituto per anziani Santa Tecla di Este. Sacre briciole di vita

Quando Maria Destro termina di parlare, nella sala convegni dell’istituto per anziani Santa Tecla di Este sono in molti ad avere gli occhi lucidi. Tra loco anche il vescovo Claudio, giunto qui nell'ambito della visita pastorale.

Maria è una dei 225 ospiti della struttura che dal 1843 incarna l’attenzione agli anziani (e prima anche ai neonati abbandonati e ai poveri) delle comunità cristiane estensi e sabato 4 maggio ha condiviso ciò che porta nel cuore in questi ultimi scampoli di vita.

«Non abbiamo più il vigore di un tempo, abbiamo bisogno di tutto – ha detto la signora Destro a nome di tutti gli ospiti – Ci scusiamo se a volte siamo impazienti, ma la malinconia ci assale, ci mancano i familiari». E poi, rivolta al vescovo: «La sentiamo come un padre, anche se lei è ben più giovane di noi. Grazie per essersi ricordato di noi».

Inizia così il racconto di questo periodo virtuoso per il Santa Tecla, dopo le grosse difficoltà di gestione di alcuni anni fa con clamorose proteste del personale. A portare l’affettuoso saluto degli operatori è stata Cristina Morato, che ha sottolineato la complessità di un lavoro costantemente accanto alla fragilità e alla sofferenza, ma anche all’originalità e alla vitalità dei più anziani. «Il nostro è un lavoro unico ed entusiasmante – ha aggiunto – sorretto da una scrupolosa formazione che ci permette di operare sempre secondo i valori etici». Idee sottolineate anche da Lorena Baldo, rappresentante del comitato dei familiari nato due anni fa «che ci ha permesso di comprendere il grande lavoro necessario alla qualità nell’accoglienza. Oggi, grazie alla fondazione, anche noi siamo parte attiva della vita dell’istituto».

Quando prende la parola, il vescovo sembra alla Gmg: «Ho desiderato da lungo tempo venirvi a trovare e oggi voglio invitarvi a correre – ha detto agli anziani non più autosufficienti, che si guardavano con occhi stupiti – Sì, come Giovanni e Pietro che, avvertiti dalle donne, corrono a più non posso verso il Sepolcro vuoto. Giovanni, più giovane, arriva prima, ma il vecchio Pietro non si tira indietro. Ebbene, arrivando qui pensavo che voi siete le “briciole” della nostra società, rappresentate gli ultimi brandelli di vita. Briciole sacre come quelle che il prete raccoglie durante l’eucaristia, dopo la comunione. Ecco, anche voi siete chiamati alla corsa, una corsa spirituale: adesso che il tempo si restringe, chissà quante relazioni da riprendere, quanti perdoni da dare, quanti “grazie” da pronunciare. Questo ultimo tratto della vita è il momento giusto per accelerare nelle relazioni».

Dopo l’incontro allargato, don Claudio parte per il breve viaggio lungo le scale, i corridoi, le stanze, le sale da pranzo, per incontrare chi non ha potuto lasciare il proprio piano di degenza. Con lui, oltre al presidente della Fondazione Santa Tecla Matteo Segafredo, anche il direttore Francesco Facci e la direttrice dei servizi sociali dell’Ulss 6 Euganea Daniela Carraro. I sorrisi meravigliati degli ospiti, le richieste di benedizione, gli operatori che si fermano per un Padre nostro mentre servono il cibo. C’è chi si scuote dal sopore dell’età o della malattia, e per un attimo coglie con lucida emozione le filettature della talare del successore degli apostoli.

«Cari ospiti, voi siete al centro dei nostri pensieri e del nostro lavoro», aveva detto, aprendo la mattinata, lo stesso Matteo Segafredo – più volte ringraziato da mons. Cipolla per il preziosissimo apporto dato alla struttura negli ultimi quattro anni. E proprio al presidente è spettato il compito di tracciare il bilancio dell’attività. L’istituto per anziani, che accoglie anche un centro diurno oltre a dieci malati di Alzheimer, occupa regolarmente tutti i posti. «In netta controtendenza, in questi anni abbiamo internalizzato tutti i dipendenti, compresi i fisioterapisti – ha sottolineato – Questo ci permette di progettare con loro il servizio e la formazione.

Abbiamo spinto molto sulla digitalizzazione della struttura: siamo in grado di dimostrare tutti gli interventi effettuati su ogni persona degente». Il contenzioso legale, come nella sanità, è in continua crescita. «Per questo abbiamo stabilito un’alleanza con le famiglie: per ogni ingresso di un parente per facilitare il pasto dell’ospite, pratichiamo uno sconto di un euro sulla retta. Così le famiglie sono molto più partecipi e presenti. Siamo loro alleati, non solo erogatori di un servizio».

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)