Lunedì 22 marzo, il giorno dello sciopero dell'intera filiera italiana di Amazon

I sindacati lo hanno definito il primo sciopero al mondo dell’intera filiera di Amazon e ha chiamato in causa sia i lavoratori dei magazzini e dei centri di smistamento sia quelli delle aziende di trasporti che portano i pacchi nelle case. Secondo Stefano Malorgio della Filt Cgil alla protesta di lunedì 22 marzo ha aderito oltre il 70 per cento in tutta Italia. In Veneto presidi davanti alle prefetture di Verona e Rovigo, mentre a Vigonza i lavoratori sono fuori dai cancelli del deposito di smistamento locale. Per i sindacati, il colosso dell'e-commerce non vuole trattare su miglioramento di condizioni di lavoro, turno e stabilizzazione dei somministrati; Amazon risponde dicendo che i dipendenti vengono al primo posto soprattutto in periodo di pandemia. Intanto a Vicenza si aprirà un nuovo polo logistico.

Lunedì 22 marzo, il giorno dello sciopero dell'intera filiera italiana di Amazon

Il primo sciopero al mondo dell’intera filiera di Amazon. Così hanno chiamato i sindacati l’atto di protesta di 24 ore con braccia conserte che si è svolto in Italia lunedì 22 marzo e che ha unito sia i lavoratori dei magazzini e dei centri di smistamento sia quelli delle aziende di trasporti che portano i pacchi nelle case. Un potenziale di 40 mila lavoratori e di questi, stando alle affermazioni di Stefano Malorgio, segretario generale della Filt Cgil, la Federazione italiana dei lavoratori dei trasporti, ha aderito il 70 per cento.

Lo sciopero contro il colosso del commercio elettronico, proclamato dai sindacati confederali dei trasporti Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti, ha visto presidi davanti ai magazzini più importanti e davanti alle prefetture disseminate lungo la penisola: così è successo a Rovigo e a Verona, con i lavoratori riuniti in piazza dei Signori, mentre a Vigonza si sono ritrovati in 150 fuori dai cancelli del deposito di smistamento locale, dalle 7 alle 13.30. «Amazon per ringraziare chi è andato a lavorare oggi, ovvero quasi tutti i precari con contratto in scadenza, ha donato una lattina di Coca cola e una merendina», ha detto sorriso beffardo uno dei driver in sciopero. Proprio qui a metà febbraio, i trasportatori ha scioperato per le condizioni di lavoro insostenibili acuite dall’exploit legato al lockdown e secondo le stime della Filt Cgil di Padova, entro il 2022 in Veneto ci saranno 1.500 autisti che gireranno in lungo e in largo per conto di Amazon con l’obiettivo di ridurre ulteriormente i tempi di consegna, innalzando sempre più gli standard di soddisfacimento dei clienti.

Cosa chiedono i sindacati

Le richieste dei sindacati riguardano una serie di diritti e tutele a favore dei lavoratori, che tra le altre cose comprendono l’apertura di una trattativa sugli orari e i ritmi di lavoro dei dipendenti della logistica e dei guidatori, la verifica della contrattazione dei turni di lavoro, la stabilizzazione dei tempi determinati e dei lavoratori interinali e il rispetto delle normative sulla salute e la sicurezza:

«Dopo la brusca rottura delle trattative su una piattaforma contrattuale di secondo livello della filiera Amazon – si legge nella nota – Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti hanno indetto uno sciopero nazionale necessario dopo aver constatato l’assoluta indisponibilità delle associazioni datoriali ad affrontare positivamente le problematiche sollevate dai lavoratori, nonché per la “latitanza” di Amazon nelle trattative e l’assenza di risposte della multinazionale americana in relazione alla prosecuzione del confronto, avviato a gennaio scorso, relativamente al personale dipendente e a quello che opera negli appalti dei servizi di logistica».

La delicata situazione dei lavoratori in somministrazione

Alla protesta generale si sono unite anche altre sigle che rappresentano i lavoratori interinali, cioè i somministrati, quelli che lavorano in un’azienda tramite un’agenzia terza che fa da intermediario: per Amazon in Italia sono 10 mila e chiedono continuità occupazionale e stop al turnover esasperato, parità di trattamento economico, in particolare sulle maggiorazioni per il lavoro notturno, e soluzioni ai problemi abitativi dovuti soprattutto a contratti che non permettono di stabilirsi. Un problema evidenziato anche nella sede di San Bellino e Castelguglielmo aperta nel settembre 2020: qui, come raccontato nell’approfondimento pubblicato sulla Difesa del Popolo del 7 marzo , il sistema si autosostiene come può, con affitti in nero, pensionati che mettono a disposizione una stanza, annunci che tappezzano i bar, chi sceglie di vivere in camper con contratti di somministrazione che oscillano dai 15 giorni, al mese full-time o tre mesi part-time. I sindacati locali sono in dialogo con le agenzie interinali per chiedere limpidezza anche in caso di mancato rinnovo: «Amazon è tenuta ad avvisare la proroga entro 48 ore – spiega Francesca Pizzo, segretaria organizzativa della Cisl – prima la scadenza del contratto, ma sarebbe corretto essere avvisati anche sulla cessazione del rapporto».

