Kazakistan allo sbando: sono già 164 le persone morte nel corso delle proteste

Venerdì scorso il presidente Kassym-Jomart Tokayev ha ammesso di aver ordinato alle forze kazake di sparare sui manifestanti con pallottole vere. È così la repressione dei manifestanti, che il 2 gennaio avevano invaso le piazze contro l’aumento dei prezzi del carburante, è stata feroce. La Russia, primo partner commerciale del Paese, ha già dislocato sul terreno almeno 2.500 unità

Kazakistan allo sbando: sono già 164 le persone morte nel corso delle proteste

Venerdì scorso il presidente Kassym-Jomart Tokayev ha ammesso di aver ordinato alle forze kazake di sparare sui manifestanti con pallottole vere. È così la repressione dei manifestanti, che il 2 gennaio avevano invaso le piazze contro l’aumento dei prezzi del carburante, è stata feroce. Secondo i dati ufficiali sono già morte 164 persone. E dopo lo scioglimento del Parlamento il Paese è allo sbando.
L’inizio. All’inizio del mese queste manifestazioni si sono sommate alle proteste operaie scoppiate a Žanaozen, dove si estrae gas e petrolio e i lavoratori ricevono bassi salari per un’attività molto rischiosa. Una condizione che nel 2011 aveva già portato forti critiche. La protesta, che unisce ora operai e il movimento di opposizione pacifica Dck, si è incanalata contro la scelta di privatizzare i giacimenti, che ha causato l’aumento dei prezzi.
La cronaca degli ultimi giorni. Il 4 gennaio in più di 40 centri del Kazakistan, a partire da Almaty, i manifestati si sono riuniti proclamando una “Protesta Mondiale”, chiedendo all’esecutivo di andarsene e nuove elezioni. La risposta in prima battuta è stata data con lacrimogeni e idranti. Ma gli scontri sono proseguiti, con tanto di demolizione di statue dello storico presidente Nazarbayev (al potere dal 1991 al 2019), sit-in davanti al Parlamento e blocco degli aeroporti (lo scalo di Almaty è ancora chiuso). Dal 6 gennaio l’escalation della violenza da parte delle forze dell’ordine è stata brutale, tanto da arrivare all’uccisione di 164 persone, tra cui tre bambini. Gli arresti sono stati oltre 6 mila e i manifestanti sono stati accusati di terrorismo.
La repressione dei diritti civili non è di certo una novità nel Paese. Le manifestazioni politiche contro l’esecutivo sono vietate e Antonio Stango, presidente della Federazione italiana diritti umani, dice a Osservatorio Diritti che “attualmente è inesistente un’opposizione politica e la legge contro il terrorismo ostacola la creazione di partiti che vadano contro l’attuale dirigenza”. Inoltre, i mezzi d’informazione indipendenti sono stati chiusi e la mannaia colpisce a ondate anche i canali Telegram che vengono via via scoperti.
Oltre i confini. Tokayev ha chiesto e ottenuto l’intervento delle forze del Trattato di sicurezza collettivo, soprattutto russe. Si stima che al momento Mosca, primo partner commerciale del Paese, abbia già dislocato sul terreno almeno 2.500 unità. Secondo Stango, però, “Tokayev tiene molto anche alla Cina” e “vuole creare una sua oligarchia e tenendosi la Russia e la Cina può lasciare andare i patti con i Paesi occidentali”.

L’articolo integrale di Laura Fazzini, “Cosa succede in Kazakistan: dalle proteste alla repressione di Tokayev”, può essere letto su Osservatorio Diritti.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)