L'Italia dopo il voto. Il primo passo da fare: recuperare il dialogo

Giuseppe Riggio, gesuita, caporedattore di Aggiornamenti sociali, delinea il quadro emerso dalle urne nell'editoriale che apre il numero di APPunti in distribuzione con La Difesa del popolo di domenica 18 marzo.

L'Italia dopo il voto. Il primo passo da fare: recuperare il dialogo

Sono trascorsi alcuni giorni dalle elezioni politiche, i cui risultati sono stati ampiamente commentati, ma restano ancora ben aperte le domande sull’immediato futuro
Che cosa accadrà ora? Si formerà una maggioranza in grado di governare il Paese? E quale sarà? Legittimamente speriamo che le risposte a queste domande giungano presto, ma bisogna riconoscere che lo scenario politico consegnatoci dal voto del 4 marzo è simile a un puzzle composto da numerosissime tessere, un rompicapo difficile da risolvere a meno che non si proceda con tanta attenzione e pazienza.

All’origine di questa difficoltà vi sono certamente i risultati elettorali, che hanno sancito in modo chiaro chi sono i vincitori e i vinti, ma non si sono tradotti in un’altrettanto netta individuazione di una maggioranza parlamentare.
La fotografia restituitaci dal Rosatellum, la legge elettorale prevalentemente proporzionale con cui abbiamo votato, presenta un Paese in cui coesistono tre aree politiche distinte per orientamenti e proposte, radicate in zone differenti del Paese: il centrodestra, che vede per la prima volta il primato interno della Lega a scapito di Forza Italia, ha vinto nel Nord, facendo leva sui temi della sicurezza e dell’economia; il Movimento 5 Stelle ha avuto un’affermazione importante ed è stato capace di raccogliere il consenso delle fasce della popolazione più colpite dalla crisi, in particolare nel Meridione; infine, il centrosinistra, pur essendo sonoramente sconfitto, continua a essere un riferimento politico importante nelle città del Nord e nelle Regioni più avanzate del Paese.

La legge dei numeri nei due rami del Parlamento sancisce che nessuna di queste forze può da sola procedere alla costituzione di un nuovo Governo del Paese: da qui la necessità di individuare le alleanze possibili per formare una maggioranza che sarà, in ogni caso, del tutto inedita rispetto a quanto prospettato durante la campagna elettorale.
A questa situazione incerta va, poi, aggiunto un altro dato: il voto elettorale con le sue sorprese ha aperto numerosi cantieri, i cui esiti e tempi non possono essere previsti, all’interno dei partiti politici. Se il PD, ridimensionato dal voto ma politicamente determinante, sta preparandosi al dopo Renzi, il Movimento 5 Stelle deve mostrarsi capace di intessere alleanze, abbandonando l’autonomia che da sempre ha contraddistinto la sua posizione politica. Nel fronte del centrodestra, infine, è in corso la ridefinizione dei rapporti tra i partner storici, un processo che peserà sul futuro anche del Paese.

In questo scenario mobile va affrontato il capitolo del nuovo Governo, ma – ed è qui la vera difficoltà – come avviare questo confronto tra forze politiche che si sono aspramente criticate?
La campagna elettorale appena trascorsa, infatti, non la ricordiamo tanto per le idee presentate, quanto per gli attacchi frontali e le accuse che i vari rappresentanti politici si sono scambiati. Abbiamo vissuto un clima talmente esasperato che ogni possibile accordo tra forze politiche è stato qualificato subito e, in modo spregiativo, come un “inciucio” inaccettabile. La comunicazione e il confronto sono stati, perciò, azzerati nel momento della competizione elettorale al punto tale da renderli ora, quando sono tanto importanti – ed era facile prevederlo – estremamente difficili.

In questo quadro, per giungere a una maggioranza che governi il Paese (o almeno provare seriamente a farlo), c’è un bene che va recuperato: la capacità di dialogare, anche in modo serrato per la diversità di posizioni, tra forze politiche in un clima di reciproco riconoscimento e fiducia. 

Questo passo richiede tempo, pazienza e, a prima vista, sembra secondario, ma è necessario per svelenire il clima che da tempo appesantisce il dibattito pubblico in Italia ed è un’espressione concreta, capace di costruire il futuro, del senso di responsabilità richiesto a tutte le forze politiche, in particolare a quelle che ambiscono a guidare il nostro Paese.

Giuseppe Riggio,
caporedattore Aggiornamenti sociali

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