La matita di g & c ha passato gli anta ... sorridendo

Mai come in questo tempo di pandemia abbiamo sentito il bisogno, talvolta perfino eccessivo, di “riderci sopra”. Magari riso amaro, magari a denti stretti, magari per non piangere...

La matita di g & c ha passato gli anta ... sorridendo

Così torna buona la citazione di Mark Twain che mons. Contran, il “mitico” direttore della Difesa dei miei anni verdi, ebbe modo di infilare nella prefazione della prima raccolta, vecchia ormai di sette lustri, delle “vignette” di Gigi e Checco, “al secolo” Luigi Gui e Francesco Ghedini, pubblicate sul settimanale diocesano a partire dalla fine del 1979: «La segreta fonte dell’umorismo non è la gioia ma il dolore». Però, alleggeriva subito don Alfredo, nelle battute dei suoi giovani collaboratori è la simpatia a prevalere, perché «non occorre la tristezza interiore per denunciare i vizi sociali o suggerire dei rimedi ai pasticci politici».

Effettivamente a rileggere in rapida successione le “matite di g & c” raccolte in questa prima antologia e in quella, vent’anni dopo, uscita in occasione del centenario della Difesa, sotto il titolo Cogito ergo bum, o in quelle tuttora pubblicate dal settimanale, a pagina 2, quello che soprattutto colpisce è la sapida, pensosa leggerezza con cui i due autori hanno saputo e sanno cogliere gli aspetti più significativi della realtà politica, sociale, culturale, religiosa. Senza mai scadere di tono, con un garbo che nulla toglie all’efficacia della battuta. «Il cartoon – scrisse il celebre Alberto Fremura presentando la prima antologia di vignette – ha il potere di mettere in risalto certi aspetti non manifesti degli avvenimenti, di smitizzare certe ideologie».

«Le vignette – aggiunse un altro celebre grafico, Emilio Giannelli, nella seconda antologia – presentano una parte della storia d’Italia sdrammatizzata e raccontata con la deformazione della lente dell’ironia, ma sempre precisa e puntuale, con battute efficaci e trovate grafiche eloquenti ed eleganti. Una vera cronaca alternativa dove emerge in modo lampante la comicità dei protagonisti della nostra storia più recente».

“Ridere per riflettere” insomma o “Pensare sorridendo” potrebbe essere il motto dei due padovani; e d’altra parte “pensare” è il loro mestiere: Checco è professore e studioso di filosofia e Gigi insegna sociologia all’università di Trieste: come dire, due professioni che dovrebbero aver bandito la leggerezza.

Ma allora, chiediamo, come si fa a conciliare la leggerezza del sorriso e la pesantezza dell’analisi sul mondo reale? È una fuga, una consolazione? Niente affatto, smentiscono entrambi. Francesco Ghedini, autore di saggi su Nietzsche, fa presente che proprio questo filosofo usa diversi registri, dall’ironia al sarcasmo, e alle volte ha battute fulminanti, che condensano efficacemente il suo pensiero profondo. «Per certe questioni fondamentali, diceva, bisogna comportarsi come con l’acqua fredda: un tuffo veloce e poi subito fuori. Bisogna essere capaci di sintetizzare tematiche complesse in poche battute altrimenti si rischia di perdere quella capacità di penetrazione che risalta meglio in un aforisma piuttosto che in un trattato sistematico».

Luigi Gui sottolinea piuttosto come l’umorismo sia un modo efficace di condividere la lettura personale della realtà: «Non è un caso che facciamo la vignetta in due, perché alla fine il riconsiderare insieme la realtà e condividerla è già un modo di affrontarla preferibile al viverla da soli. Spesso le nostre conversazioni cominciano da lontano, dalla comune preoccupazione per la situazione attuale; poi ci si accorge che anche la gravità della situazione ha aspetti ironici, buffi e insieme alla preoccupazione alla fine si condivide anche il sorriso, la presa in giro, la risata. Il nostro riderci sopra non è il sorriso sarcastico e solitario di uno che contempla la vita nella sua torre d’avorio, nella sua presunzione solitaria, ma è la possibilità di scherzarci sopra insieme. Sorridere sulla gravità, senza sottrarle nulla, consente di affrontarla in un altro modo, aprendo una finestra alla condivisione».

Sarà per questo che spesso le vignette di g & c si strutturano sulle battute di due personaggi, un tempo seduti su un divano davanti alla tv, ora più spesso al cellulare. «D’altra parte – confessa Checco – una volta ci si trovava a casa di uno di noi, a prendere il caffè; da tempo invece sempre più spesso ci sentiamo al telefono. I ritmi del settimanale non sono affatto più lenti di quelli di un quotidiano perché bisogna aspettare l’ultimo secondo, prima della chiusura del numero, per cogliere quei fatti che resteranno d’attualità anche a distanza di qualche giorno, evitando le battute ovvie che qualcun altro potrebbe “copiarci” in anticipo».

In quarant’anni e più i nostri due autori di sorrisi ne hanno confezionati tanti, sui temi più vari: negli anni Ottanta teneva campo soprattutto la politica internazionale, con il crollo dei due blocchi e dei regimi totalitari; poi è venuta la stagione degli uomini politici italiani, Berlusconi e Bossi in prima fila. Quindi man mano si sono affacciati altri temi: l’immigrazione, la globalizzazione, l’ambiente, l’inquinamento... Qualche volta anche temi religiosi, ma solo quando sono d’attualità generale, anche se il mondo di riferimento di entrambi è quello cattolico. Le questioni interecclesiali sono invece di casa nella “strip” di tre vignette che da qualche tempo esce sul mensile Il Santo dei miracoli.

Un’altra testata che ha ospitato le loro vignette è stata Appunti. Esperienze e dibattiti delle realtà giovanili, dove insieme ai disegni c’erano anche le poesiole dialettali di Checco, che si firmava Sugo Uman giocando con il nome del celebre poeta dialettale padovano Ugo Suman, e i pensierini satirici firmati con lo pseudonimo di Giacomo Bevilacqua, tornato in auge di recente. A quel tempo le vignette di Gigi e Checco sono state esposte anche alle rassegne “Umoristi a Marostica” e “Umorismo e satira” di Dolo. L’anno scorso invece un volume ha presentato i cento e più papiri di laurea sfornati dalla “premiata officina” satirica, molti dei quali dedicati ad amici del mondo cattolico padovano.

Quarant’anni di carriera umoristica non sono pochi: come è cambiato il mondo della satira? Ghedini, che ha in mente da tempo di pubblicare le sue riflessioni sull’umorismo, in particolare cristiano, sostiene che la satira si colloca all’interno di un grande cambiamento epocale: “Nell’ultimo ventennio viviamo, per citare uno splendido libro di Gilles Lipovetsky, L’era del vuoto, in un’epoca in cui si fa dell’ironia su tutto. Questo mette in difficoltà chi ha valori forti, chi ha cose a cui tiene in particolare, come la fede. Inoltre nella stampa cattolica l’umorismo è stato a lungo sottostimato, invece in un’epoca di grandi trasformazioni è una delle variabili indispensabili. Bisogna avere la capacità di essere autoironici e di saper sorridere anche delle prese in giro».

Gigi richiama un vecchio detto popolare, gioca coi fanti e lascia stare i santi: «La gioia è diventata una qualità importante del cristiano e saper gioire è un presupposto per saper ridere, anche di se stessi; anche se l’ironia dissacrante, che relativizza qualsiasi cosa, è di matrice squisitamente laica».

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