Myanmar, la denuncia dell’ong: “Rubini per finanziare i militari”

Global Witness: “I marchi di lusso stanno nascondendo la testa sotto la sabbia e vendono rubini che molto probabilmente finanzieranno conflitti a consumatori inconsapevoli”

Myanmar, la denuncia dell’ong: “Rubini per finanziare i militari”

Comprando un rubino si potrebbe finanziare i militari del Myanmar e le loro atrocità. A denunciarlo è un rapporto dell’ong Global Witness, che fa anche nomi molto noti, come Graff, Bulgari, Van Cleef & Arpels e Sotheby’s. Clare Hammond, ricercatrice dell'organizzazione, ha detto: “Degli oltre trenta gioiellieri internazionali, case d'asta e rivenditori di massa che abbiamo contattato, la maggior parte non disponeva di adeguate misure per determinare le fonti delle pietre preziose che acquistano”. Inoltre, il report dice che appena quattro aziende hanno detto in modo chiaro che non si riforniscono più dall’ex Birmania, dove il potere è stato preso dall’esercito lo scorso 1° febbraio. Queste imprese sono Tiffany, Signet, Boodles e Harry Winston.
Manca trasparenza. I rubini escono dal Paese e sono poi trattati da società che dicono di non poter avere la conoscenza completa di una catena di fornitura così complessa. E accade così che quando queste pietre vengono commerciate alla fine non si sa più da dove arrivino. Per Clare Hammond “i marchi di lusso stanno nascondendo la testa sotto la sabbia e vendono rubini che molto probabilmente finanzieranno conflitti a consumatori inconsapevoli”.

Il giro d’affari. Secondo il rapporto, che ha studiato il periodo 2017-2021, il settore vale per il Paese tra i 346 e i 415 milioni di dollari l’anno, con un boom dell’estrazione clandestina dopo il colpo di Stato, che verrebbe dunque finanziato con pietre preziose. Il Myanmar, del resto, è tra i due più grandi fornitori di rubini al mondo. La gran parte di queste pietre, circa il 90%, arriva da Mogok, nella regione di Mandalay. Le società fanno parte perlopiù del Myanma Economic Holdings Limited, uno dei due gruppi gestiti dall’esercito birmano (l’altro è il Myanmar Economic Corporation).
La richiesta. Per Global Witness serve l’intervento della comunità internazionale per cambiare le cose. “C’è bisogno di un’azione internazionale più forte - si legge nel report - per assicurare che i militari non possano fare delle risorse naturali una via di salvezza per il suo regime illegittimo. Questo deve includere il divieto di importazione delle pietre preziose dal Myanmar, oltre a misure finanziarie e bancarie più dure per isolare la giunta birmana dal sistema economico internazionale”.

Il contesto. Una recente inchiesta pubblicata dall’emittente britannica Bbc ha svelato torture, omicidi di massa e fosse comuni in Myanmar risalenti ai mesi scorsi. Dal golpe dello scorso febbraio il dissenso è stato represso con violenza e i morti ufficiali, stando a quanto dichiarato dall’Assistance Association for Political Prisoners, sarebbero come minimo 1.300, anche se si teme siano molti di più.

L’articolo integrale di Fabio Polese (da Chiang Mai, Thailandia), Myanmar: il vero prezzo del rubino birmano, può essere letto su Osservatorio Diritti.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)