Le fake news non possono trasformare il verosimile in vero

I contenuti, i valori, i progetti che possono consentirci di affrontare i problemi concreti vengono oggi espressi da altri soggetti, che finiscono per svolgere quasi una funzione di supplenza politica. Mi riferisco al Papa, e alla sua insistita valorizzazione dei deboli, degli esclusi, di chi è costretto a migrare, di chi abita le periferie del mondo. Mi riferisco ai ragazzi che scendono in piazza per chiedere un cambiamento nelle politiche sul clima, tale da garantire un futuro al genere umano. Mi riferisco a tutti coloro che, nelle varie parti del mondo, chiedono pane e dignità

Le fake news non possono trasformare il verosimile in vero

Ritorniamo un po’ alle cose fondamentali. Evitiamo per esempio le tesi estreme, che sono vere solo in teoria e che invece, nella pratica, non funzionano affatto. Una di queste tesi dice che, negli ambienti comunicativi in cui siamo immersi, non ci sono più fatti, ma solo “fattoidi”, e che tutto si presenta come verosimile, grazie alla potenza dell’informazione globale. Non per nulla viviamo nell’epoca delle fake news. Ne seguirebbero l’impossibilità di distinguere il vero dal falso, la mescolanza di giusto e sbagliato, il disinteresse nei confronti delle cose, dal momento che la loro verità sarebbe inattingibile. Tutto questo, però, non è vero. È, appunto, una fake news.

Attenzione. Non sto dicendo che questi processi non si verificano. Non sto dicendo che oggi, travolti da un’overdose di notizie, non è estremamente difficile capire che cosa è vero e che cosa non lo è, e che ancor più complesso è effettuare la dovuta verifica. Questo è un altro dato di fatto. Che tuttavia non implica l’incapacità di attingere alla verità.

Ecco ciò che voglio dire: che il nostro buon senso ancora funziona.

Nonostante tutto, nonostante i rivoluzionari mutamenti della società digitale, esso ci spinge a distinguere il vero dal falso e a cercare una verifica. E se anche abbiamo sbagliato, se anche siamo stati preda di campagne di disinformazione, possiamo appunto accorgerci dell’errore. Lo impone, prima o poi, la dura esperienza della realtà.

Consideriamo ad esempio la campagna elettorale per le prossime elezioni europee. Sembrerebbe, questo, l’agone perfetto in cui dimostrare che l’esagerazione, addirittura la manipolazione della realtà, è quanto serve per orientare il voto. E non è che gli strateghi della comunicazione di questa o quella forza politica non provino a seguire questa strada. Ma noi non viviamo nel mondo delle favole. Abbiamo bisogno bensì di essere orientati, di capire. E tuttavia siamo in grado di guardare in faccia le cose, al di là delle opinioni che ci vengono imposte.

Se si considera questa o quella proposta politica, semmai, il problema non sta nella comunicazione, vera o falsa, che la dovrebbe supportare. Il problema sta nei contenuti che questa comunicazione dovrebbe veicolare, e che in molti casi sono davvero poveri e inadeguati alle emergenze del presente. Si continua a ritenere, infatti, che una comunicazione efficace, convincente, possa supplire alla mancanza di un progetto significativo. Ma questo, appunto, è falso. Il mezzo non può sostituire il messaggio: tanto più sul piano della politica, e dei valori che essa dovrebbe esprimere.

E allora accade che i contenuti, i valori, i progetti che possono consentirci di affrontare i problemi concreti vengono oggi espressi da altri soggetti, che finiscono per svolgere quasi una funzione di supplenza politica. Mi riferisco al Papa, e alla sua insistita valorizzazione dei deboli, degli esclusi, di chi è costretto a migrare, di chi abita le periferie del mondo. Mi riferisco ai ragazzi che scendono in piazza per chiedere un cambiamento nelle politiche sul clima, tale da garantire un futuro al genere umano. Mi riferisco a tutti coloro che, nelle varie parti del mondo, chiedono pane e dignità.

Questi sono i temi fondamentali. Queste sono le esigenze vere, che mordono sulla nostra pelle. Averne consapevolezza ci permette di tenere distinti vero e falso, e di verificare nei fatti la correttezza delle informazioni.

Insomma: la diffusione di fake news non può trasformare il verosimile in vero. Magari una certa narrazione di come vanno le cose può farci fare scelte sbagliate. Ma alla fine lo scontro con la realtà ci fa capire il nostro errore. Basta solo che non sia troppo tardi.

Adriano Fabris

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Sir