L’importanza di fare un passo indietro. La lezione di Biden (non solo ai politici...)
«Il primo partito che si libererà del suo candidato ottantenne vincerà le elezioni». A pronunciare questa frase, in tempi non sospetti, è stata Nikki Haley, repubblicana di ferro, già ambasciatrice Usa all’Onu, fino al 6 marzo in corsa per la nomination alla Casa Bianca, adesso sostenitrice accanita di Trump, come del resto tutto il Grand Old Party (il grande vecchio partito, come gli americani chiamato il partito Repubblicano).
Adesso ci siamo, Joe Biden ha fatto il passo indietro che in molti gli avevano chiesto, in pubblico e in privato, e il prossimo 5 novembre vedremo se la “profezia” di Haley si sarà avverata. Di certo, il quadro è del tutto mutato: la difesa a spada tratta dell’anziano candidato (già presidente), assai criticato, ritenuto non in grado di affrontare quattro anni di mandato come Commander in chief in un tweet si è trasformata dalla strategia dei Democratici a quella dei Repubblicani. L’anziano Joe – che al momento di andare in stampa non ha ancora spiegato al mondo le ragioni del suo ritiro – lascia il posto, a quanto pare, alla sua vice Kamala Harris, anche lei discussa per personalità e capacità di seguire i dossier, ma indiscutibilmente energica e probabilmente capace di attrarre parte dell’elettorato femminile non democratico, visti i trascorsi di Trump con una serie di donne che lo hanno anche portato in tribunale. Ciò che a noi appare interessante analizzare, tuttavia, non è il quadro politico americano, di cui non si può parlare senza mettere piede Oltreoceano. Molto più significativa in questa fase ci sembra la capacità decisionale di un presidente che in cuor suo voleva assolutamente continuare, per l’ambizione personale di una vita costruita tutta sul sogno – realizzato – di arrivare allo Studio Ovale e per i pesanti faldoni posati sulla sua scrivania che non perde l’occasione di elencare: accordo di pace tra Israele e Hamas, sostegno all’Ucraina invasa dalla Russia, l’intesa Cina-Russia e la costante minaccia del Dragone nei riguardi di Taiwan, tanto per nominarne alcuni. Sì perché, ci piaccia o no, la presidenza degli Stati Uniti, seppur con peso specifico diminuito, continuerà per molto tempo a incidere con forza negli equilibri mondiali. A tutto questo Biden ha saputo dire “basta”. Con rabbia magari, costretto dai finanziatori che avevano che avevano bloccato i fondi destinati alla sua campagna elettorale, subendo le dichiarazioni di politici e divi di Hollywood, ma alla fine ha preso la decisione che solo lui poteva prendere. Certo, ormai anche la “mitologica” casalinga di Voghera attendeva davanti alla tv la notizia dell’uscita di scena di Biden, tale era il clima che i media avevano creato enfatizzando le sue pur pesantissime gaffe, senza mai raccontare – almeno al di qua dell’Atlantico – la quotidianità che un uomo di 81 anni, presidente in carica e in piena campagna elettorale, sta attraversando. L’interesse degli italiani per le vicende Usa rimane elevato, proprio per l’influenza che l’America ha in Occidente, ma rischiamo di conoscere i fatti solamente attraverso i racconti polarizzati di pochi avvenimenti eclatanti, senza realizzare quale sia davvero la situazione nel Paese o nelle sue istituzioni: ecco perché non avevamo visto arrivare Trump nel 2016. Complesso quindi stabilire da qui se sia stata la scelta giusta. Ma la scelta c’è stata. E alle nostre latitudini fa pensare. Ci riferiamo alla politica, certo, dove abbiamo parlamentari ma anche sindaci che non intendono mollare la poltrona nemmeno dopo decenni. Ma anche a molte associazioni o realtà parrocchiali i cui referenti, dopo anni di servizio, si percepiscono indispensabili per mandare avanti le cose. E leggendo la Lettera.d di don Giorgio Bozza, nella pagina qui a fianco, pare di poter dire che la cosa vale anche per i preti. Attorno a queste persone spesso ce ne sono altre che non hanno la capacità di accompagnarle alla rinuncia, altre volte invece c’è chi si incaponisce anche di fronte a segnali chiari e precisi. Comunque vada alle urne, il gesto di sabato scorso fa onore a Biden e corona la sua cinquantenne carriera politica ai massimi livelli. Ma adesso ha ancora sei mesi alla Casa Bianca, vediamo cosa farà.