La Croce in mezzo ai lavoratori di Castelbaldo e Piacenza d'Adige

Lavoro. Nella sua terza tappa, il vescovo Claudio ha incontrato cinque realtà produttive di Castelbaldo e Piacenza d'Adige. Le sfide delle aziende, le soddisfazioni e le fatiche degli imprenditori. Il vescovo nei luoghi in cui nasce l'economia che sostiene la vita sociale. "Oggi dare lavoro è servire, anche dal punto di vista cristiano, le famiglie; rendere la vita sociale praticabile, sostenibile".

La Croce in mezzo ai lavoratori di Castelbaldo e Piacenza d'Adige

L’Ave Maria che si spande tra compressori e saldatrici. La titolare che ferma l’operaio intento a confezionare il macchinario, pronto per essere spedito, giusto il tempo di una benedizione. Il capostipite 93enne dell’azienda di famiglia che non intende perdersi l’arrivo del vescovo in stabilimento. La visita pastorale del vescovo Claudio è anche questo.

Nulla più di un breve viaggio per le imprese di Castelbaldo, Piacenza d’Adige e Masi, mercoledì scorso (5 dicembre), traduce il carattere ordinario, quotidiano di questo passaggio del presule per tutte le comunità della Diocesi di Padova. La croce (pettorale) raggiunge cristiani e non, proprio nei luoghi in cui passano il maggior numero di ore al giorno. La preghiera si alza dove non è consueto raccogliersi, anche solo per un istante.

È metà mattina quando don Claudio varca il portone della Cooperativa frutta Castelbaldo. L’organizzazione la ammira da subito: d’altra parte questo è un vanto per tutta la comunità dal 1962, il marchio “La frutta del doge” è conosciuto in tutta Italia e anche oltre confine. I soci sono 80, 40 i dipendenti assunti nei vari ruoli che schizzano anche a centinaia quando la maturazione dell’asparago in primavera richiede l’ingaggio abbondante di manodopera, spesso straniera. Il vescovo osserva il capannone da cui ogni anno escono 170 mila quintali di ortofrutta. Anzitutto mele – chiaro, Castelbaldo dichiara fin dal cartello di inizio comunale di essere il paese della mela – ma anche pere e ortaggi in genere.

Candido Gambino, direttore commerciale, fa da cicerone nella realtà che da oltre cinquant’anni è casa sua: «Il 60 per cento del prodotto viene esportato – spiega – anche se l’Europa dell’Est è sempre più aggressiva, Polonia e Slovenia in particolare». Il segreto è diversificare: sia la clientela, sia l’offerta: «Non solo grande distribuzione, ma scuole, mense, forniture varie, spesso in biologico. E poi forniamo servizi, come la conservazione e la lavorazione».

Una breve passeggiata tra i capannoni e ad aprirsi sono le porte della Splendore Granella e Camero innovation group, attiva dal 1973 nel settore degli infissi, ma morta e risorta dalle proprie ceneri. La grande crisi del 2008 ha avuto l’effetto di accelerare il passaggio generazionale, e ora il lavoro non manca. Don Claudio entra nelle dinamiche della piccola industria. Con lui, i parroci dell’unità pastorale, don Lorenzo Mischiati e don Giovanni Toniolo e il diacono Ferdinando Menegazzo toccano con mano cosa significhi la ricerca di nuovi mercati, il dover correre dietro ai clienti perché onorino i pagamenti, cercare lo sviluppo del prodotto per offrire il meglio. Si forma un cerchio. Ascoltano il vescovo anche alcuni collaboratori musulmani: «Qui producete qualità: nel prodotto e nelle relazioni tra voi. Oggi dare lavoro è servire, anche dal punto di vista cristiano, le famiglie; rendere la vita sociale praticabile, sostenibile. Guai se realtà come la vostra, in un territorio depresso economicamente, si spengono».

Altri due passi e Azzurra Colturato e le sue sette collaboratrici si fanno incontro al vescovo e al gruppetto che lo accompagna direttamente in strada, davanti al laboratorio in cui lavorano. Anche qui l’Ave Maria. La titolare di Fantasia Azzurra, che dal 2000 confeziona tende da interno, anche per hotel e navi da crociera, offre al vescovo un caffè e racconta la gioia della sua bimba che ha incontrato il vescovo a scuola.

L’azienda più grossa qui è la Ideal. Le sue macchine per il trattamento delle piantagioni vengono spedite in tutto il mondo. La forza di questi atomizzatori a motore sta nelle idee e nei brevetti. «Se fosse arrivato dieci minuti fa… – scherza la titolare Silvia Faccio con il vescovo – avevo giusto un cliente da “benedire”...». 31 dipendenti, export all’80 per cento, anche in Canada, Australia, Brasile e Sud Africa, la Ideal è un’eccellenza, ma richiede un’organizzazione perfetta. La talare avanza tra gli atomizzatori azzurri, il vescovo raccoglie le soddisfazioni e le fatiche, mentre le macchine prendono forma tra pompe e manichette fino alla benedizione alla famiglia che dal 1947 offre lavoro e quindi dignità.

Nello showroom di Costantin serramenti, don Claudio incontra una realtà, con nove dipendenti, giunta alla terza generazione. Antonio e la moglie raccontano le sfide odierne, ma Vittorio, che ha fondato l’azienda nel 1945 e per 50 anni è stato sacrestano a Valli Mocenighe, non intende mancare: carica i suoi 93 anni sul fido bastone e si mette in posa per la foto di rito. E poi una stretta di mano e via di corsa. C’è la messa a Masi, non si può far tardi.

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