La riforma necessaria. In Italia la situazione fiscale sta tra il tragico e il comico

Un’evasione fiscale da un centinaio di miliardi di euro l’anno provano che l’urgenza di un cambiamento è ormai indifferibile: il sistema è comunque un colabrodo.

La riforma necessaria. In Italia la situazione fiscale sta tra il tragico e il comico

I nostri più cari auguri vanno a Mario Draghi e al suo governo, che sono impegnati in un’altra delle riforme che la politica precedente si è ben guardata dal fare: quella fiscale. Non è una scelta politica, ma “ci obbliga l’Europa”: o facciamo i compiti a casa come si deve, o i soldini del Recovery fund…

Ebbene, in Italia la situazione fiscale sta tra il tragico e il comico. Per la fiscalità diretta, c’è una situazione che vede ampie fette di popolazione tenute a versare nulla; un’evasione fiscale da primato nel mondo occidentale e una fetta di lavoratori (in particolare i dipendenti) che pagano tasse come nemmeno in Svezia.

Poi ci sono le imposte pagate dalle attività produttive. La regina è l’Irap, tassa criticatissima perché si applica, oltre che sui redditi prodotti, pure su determinati costi del personale. Ha avuto diverse evoluzioni, Draghi ne promette altre, come ad esempio mandarla in pensione per introdurre strumenti meglio congegnati.

Quindi le imposte indirette, Iva in primis. L’imposta sul valore aggiunto è democraticissima (la paghiamo tutti acquistando beni e servizi), ma anch’essa presenta molti lati oscuri: è facilmente “evadibile” sulle prestazioni d’opera; ha aliquote le più varie – spaziano dal 4 al 22 per cento – che colpiscono i beni in maniera differenziata e spesso discutibile. Se la ritocchi in alto, aumenti automaticamente i prezzi dei beni, con il rischio inflattivo dietro l’angolo. Un’intelligente revisione delle aliquote e dell’applicazione delle stesse – associata a un feroce controllo delle operazioni commerciali soprattutto nell’import-export – sarebbe un toccasana.

Abbiamo poi uno sterminio di altre tasse, dall’Imu alle accise sui carburanti. Ne abbiamo di assurde (vedi il superbollo automobilistico che, una volta introdotto, ha determinato un… calo delle entrate); di statali e di regionali come di provinciali e comunali. E poi bolli, imposte di registro, gabelle e gabelline su cui ora serve un definitivo riordino. Un’evasione fiscale da un centinaio di miliardi di euro l’anno provano che l’urgenza di un cambiamento è ormai indifferibile: il sistema è comunque un colabrodo.

Se in questi mesi stiamo rimettendo ordine alla soffitta-Italia, piena di cianfrusaglie un po’ dannose un po’ inutili, l’angolo fiscale merita tutta la nostra attenzione e tutta la loro competenza.

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Fonte: Sir