La voce degli studenti. In Dad le cose sono molto diverse

Irene e Chiara, del Movimento studenti di Azione cattolica, riflettono sulla didattica a distanza. «Serve l’impegno di tutti, alunni e insegnanti»

La voce degli studenti. In Dad le cose sono molto diverse

Pigiama, pantofole morbide e una felpa stropicciata: questa è la nuova uniforme scolastica del 2020. Assonnato e intorpidito ogni studente si posiziona di prima mattina davanti a uno schermo per svolgere le lezioni. Pensiamo non sia facile mantenere viva la concentrazione e l’interesse, innanzitutto perché la casa ha un’atmosfera meno stimolante, carica di distrazioni.

A contribuire alla difficoltà di attenzione c’è anche la monotonia e la linearità della modalità di svolgimento della didattica, che rendono quindi le ore di lezione statiche e meno coinvolgenti.

Un altro elemento che viene a diminuire è la partecipazione attiva e dinamica presente in aula, che invece ora scarseggia poiché ostacolata da un microfono spento o da una connessione instabile. Inoltre, mettersi in relazione così come la formazione di gruppi di discussione e condivisione sono un aspetto caratteristico dell’ambiente scolastico.

Nel periodo che stiamo vivendo la tecnologia ha un ruolo molto influente che condiziona in modo considerevole i nostri rapporti con gli altri. Ci aveva già abituato alla distanza, ma ora che è stata imposta e forzata, non ci soddisfa più. Per affrontare questa tipologia di insegnamento però c’è bisogno di un impegno e collaborazione reciproci, da parte sia degli insegnanti sia degli alunni perché, per quanto possa essere difficile e faticoso, per noi ragazzi non è un motivo per demoralizzarci.

Ci è capitato spesso di sentirci scettiche e svogliate riguardo questo metodo di fare scuola, ma crediamo che per ottenere un clima migliore all’interno della classe virtuale sia necessario mettersi in gioco e avere un atteggiamento disponibile.

Tuttavia sperimentare la lontananza ci ha permesso di capire quali siano gli impegni, gli interessi, le relazioni a cui non vogliamo rinunciare.

Irene Longato e Chiara Prosdocimo

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