La nazione delle piante. Dialogo tra Serena Dandini e Stefano Mancuso

Sarà un appuntamento da non mancare il dialogo su "La nazione delle piante" tra lo scienziato Stefano Mancuso e Serena Dandini, che saranno guidati da Massimo Cirri, conduttore e giornalista Rai. L’appuntamento “Pianeta natura: l’elogio della differenza” si terrà giovedì 24 alle 18 in piazza Eremitani (in caso di maltempo al teatro Ai Colli).

La nazione delle piante. Dialogo tra Serena Dandini e Stefano Mancuso

Non possiamo nemmeno immaginare la Terra senza le piante, eppure «di questi esseri che rappresentano la quasi totalità di quello che è vivo, che hanno letteralmente formato il nostro pianeta, e dai quali tutti gli animali – uomini compresi – dipendono, conosciamo pochissimo, quasi nulla» scrive Stefano Mancuso, botanico, direttore del laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale dell’Università di Firenze, nella prefazione del suo volume La nazione delle piante in cui propone la Carta dei diritti delle piante.

La neurobiologia vegetale è una nuova disciplina scientifica che studia le piante come esseri cognitivi, dotati di funzioni che noi normalmente associamo al mondo animale: imparare, memorizzare, avere una vita sociale. La neurobiologia usa tutte le tecniche che normalmente si usano per il cervello traslandole per le piante che invece sono prive di cervello ma non di intelligenza.

«In nome della mia ormai pluridecennale consuetudine con le piante – scrive ancora Mancuso – ho immaginato che queste care compagne di viaggio, come genitori premurosi, dopo averci reso possibile vivere, vengano a soccorrerci osservando la nostra incapacità a garantirci la sopravvivenza. Come? Suggerendoci una vera e propria costituzione su cui costruire il nostro futuro di esseri rispettosi della Terra e degli altri esseri viventi».

Visionario? No, perché la neurobiologia vegetale ci dice che loro hanno vissuto una lunghissima evoluzione: 500 milioni di anni mentre noi Sapiens siamo qui “solo” da 300 mila anni. «Le piante hanno trovato il modo di colonizzare qualunque ambiente del pianeta e in alcuni casi hanno trovato soluzioni straordinarie. Non possono spostarsi dal luogo in cui nascono nel corso della loro vita, ma nel corso delle generazioni che si susseguono velocemente possono spostarsi ovunque utilizzando qualunque tipo di vettore: vento, acqua, animali, l’uomo, i mezzi costruiti dall’uomo. Hanno anche la capacità di fare rete, mantengono relazioni con le comunità dalle quali provengono e con quelle che formano e fare rete è una delle soluzioni ai nostri problemi».

Se pensiamo che il 2 per cento delle terre emerse produce tutto l’inquinamento del pianeta, capiamo che si deve intervenire qui, nelle aree urbane: «Oltre a smettere di inquinare, dobbiamo eliminare quello esistente nell’atmosfera con la piante. La loro efficienza è tanto maggiore quanto sono più vicine alle fonti inquinanti, quindi occorre coprire di piante qualunque superficie urbana, sapendo che la presenza di piante è direttamente collegata alla qualità della nostra vita».

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