L’odio antisemita non aiuta a comprendere il conflitto. Parla Gadi Luzzatto Voghera
Il numero di aggressioni contro gli ebrei è cresciuto anche in Italia, complice l’efferata reazione israeliana in Palestina dopo la strage di Hamas dell’ottobre 2023. Ma è opportuno fare distinzioni: quali strumenti mettere in campo?
«È brutto da dire ma sono 2000 anni che sto popolo è perseguitato: visto come si comportano e i disastri che fanno forse qualche domanda è giusto farsela». Così scrive Filippo su Facebook: 54 like, ma commenti peggiori raccolgono ancora più consensi. I più teneri rimproverano le vittime di ieri di essersi trasformate negli attuali carnefici, i più osceni rimpiangono che Hitler non abbia «terminato il lavoro». Il popolo in questione è quello ebraico e i post che citiamo traggono apparentemente spunto dal dramma del conflitto israelo-palestinese, che rischia ormai di allargarsi a tutta la regione. «È internet, bellezza», dirà qualcuno. C’è però qualcosa nei toni descritti che va al di là dell’indignazione per le atrocità della guerra o della protesta legittima contro il governo di Benjamin Netanyahu, peraltro molto criticato anche in patria: una vera e propria fiammata di odio e di intolleranza che corre sui social ma poi rischia di arrivare anche sulle strade e nelle piazze. «I dati ci dicono che in questi mesi il numero di aggressioni ed episodi di antisemitismo è cresciuto a dismisura in tutto il mondo; in Italia siamo al 400 per cento in più, un incremento mai osservato neppure durante la prima guerra del Libano del 1982». A parlare è Gadi Luzzatto Voghera, veneziano-dolese d’origine ma padovano d’adozione, di professione storico e dal 2016 direttore della Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea (Cdec) di Milano, istituzione che tra i propri compiti annovera anche il monitoraggio contro le espressioni d’odio. «Certo l’antisemitismo c’era già anche prima: si tratta di un linguaggio politico fondato sul pregiudizio che è strutturale alla società contemporanea. Chiariamo: riceviamo anche molte espressioni di grande solidarietà sia dalle istituzioni che da tanti cittadini; se però una minoranza così piccola non è libera di andare a pregare dove e quando vuole, oppure di mandare i suoi ragazzi a lezione o in aula studio, allora a essere violate sono le libertà costituzionali di tutti». Eppure la comunità ebraica italiana è storicamente una delle più integrate, e pur potendo attualmente contare su poche decine di migliaia di membri, ha dato contributi decisivi alla crescita del Paese. E questo nonostante la macchia delle leggi razziali del 1938, che non solo decretarono l’esclusione degli ebrei dalla vita civile, ma furono anche l’anticamera per la deportazione e lo sterminio di migliaia di essi. «Gli ebrei sono in Italia da oltre 2000 anni, eppure continuano ancora a essere in parte percepiti come una comunità estranea, che deve sempre in qualche modo dimostrare la sua lealtà», osserva amaro lo storico. Il problema, come quasi sempre accade, sta nella scarsa conoscenza: per questo Luzzatto Voghera ha dato alle stampe il libro Sugli ebrei, recentemente presentato presso la libreria Minerva di Padova. È vero che gli ebrei si considerano il popolo eletto, se non addirittura una razza superiore? Perché stanno sempre per conto loro e si dice siano attaccati al denaro? Domande spesso appena bisbigliate nelle stanze e nei corridoi più insospettabili, che lo storico affronta direttamente con linguaggio semplice e puntuale (oltre a una gran dose di pazienza). Fino ad arrivare al tema decisivo del rapporto tra comunità della diaspora e Stato d’Israele, nato proprio per offrire tutela e rifugio a un popolo falcidiato da eccidi e persecuzioni. «Oggi abbiamo un grandissimo problema con il linguaggio: esempio eclatante è l’uso distorto del termine sionista, secondo un’accezione negativa che deriva direttamente dal fondamentalismo islamico, ma anche l’abuso di concetti come Shoah e nazismo. Lo stesso Yad Vashem (l’ente nazionale per la memoria della Shoah di Gerusalemme, ndr) ha censurato l’ambasciatore israeliano all’Onu per aver indossato la stella gialla e aver definito nazista Hamas; ancora peggio però è paragonare Netanyahu a Hitler, con tutto il male che si può pensare del premier». Che fare allora per fermare un conflitto che continua a colpire soprattutto i più deboli? «Difficile rispondere, sono tante le variabili in campo – conclude lo studioso – Bisognerebbe innanzitutto dare requie ai civili: tutti però, palestinesi ma anche israeliani. Dovrebbero inoltre esser valorizzate le tante esperienze di vita comune che vanno oltre i conflitti e le appartenenze». Un esempio particolarmente forte arriva dalle associazioni di madri, sia israeliane che palestinesi, che lavorano insieme per la pace. «Temo però che oggi il problema non riguardi più esclusivamente la convivenza tra due popoli: siamo di fronte a un conflitto internazionale con enormi interessi in gioco da parte di diversi attori esterni». E non tutti, purtroppo, ne vogliono la conclusione.
Il libro. Capire dove sta il limite... e non oltrepassarlo
Di ebrei ed ebraismi, Israele e sionismo si discute molto ma paradossalmente si sa poco. Molti, a destra come a sinistra, faticano a relazionarsi con il mondo ebraico, e le difficoltà sono aumentate ulteriormente dopo la strage compiuta da Hamas in Israele il 7 ottobre 2023 e la successiva, violenta reazione israeliana a Gaza. Dove si situa il confine tra la critica legittima e l’aperto antisemitismo, e cosa comporta valicare questa linea? Nasce anche per rispondere a queste domande l’ultimo libro di Gadi Luzzatto Voghera, storico e direttore della Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea (Cdec) di Milano: Sugli ebrei. Domande su antisemitismo, sionismo, Israele e democrazia (Bollati Boringhieri 2024, 144 pagine, 13 euro). Gadi Luzzatto Voghera analizza la questione in due modi: nella prima parte di questo libro offre una breve storia degli ebrei per fornire basi solide alla discussione. Poi, nella seconda parte, affronta apertamente le domande più frequenti e dirette. Sugli ebrei diventa così uno strumento utile per chi voglia capire dove si trova il limite da non oltrepassare, per il bene di tutta la società civile.
L’esercito d’Israele bombarda le scuole
Domenica 4 agosto, le forze armate israeliane hanno bombardato due scuole nella città di Gaza (il terzo su una scuola in pochi giorni) uccidendo almeno 25 persone. Secondo l’esercito, si nascondevano alcuni terroristi di Hamas.