Matrimonio, sacramento d’amore. Papa Wojtyla elabora una teologia del matrimonio in cui gli sposi possono ritrovare la loro vocazione

Quella che il matrimonio crea è la famiglia umana che si inserisce nella famiglia di Dio che è la Chiesa, in un rapporto di reciproca edificazione.

Lo Spirito, che il Signore effonde, dona il cuore nuovo e rende l’uomo e la donna capaci di amarsi, come Cristo ci ha amati. L’amore coniugale raggiunge quella pienezza a cui è interiormente ordinato, la carità coniugale, che è il modo proprio e specifico con cui gli sposi partecipano e sono chiamati a vivere la carità stessa di Cristo che si dona sulla Croce. […] In virtù della sacramentalità del loro matrimonio, gli sposi sono vincolati l’uno all’altra nella maniera più profondamente indissolubile. La loro reciproca appartenenza è la rappresentazione reale, per il tramite del segno sacramentale, del rapporto stesso di Cristo con la Chiesa.

Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio, n.13 – 22 novembre 1981

Matrimonio, sacramento d’amore. Papa Wojtyla elabora una teologia del matrimonio in cui gli sposi possono ritrovare la loro vocazione

La seconda parte dell’esortazione apostolica Familiaris Consortio è molto densa perché è quella dedicata alla esplicitazione del fondamento teologico del sacramento del matrimonio. Ancora una volta il Papa riparte dal “principio” e spiega come essere creato a immagine e somiglianza di Dio che è Amore significa per l’uomo e la donna essere chiamati alla fondamentale vocazione di amare ed essere amati. La Rivelazione cristiana conosce due strade per rispondere a questa chiamata: il matrimonio e la verginità, due strade che si illuminano reciprocamente.
In questa ottica la sessualità, la donazione totale dei corpi non può dirsi qualcosa di puramente biologico ma riguarda l’intimità più profonda della persona ed è per questo che l’unico luogo in cui si può esplicitare in pienezza è il matrimonio. Questo sacramento è l’immagine e il simbolo dell’alleanza fra Dio e il suo popolo. Il culmine di questa alleanza si ha con Cristo che si dona sulla croce e gli sposi partecipano proprio di questa natura della carità. Lo Spirito Santo li abilita a questo tipo di amore. Ecco allora il principio dell’indissolubilità, non da viversi come un vincolo ma come la partecipazione piena alla fedeltà di Dio che mai può venire meno. È la stessa partecipazione che attraverso il sacramento rende gli sposi capaci di vivere la fecondità come manifestazione dell’amore di Dio per gli uomini.

Gli sposi che diventano genitori sono abilitati ad amare i propri figli e il loro amore è il segno visibile dello stesso amore di Dio. “Non si deve, tuttavia, dimenticare – scrive il Papa – che anche quando la procreazione non è possibile, non per questo la vita coniugale perde il suo valore”. Molte sono le vie per esercitare un servizio alla vita della persona e superare l’ostacolo, pur doloroso, della sterilità, prima fra tutte quella dell’adozione. Quella che il matrimonio crea è la famiglia umana che si inserisce nella famiglia di Dio che è la Chiesa, in un rapporto di reciproca edificazione.
La famiglia, chiesa domestica fa crescere uomini e donne che attraverso il battesimo entrano a far parte della Chiesa e questa condivide con la famiglia umana il beneficio della redenzione di Cristo, morto e risorto per essa. Infine il documento papale torna sul rapporto fra matrimonio e verginità. Le due realtà non sono in contrapposizione, ma anzi confermano reciprocamente il valore delle due strade che si offrono all’uomo e alla donna per l’edificazione del Regno dei Cieli. “La verginità tiene viva nella Chiesa la coscienza del mistero del matrimonio e lo difende da ogni riduzione e da ogni impoverimento”.

Quello formulato da Giovanni Paolo II è un impianto dottrinale ricco ed esaustivo, supportato dalla sapienza di padri della Chiesa come Tertulliano e San Giovanni Crisostomo. Forte del magistero del Concilio Vaticano II e dell’approfondimento di esso già compiuto da Paolo VI, papa Wojtyla elabora una teologia del matrimonio che non aveva ancora ricevuto una tale sistematizzazione. In essa gli sposi possono ritrovare la traccia sicura per la loro vocazione e i riferimenti saldi nella Scrittura e nel Magistero. Il matrimonio che, in quegli anni, ancora non viveva così forte la crisi che oggi sperimentiamo, non può più essere considerato un sacramento di valore inferiore rispetto all’ordine o rispetto alla consacrazione religiosa, ma anzi assume una dignità altissima nell’economia della Chiesa e per questo l’Esortazione Apostolica prosegue con la sua parte più ampia dedicata ai compiti della famiglia cristiana.

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Fonte: Sir