Mestrino. Non solo "sagra": in bici alla scoperta del territorio

Dal 18 al 24 agosto nella parrocchia di San Bartolomeo apostolo a Mestrino prende avvio la sagra, momento di festa, musica, divertimento in cui si inseriscono alcuni appuntamenti speciali: dalla salita sul campanile per ammirare Mestrino dall'alto alla biciclettata alla scoperta di frazioni e piccoli borghi, fino alla visita guidata alla chiesa alla serata Mestrino incontra la Romania.

Mestrino. Non solo "sagra": in bici alla scoperta del territorio

La sagra di san Bartolomeo a Mestrino non è solo divertimento, musica, occasione di incontro. Dal 18 al 24 agosto è stato pensato un programma dove c’è spazio un po’ per tutti: un’area con stand gastronomico, pista per il ballo e pesca di beneficenza; un’area famiglia-incontro dove ci saranno una decina di postazioni con giochi di una volta (come freccette o flipper in legno) e spettacoli per famiglie. Un’area giovani, il Bart, nella piazza del Municipio, dove 25 volontari per sera si turnano a servire panini e gestire i gruppi con musica dal vivo. Infine, la zona luna park in piazza del Mercato.

In questo si intersecano alcuni appuntamenti speciali. S’inizia il 18, alle 20, con i giochi per bambini in campetto, domenica 19 invece c’è la biciclettata alle 17 con aperitivo finale: «Un appuntamento – spiega Simone Dalla Libera, responsabile dell’area famiglie nel comitato sagra e membro sia del direttivo del circolo Noi che del consiglio pastorale – già sperimentato l’anno scorso con una sessantina di persone alla scoperta della bella chiesa di Lissaro e di una villa ad Arlesega. Quest’anno, invece, andremo a scoprire il borgo di Santa Maria in Veggiano con il suo mulino restaurato. È una proposta per conoscere il territorio, ma anche per unire famiglie e anziani: si creano intrecci molto belli perché i nonni raccontano episodi e aneddoti legati ai nomi delle strade».

Su questa scia è anche l’appuntamento novità di quest’anno: la salita alla torre campanaria per ammirare Mestrino dall’alto e la visita guidata alla chiesa per apprezzare l’altare maggiore proveniente da una chiesa dismessa veneziana e risalente alla scuola del Sansovino del 1600. 
Un altro momento da non perdere della festa parrocchiale, proposto per la prima volta l’anno scorso, è la serata in collaborazione con la comunità romena che ha un doppio sviluppo: il 23, legato a tradizioni e cibo tipico e il 24 più religioso. Giovedì sera, quindi, Mestrino incontra la Romania entrando in contatto con musica, cibo tipico e grazie alla coinvolgente partecipazione di 12 ballerini della scuola di danza Junii Valahi della Romania. A inizio serata, una partita a calcetto fra le due nazioni.

Il 24 invece, giorno del santo patrono, una messa, alle ore 19, con un momento di preghiera proposto da padre Nicolae Secita della chiesa ortodossa. «L’iniziativa – chiarisce don Sergio Turato, il parroco – ha dato un’identità specifica alla nostra sagra. L’idea è stata subito condivisa da entrambe le chiese e appoggiata da tutto il direttivo del comitato sagra. Abbiamo sperimentato che la relazione tra italiani e romeni a Mestrino è speciale. La sagra deve davvero essere il luogo dove la comunità cristiana si allarga, una comunità che deve mostrarsi unita, dove ciascuno si mette umilmente a servizio del fratello, accogliente, dove nessuno si sente escluso, gioiosa dove la tristezza è bandita. Le sagre parrocchiali sono un vero laboratorio di collaborazione, di unione di intenti, di preghiera operosa che esce dal presbiterio per farsi prossimo e dove il risultato economico è uno dei risultati».

Un programma, dunque, ricco e pensato e portato avanti da tanti volontari: quelli presenti nei giorni di festa, ma anche quelli che non si notano perché dedicano tempo e impegno nella fase di organizzazione e quelli che restano per sistemare e ripulire quando la festa è passata. «Se la sagra ha successo – conclude Dalla Libera – anche a livello di incassi, è grazie a questa preziosissima forza. Questa energia invisibile fa la differenza e, talvolta, rischia di scomparire se non si coltiva il senso della gratuità e lo spirito di servizio che sembrano sostituibili con la sola logica del denaro. Su questo si può fare ancora molto, anche per coinvolgere le nuove generazioni».

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