Myanmar, Ue favorevole a un embargo sulle armi e nuove sanzioni

Dopo un eccidio che in Myanmar, nel giorno della vigilia di Natale, è costato la vita a 35 persone, compresi due operatori dello staff di Save the children, l'Unione ha annunciato di sostenere la proposta di embargo internazionale rilanciata martedì dal governo degli Stati Uniti

Myanmar, Ue favorevole a un embargo sulle armi e nuove sanzioni

Dopo un eccidio che in Myanmar, nel giorno della vigilia di Natale, è costato la vita a 35 persone, compresi due operatori dello staff di Save the children, l'Unione europea ha annunciato di sostenere la proposta di embargo internazionale sulla vendita delle armi, già rilanciata martedì dal governo degli Stati Uniti. Da Bruxelles hanno inoltre fatto sapere che intendono rafforzare le sanzioni economiche sul Paese asiatico, che da febbraio è guidato da una giunta militare responsabile del rovesciamento del governo eletto a novembre 2020.

L'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'Ue, Josep Borrell, ha dichiarato: "Di fronte all'escalation della violenza, sono necessarie ulteriori azioni preventive a livello internazionale, compreso un embargo sulle armi", che il regime dei militari - come emerge da inchieste di stampa e report dei difensori dei diritti umani - sta impiegando per reprimere internamente le proteste popolari, ma anche per respingere i gruppi armati locali. Negli scontri vengono coinvolti anche i civili, che spesso subirebbero atti di rappresaglia poiché accusati di sostenere i miliziani. A denunciarlo, è anche l'emittente britannica Bbc che in un'inchiesta esclusiva del 20 dicembre scorso ha denunciato la morte di 40 civili in un villaggio, che secondo i testimoni ascoltati, sono stati prima torturati e poi sepolti in fosse comuni. Le violenze si sarebbero verificate a luglio scorso.

Anche l'eccidio del 24 dicembre avrebbe avuto tale connotazione: i 35 cadaveri bruciati - tra cui anche donne e minori - è stato rinvenuto in una zona in cui sono in corso scontri con le milizie armate locali. La stampa birmana indipendente segnala anche il rogo delle case che costringe le persone a lasciare i propri villaggi.

Prima del golpe, il Myanmar era governato dal partito della Premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, che è stata arrestata dai militari nel giorno del golpe assieme ad altri vertici politici. Accusata di vari reati, di recente è stata condannata a 4 anni di carcere per aver violato le restrizioni contro il Covid-19, ma su di lei pendono anche altri processi che potrebbero costarle l'ergastolo.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)