Amazon smentisce: «i dipendenti al primo posto»

Mariangela Marseglia, country manager di Amazon.it e Amazon.es, ha scritto una lettera ai suoi clienti , in risposto a chi ha proposto di non fare acquisti online il 22 marzo, in cui spiega che l’azienda mette «al primo posto i dipendenti e quelli dei fornitori terzi offrendo loro un ambiente di lavoro sicuro, moderno e inclusivo, con salari competitivi tra i più alti del settore, benefit e ottime opportunità di crescita professionale. Usiamo le più avanzate tecnologie e le mettiamo al servizio dei nostri lavoratori e fornitori per migliorare la sicurezza sul lavoro e semplificarlo». 

E ancora: «In Amazon rispettiamo il diritto di ogni individuo ad esprimere la propria posizione e voglio ringraziare personalmente i colleghi e i dipendenti dei fornitori dei servizi di consegna che ogni giorno lavorano per assicurare che possiate ricevere i vostri ordini. L'emergenza sanitaria tutt’ora in corso ha avuto un grande impatto sulla vita di tutti noi. Prendiamo molto sul serio il nostro compito di continuare a fornirvi un servizio utile, così come quello di proteggere la salute e la sicurezza di tutto il nostro personale, permettendovi di acquistare e ricevere i prodotti di cui avete bisogno restando a casa il più possibile»

I numeri di Amazon in Italia

La divisione italiana della società fondata da Jeff Bezos può contare su cinque centri di distribuzione su territorio nazionale con le sedi di San Bellino e Castelguglielmo in provincia di Rovigo, Castel San Giovanni (Piacenza), Passo Corese (Rieti), Vercelli e Torrazza Piemonte (Torino). Qui i prodotti vengono stoccati in attesa che i clienti li acquistino: quando viene ricevuto un ordine, l’oggetto viene prelevato da uno dei centri, imballato, etichettato e raggruppato con altri pacchi che vengono consegnati dai trasportatori a un deposito di smistamento locale, in Veneto ce ne sono due, come detto, a Verona e Vigonza. Il pacco viene raggruppato con altre spedizioni in base al codice postale e ritirato da una società di consegna locale che lo recapita direttamente al cliente. La “provincia” italiana del colosso e-commerce conta 9.500 dipendenti in 25 sedi, 4,5 miliardi di ricavi nel 2019, per un “contributo fiscale complessivo” di 234 milioni di euro.

I numeri di Amazon in Veneto e la prossima apertura a Vicenza

In Veneto Amazon ha creato 450 posti di lavoro a tempo indeterminato e prevede, entro tre anni dall'apertura dello stabilimento nel rodigino, l’assunzione a tempo indeterminato di 900 lavoratori del posto. Ma non è tutto perché proprio a metà marzo è arrivata l'ufficialità della costruzione di un nuovo polo a Vicenza: il progetto verrà realizzato su un lotto da 38,9 mila metri quadri, sui quali nasceranno magazzini e capannoni che si estenderanno per ottomila metri quadri basati su una superficie utile di 9.700 metri quadri. Ci saranno spazi per 230 van che Amazon utilizzerà per la lo smistamento logistico e la consegna a domicilio dei pacchi. Il nuovo polo sorgerà in via Serenissima, dietro il centro commerciale Palladio e sarà dotato di pannelli solari e di 400 colonnine per la ricarica elettrica dei veicoli. E si parla di circa un centinaio di lavoratori assunti. 

Camani del Pd Veneto: «Anche la Regione dev'essere in prima linea in questa battaglia»

«Nel settore dell'e-commerce la crescita del fatturato durante la pandemia non è andata di pari passo con quella dei diritti – dichiara la vice capogruppo del Partito democratico Veneto, Vanessa Camani – È intollerabile che, dopo mesi di attesa, la multinazionale si ostini a non voler ascoltare le richieste legittime delle lavoratrici e dei lavoratori. Da anni le violazioni si ripetono e il fatto che Amazon continui ad aprire nuovi stabilimenti anche in Veneto, non significa poter derogare dalle regole, a partire dall’applicazione di contratti collettivi riconosciuti a livello nazionale. Sviluppo e ricchezza di un territorio si creano con occupazione stabile e di qualità. Anche la Regione dovrebbe essere in prima linea in questa battaglia»

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