La crescita inarrestabile del non profit: +49% in 16 anni

Presentato oggi a Bertinoro l’aggiornamento al 2017 del censimento permanente, che conferma un settore in continua espansione, con oltre 350 mila enti e più di 844 mila impiegati. Manca però il dato sul volontariato

La crescita inarrestabile del non profit: +49% in 16 anni

ROMA - Una crescita inarrestabile quella del non profit in Italia. Lo confermano ancora una volta i numeri dell’Istat aggiornati al 2017 , che sono stati presentati oggi alla 19ma edizione delle Giornate di Bertinoro. Nell’anno in questione le istituzioni non profit attive in Italia erano 350.492 - il 2,1% in più rispetto al 2016 in cui erano 343.432 - e impiegavano 844.775 dipendenti (+3,9% rispetto alle 812.706 dell’anno precedente).

Si tratta di un aggiornamento dei dati del “Censimento permanente” (triennale) che l’Istituto compie attraverso il suo registro statistico ricorrendo a varie fonti amministrative. Le informazioni non includono quindi il volontariato il cui ultimo dato risale al 2015  (ultimo censimento), quando il fenomeno interessava 5 milioni e 528 mila persone.

La fotografia fornita oggi dall’Istat parla dunque di un sistema che continua a evolversi, e a velocità maggiore rispetto alle imprese orientate al mercato: per averne un’idea basta ricordare che nel 2001 gli enti erano 235 mila e nel 2011 301 mila: in 16 anni si è verificata una crescita del 49%.

Il non profit pesa oggi nel sistema complessivo di imprese e servizi per l’8% e il numero dei suoi dipendenti è il 7% del totale. In aumento soprattutto i lavoratori del Centro (+5,3%) e del Nord-Est (+5%), in particolare la provincia autonoma di Bolzano (+11,8%), il Molise (+9,3%) e la Toscana (+8,2%). Complessivamente, il numero degli impiegati risulta comunque più concentrato al Nord (57%).
Il non profit, però, prende sempre più spazio nel Mezzogiorno. Se la maggioranza degli enti (oltre il 50%), infatti, è al Nord, il tasso di crescita maggiore è al Sud (+3,1%), seguito da Nord-Ovest (+2,4%) e Centro (+2,3%).

La corsa delle associazioni

I tassi con il segno + si riferiscono a tutte le forme giuridiche eccetto le fondazioni, ma lo stacco maggiore è per le associazioni (+2%) che sono 298.149 (nel 2016 erano 292.174). Una grande famiglia che conta la quota maggiore di istituzioni (85,1%) complessive, seguite da altre forme giuridiche (29.138 per un 8,3%), dalle cooperative sociali (15.764 per un 4,5%) e le fondazioni (7.441 per il 2,1%). Ed è proprio in questo ramo che il numero di assunzioni aumenta di più. Basti pensare che nonostante le cooperative, con i suoi 441.178 dipendenti occupino il 52,2% del mercato del non profit, gli impiegati nelle associazioni in un anno sono cresciuti del 9,3% (se ne contano 169.303) e nelle fondazioni (+3,8% per 101.928 persone).

Cultura, sport e ricreazione per due istituzioni su tre

Nessuna sostanziale rivoluzione sulle attività svolte: il 64,5% degli enti per un numero di 225.935 occupa nel settore culturale, sportivo e ricreativo (+2,3 rispetto al 2016), un settore in crescita anche per il numero di dipendenti assunti che aumenta del 16,1%.

Tra le attività svolte, seguono a cascata l’assistenza sociale e protezione civile (il 9,2% e 32.245 istituzioni), relazioni sindacali e rappresentanza di interessi (il 6,5% del totale con 22.621 enti), religione (il 4,8% e 16.826 enti), istituzione e ricerca (4% e 13.915 realtà) e sanità (3,5% e 12.235 istituzioni).

In aumento dipendenti a tempo determinato, stranieri e laureati

I lavoratori dipendenti nel non profit sono 344.775. Si tratta soprattutto di donne che occupano il 71,7% per 605.601 assunzioni contro 28,3% dei 239.174 uomini. Crescono soprattutto i contratti a tempo determinato (+24,5%) e quelli over 50 (+7,9%) o con età inferiore ai 30 anni (+7,3%), gli stranieri (+7,0%) e i laureati (+6,3%). Complessivamente, i dipendenti delle istituzioni non profit hanno prevalentemente un contratto a tempo indeterminato (79,6%) e lavorano con un regime orario a tempo parziale (53,8%).

Il livello di istruzione dei lavoratori è mediamente superiore rispetto al nazionale: i laureati sono il 31,9% e i diplomati di scuola secondaria superiore il 33,5% mentre il 2,2% ha al più un attestato di scuola primaria e il 21,8% un diploma di scuola secondaria di primo grado.

Oltre la metà è impiegata nell’assistenza sociale (36,9%) e della sanità (21,9%). Cresce soprattutto il numero degli impiegati in cultura, sport e ricreazione (+16,1%) e della religione (+12,0%) mentre mostrano una lieve flessione in quelli delle altre attività (-1,2%) e dell’ambiente (-0,3%). Nel complesso, però l’85% delle istituzioni non profit opera senza dipendenti.

Cooperative sociali, al Nord il vero motore economico

Secondo i dati, i volumi di affari più elevati si riscontrano nelle cooperative del Nord ovest e Nord Est, non inferiori a 500mila euro rispettivamente per il 42,8% e il 42,5%. Due terzi delle realtà corrispondenti del Sud (69%) e delle Isole (64,8%) ha un volume di affari fino a 199mila euro.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)