La Cnvf diventa Commissione Film Cei. Corrado (Ucs): “Un ritorno alle origini per offrire percorsi di lettura e di comprensione”
Nuovo regolamento per la Commissione nazionale valutazione film che cambia nome e diventa Commissione Film Cei, collocandosi all’interno dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali: "L'esigenza è di abitare il presente, custodendo la memoria del passato", spiega il direttore dell'Ucs, Vincenzo Corrado
La Commissione nazionale valutazione film diventa Commissione Film Cei e si colloca all’interno dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali. Lo stabilisce il nuovo Regolamento, approvato nei mesi scorsi dalla Presidenza Cei, che ne ridefinisce struttura, procedure e cariche. In base alla revisione, infatti, ora il direttore dell’Ufficio è anche presidente della Commissione. Un cambiamento che, da un lato, è “un ritorno alle origini” e, dall’altro, guarda al futuro, come spiega Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali.
Perché questa revisione e quali sono le principali novità?
Le modifiche si sono rese necessarie per aggiornare il lavoro della Commissione ed essenzializzarne struttura e procedure. Si è trattato di un passaggio legato alla storia di questo organismo: il primo regolamento è datato 1968, il secondo 1974, il terzo 2003. Come si può notare, c’è una cadenza pluridecennale nei processi di modifica. Questo perché la Commissione ha una sua solidità, che affonda le radici all’inizio degli anni Trenta del secolo scorso con la pubblicazione delle “Segnalazioni cinematografiche”, e perché ogni cambiamento cerca di fare sintesi dei progressi culturali e tecnologici. La novità principale è una sorta di “ritorno all’origine”: la Commissione è ora un settore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei, così come esplicitato anche nel primo Regolamento del 1968 (“La Commissione nazionale […] opera, nell’ambito dell’Ufficio nazionale dello spettacolo […]”). In questo è possibile trovare anche un compimento del percorso vissuto dal Concilio Vaticano II in poi. È del 1964, infatti, la nascita dei due Uffici nazionali della Cei per la stampa e lo spettacolo, che insieme costituiscono l’Ufficio per le comunicazioni sociali la cui definizione arriverà nel 1973. Il nuovo Regolamento può essere letto, dunque, come un contributo di sintesi nel percorso post-Concilio. L’altra principale novità riguarda la rimodulazione del nome: da Commissione nazionale per la valutazione dei film in Commissione Film Cei. Ancor prima era Commissione per la revisione dei film.
Questo cambio, che non altera le funzioni, intende meglio specificarle senza cedere a fraintendimenti. La Commissione non svolge attività censoria, ma pastorale, educativa e culturale.
Un nuovo nome e un progetto di cambiamento nel segno dei tempi, in linea con la ridefinizione delle logiche dell’audiovisivo. Quali sfide vede all’orizzonte?
Il nome indica la volontà, presente sin dall’inizio, di dialogo con il settore cinematografico. Si può parlare di una visione di sintesi che rimanda agli inizi e che trova concretezza nel servizio attuale: “Svolgere attività di studio e di consulenza per quei fenomeni e problemi della cinematografia e dell’audiovisivo che comportano implicanze pastorali, educative e culturali” (Regolamento, art. 2 lett. c). Da qui nasce l’attenzione all’offerta di cinema in uscita nelle sale e sulle piattaforme in streaming, inclusa la produzione televisiva con le miniserie e le serie. È un modo per essere vicini alle comunità, cercando di offrire percorsi di lettura e di comprensione.
La Commissione Film Cei è un presidio importante nel rapporto con le sale della comunità e il territorio. Quali opportunità offre allo spettatore-fruitore?
Innanzitutto, accompagnare le Sale della Comunità, in sinergia con l’Acec, attraverso la redazione delle schede film che sono a disposizione di operatori pastorali, educatori, catechisti, insegnanti, giovani e famiglie, ma anche dei settimanali diocesani grazie alla collaborazione con l’agenzia SIR. Le comunità sul territorio possono trovare così un confronto e un dialogo costante su film, miniserie e serie Tv. Da diversi anni, poi, la Commissione cura la rubrica televisiva “Schermi & Schermi”, realizzata con Telepace Roma e condivisa tra le emittenti locali dell’associazione Corallo: la proposta prevede settimanalmente dei consigli tra cinema e piattaforme, un orientamento alla visione in relazione all’offerta del momento.
Come opera oggi la Commissione e quali servizi offre alla comunità?
La Commissione, composta da personale qualificato dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni e da rappresentanti di altre realtà che si occupano del settore cinema (Fondazione Ente dello Spettacolo e Acec), prende parte all’attività stampa del settore cinematografico, televisivo e audiovisivo, partecipando ad anteprime, festival cinematografici e presentazioni.
Offre inoltre percorsi di visione attraverso la formula dei Sussidi soprattutto in occasione dell’Avvento e del Natale, della Quaresima, della Giornata per le comunicazioni sociali, oltre che focus su temi specifici, in sinergia con gli Uffici della Cei.
Non solo abitare le sfide, ma anche custodire la memoria culturale della Chiesa e del Paese. Come pensa di valorizzare il patrimonio della Commissione Film Cei?
Tra i primi obiettivi c’è proprio l’esigenza di abitare il presente, custodendo la memoria del passato. Si inizierà con un restyling del portale della Commissione implementando i contenuti, soprattutto il motore di ricerca delle schede film, ma anche le notizie. Si sta lavorando anche a una formula agile per recuperare lo storico e prezioso patrimonio delle “Segnalazioni cinematografiche”, le schede film redatte dal 1934. Al momento sono disponibili, infatti, solo quelle a partire dal decennio Novanta del secolo scorso. La volontà è invece quella di rendere disponibile la ricezione della Chiesa in Italia relativa ai film usciti nelle sale, in linea con la cornice socio-culturale del tempo.