Ordinazione domenica 5 luglio. Eros e Luca, finalmente preti

Ordinazioni presbiterali. Questa domenica, il vescovo Claudio ordina due diaconi del seminario maggiore. A causa del Covid, la celebrazione in Cattedrale è “a numero chiuso”, ma tutti possono partecipare alla loro gioia. La vocazione? «Su un campo di pallavolo» per Luca. Lì è cominciato tutto... Il seminario? «Comunità e parrocchia»: queste le due parole-sintesi per Eros. Anche il tempo del lockdown è stato “formativo” per Eros e Luca: il primo l’ha vissuto in seminario minore, il secondo il parrocchia ad Abano

Ordinazione domenica 5 luglio. Eros e Luca, finalmente preti

Due nuovi preti per la Chiesa di Padova: ecco cosa “accade” questa domenica in Cattedrale. È stato un periodo molto strano: l’ordinazione stessa è stata rimandata a causa del Covid-19 e quella del 5 luglio è una celebrazione a numero chiuso, ma non per questo meno importante e meno gioiosa. Nonostante tutto... Eros Bonetto (36 anni, Bronzola) e Luca Gottardo (31 anni, di Arlesega) diventano preti! Li ascoltiamo...

Luca, come hai capito che il Signore ti chiamava a seguirlo?
«Ero un giocatore di pallavolo di serie A. La pallavolo per me era allo stesso tempo una grande passione e un lavoro impegnativo. Ma, ancor più, era il mio stesso sogno, che si è realizzato nel 2010. Avevo una ragazza e studiavo scienze dell’educazione all’Università di Padova. La mia vita sembrava piena e realizzata, anche perché il pubblico, durante le partite, cominciava a considerarmi e la mia carriera era promettente, ma a un certo punto ho sentito che questo non era tutto, avvertivo un vuoto dentro di me e non capivo più cosa veramente volessi dalla mia vita. Durante una partita di pallavolo, guardando verso il pubblico, mi sono chiesto se questa fosse veramente la vita che volevo. Qualche sera dopo mi sono inginocchiato ai piedi del letto e ho parlato al Signore come a un amico, consegnandogli tutti i miei dubbi e le mie domande. Ho cominciato ad andare a messa sempre più spesso. Questo mi dava tanta pace e mi ha portato, però, anche ad aver paura che il Signore mi stesse davvero chiamando a seguirlo: pensavo al dover lasciare la pallavolo, a cosa avrebbe detto la mia famiglia e alla Chiesa, con tutti i pregiudizi comuni che la riguardano al giorno d’oggi. Sono stati due anni di lotte e resistenze in cui, facendomi accompagnare dall’animatore vocazionale, ho deciso di lasciare la pallavolo e di entrare a Casa Sant’Andrea. Inizialmente ho fatto servizio a casa Santa Chiara e al centro di ascolto Caritas, poi, negli anni di seminario, prima a Borgoricco San Leonardo, poi a Sarmeola e quest’anno ad Abano».

Eros, come hai vissuto gli anni di seminario? Il cammino formativo, la vita comunitaria, la guida degli educatori, le esperienze in parrocchia...
«I miei cinque anni di seminario maggiore li riassumerei in due parole: comunità e parrocchia. Ho fatto servizio a Ponte di Brenta, nella Pastorale vocazionale, all’ospedale di Schiavonia e, quest’anno, a Zané. Qui ho potuto creare legami che tuttora continuano, perché il cammino vocazionale di un seminarista è sostenuto anche dalla sua parrocchia. La comunità del seminario è bella e vivace. Mi ha aiutato a superare l’ostacolo iniziale di entrare nelle dinamiche della vita comunitaria a 29 anni, dopo un periodo in cui ho abitato da solo. È una fraternità che si mostra specie nei momenti della semplice quotidianità, come un caffè dopo pranzo o un sostegno reciproco durante gli esami».

Luca, come hai vissuto l’anno di diaconato, che per te si è declinato in un’esperienza a tempo pieno in parrocchia?
«È stato il primo anno per me nella parrocchia di Abano San Lorenzo, insieme a don Alessio Bertesso, parroco, e a don Stefano Gui, vicario parrocchiale. Ho potuto avere un assaggio di comunità, che ha nutrito il mio diaconato. Certamente mi dispiace di non aver potuto vivere appieno la vita parrocchiale a causa del Coronavirus, però abbiamo cercato altri metodi per incontrare la nostra comunità cristiana. La vita fraterna della canonica è stato un aspetto che ho davvero apprezzato, perché il periodo di lockdown l’ha favorita e accentuata. È stato, il Covid, anche un tempo faticoso, ma ho trovato sostegno in primo luogo nella preghiera, che mi ha aiutato a ricordare che io sto diventando prete per il Signore. In secondo luogo, ho trovato serenità in Maria, che ha rinforzato ulteriormente in me il desiderio di diventare prete. Non mi ero mai sentito davvero pronto all’ordinazione, il vivere quest’attesa mi ha portato a dire un nuovo piccolo sì al Signore. Adesso gusto la gioia di questa ordinazione che sta per venire e dico il mio grazie al seminario per la cura e la pazienza con cui mi ha accompagnato».

E tu, Eros, come hai vissuto quest’anno di diaconato da educatore in seminario minore?
«Al Minore ci sono, al momento, dodici ragazzi dalla prima alla quinta superiore. All’inizio avevo qualche timore sul vivere il mio diaconato in questa nuova comunità. Invece la mia stessa vocazione ha trovato nutrimento nel vedere come il Signore realmente chiama e fa sbocciare il germe della vocazione anche così presto nella vita di coloro
che ha scelto. Ho apprezzato molto anche l’equipe educativa. Il tempo del Covid-19 l’ho vissuto in seminario minore e, nonostante la fatica di non vedere più fisicamente i ragazzi, perché erano a casa, questo periodo mi ha aiutato a ricentrare la mia vita e le mie scelte sul Signore».

Alberto Pastorello

Concluso l’anno formativo per i 22 seminaristi

Con l’ordinazione dei nuovi preti la comunità del seminario maggiore termina il suo anno formativo. Al momento sono 22 i seminaristi, dei quali 18 residenti in seminario. «È stato un anno senza dubbio anomalo a causa del Coronavirus, ma non per questo meno bello e meno intenso – raccontano i seminaristi – Con la guida degli educatori ognuno di noi ha cercato di discernere la volontà del Signore per lui anche in questo tempo di lockdown».
«A lui, buon pastore, affidiamo i nostri giovani in cammino – sottolineano gli educatori – e chiediamo a tutti una preghiera speciale per loro e per coloro che il Signore chiama nella sua vigna».

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