Laura, una vita luminosa. La testimonianza del suo rapporto con Gesù continua a lasciare tracce

Il vescovo Mattiazzo: «Laura è stata chiamata a una sofferenza impensata per la sua età e a una intuizione del Signore e della sua grazia non comune»

Laura, una vita luminosa. La testimonianza del suo rapporto con Gesù continua a lasciare tracce

L’emittente berica Radio Oreb le ha di recente riservato una puntata della sua rubrica “Santi giovani, giovani santi”, ma pure Radio Mater di Como ne ha diffusamente parlato così come TV 2000 le ha in passato dedicato alcuni servizi: lei è la piccola Laura Degan di Cervarese Santa Croce, mancata prematuramente nel settembre 1994, con la sua storia toccante, caratterizzata da un cammino doloroso che, sembra un paradosso, si è meravigliosamente riempito di speranza.

È la storia della vita breve, brevissima – sei anni appena – di Laura, una bambina come tante che amava giocare, scherzare e ridere, ma anche «una bambina speciale – riflette nonna Assunta – perché con la sua pur piccola vita, molto presto segnata dalla malattia, ha saputo accendere e diffondere una grande luce intorno a sé». E il primo, struggente ricordo della bambina «è apparso nell’autunno del 1994, a qualche settimana dalla sua scomparsa, proprio tra le pagine della Difesa – esordisce mamma Paola – la testimonianza suscitò così l’attenzione di mons. Giuseppe Segalla, docente emerito di Sacra Scrittura della Facoltà Teologica del Triveneto, che si mise in contatto con l’allora parroco don Rino Brasola per conoscere la figura della piccola Laura; e di padre Luigi Rizzo, giuseppino del Murialdo, missionario nella foresta amazzonica ecuadoregna, che si raccomandò alla bambina prima di una delicata operazione chirurgica».

Anche nel convento del Sacro Cuore di Saccolongo, dove risiedeva padre Daniele Hekić (di cui è in corso la causa di beatificazione), un grande amico con cui la piccola Laura aveva stretto una singolare e costante amicizia, ci si adoperava per rendere nota la figura di questa bambina, che amava recitare il rosario tanto da manifestare verso la Vergine Maria – che lei chiamava teneramente Mamma celeste – «un intenso amore filiale», così come serbava un affetto del tutto particolare per il suo angelo custode con cui negli ultimi tragici mesi di vita «dialogava quotidianamente». Via via la vicenda di Laura Degan ha attirato, con il passaparola, l’interesse di un sempre maggior numero di persone: un interesse sfociato, in un arco di 25 anni, nella pubblicazione di cinque testi dedicati a lei , l’ultimo dei quali Nata per il paradiso scritto dalla giornalista Costanza Signorelli (La Nuova bussola quotidiana edizioni), con la prefazione del card. Angelo Comastri. Queste pubblicazioni aiutano a meglio comprendere la sua esistenza segnata dalla malattia eppure così ricca di fede e di episodi straordinari. Perché Laura, così «innamorata di Gesù», è stata chiamata – sono parole del vescovo Mattiazzo – «a una sofferenza impensata per la sua età e a una intuizione del Signore e della sua grazia non comune».

Mamma Paola ancor oggi alla domanda quale fosse, secondo lei, la missione assegnata alla figlioletta a fronte della sua eccezionale esistenza, ribadisce: «Io non lo so». In questa semplicissima, quasi disarmante risposta sta tutta la consapevolezza di aver accolto, sulla propria figlia, l’opera di un Altro e insieme l’umiltà di riconoscere come tale opera abbia superato e continui a superare l’umana comprensione: «Moltissime cose di Laura nel momento in cui le abbiamo vissute – afferma – noi stessi familiari non le abbiamo capite. Innanzitutto perché Laura viveva e ci faceva vivere la straordinarietà del suo rapporto con Dio con totale semplicità e normalità. Ma soprattutto perché, io penso, Dio abbia voluto nascondere le meraviglie che stava operando nella sua anima, affinché nessuno la potesse in alcun modo profanare».

La figura di Laura ha richiamato l’attenzione di tanti come mons. Loris Capovilla, mons. Antonio Riboldi, il teologo polacco Marek Tomaszewski... Molte le persone comuni “toccate” da lei, come quel detenuto che ne aveva sentito raccontare nel corso di una trasmissione di Radio Maria. A tutti lei ha insegnato il suo segreto: «Vivere con gioia, accettando la sofferenza, sapendo di essere amati profondamente da Gesù e da Maria che non ci abbandonano mai».

Pochi mesi prima di volare in cielo, i genitori chiesero a Laura quale costume desiderasse indossare in occasione Carnevale ormai vicino. La bambina rispose prontamente: «Mi vestirò da angelo». Nel luglio seguente, considerata l’impotenza della medicina nei confronti della malattia di Laura, maturò la decisione di mamma Paola, sostenuta dal parere di padre Daniele, affinché la bambina potesse ricevere il suo Gesù. «La sera del 6 luglio, a soli sei anni – rammenta nonna Assunta – Laura ricevette la prima comunione nel corso di una messa celebrata in parrocchia. Portava un bel vestitino bianco e blu e un grazioso cappellino bianco. Era vestita come nel giorno del Corpus Domini dell’anno precedente quando, durante la processione, spargeva i petali di rose per le vie del paese dove passava Gesù».

L’allora parroco di Cervarese Santa Croce, don Rino Brasola, annotò: «Quello che mi sorprendeva in questa bambina di pochi anni non era tanto l’atteggiamento raccolto e consapevole che assumeva nel ricevere l’eucarestia, quanto invece il silenzio e la solitudine che desiderava attorno a sé: chiedeva di rimanere sola, di non essere disturbata».

Qualche mese dopo la giovanissima vita di Laura venne spezzata dalla malattia. Ma è una vita che, come scrisse padre Camillo Bianchin, superiore del convento Sacro Cuore di Saccolongo recentemente scomparso, «continua a portare frutto anche quaggiù». Tra i tanti segni, prendiamo la vicenda di Tatiana, una compagna di classe di Laura. Quando quest’ultima, che a causa delle cure non poteva frequentare le lezioni, si serviva dei quaderni dell’amichetta del cuore per stare al passo con i compiti. Quando Laura è salita al cielo, Tatiana ha scritto questo pensiero: «Cara Laura, io non ti vedo, ma nel mio cuore ci sei, sei tu che mi proteggi». Poco più di una decina di anni dopo Tatiana è entrata in un monastero di clausura con il nome di suor Laura in ricordo della compagna di scuola e di giochi che aveva scelto come sua protettrice. Ora è monaca clarissa dell’Immacolata. Per ricevere informazioni o inviare testimonianze su Laura: infolauradegan@gmail.com

Mamma Paola «Dio operava nella sua anima...»

«Laura viveva e ci faceva vivere il suo rapporto con Dio con totale semplicità e normalità. Penso che Dio abbia voluto nascondere le meraviglie che stava operando nella sua anima, affinché nessuno la potesse in alcun modo profanare».

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