Perché c’è bisogno di ri-umanizzare la medicina

Nasce da questo bisogno il convegno in svolgimento al Policlinico “Gemelli” di Roma, giovedì 6 dicembre: “Curare con il cuore”. Espressione altamente evocativa di una relazione di cura di prossimità e immedesimazione con il malato e il suo male. Relazione di empatia, che penetra nel pathos, nel sentire e soffrire del malato; di compassione, che lo prende con sé, ne con-divide la sofferenza; e di consolazione, che porta e dona al malato il solatium, il sollievo cioè e il conforto della medicina

Perché c’è bisogno di ri-umanizzare la medicina

La medicina sta subendo oggi una deriva aziendalistica, tecnicista, fisicalista, come tale umanamente riduttiva e spersonalizzante: una medicina frantumata dalla molteplicità crescente delle specializzazioni e degli approcci al malato, che lo priva di un chiaro riferimento a chi lo prende in carico e lo cura; una medicina che smarrisce l’unitotalità corporeo-emotivo-spirituale della persona e con essa il concorso della componente emotiva e spirituale nell’insorgere della malattia, nella diagnosi e nella cura; una medicina polarizzata sulla malattia da sconfiggere, piuttosto che sul malato da curare; una strutturazione, a sua volta, e un’organizzazione medico-sanitaria centrata sull’ospedale aziendalizzato, piuttosto che sulla persona del paziente.

Di qui il disagio di malati e famiglie, di medici e operatori sanitari, da intercettare come bisogno di far ritrovare alla medicina il suo afflato umano e umanizzante: il bisogno di una ri-umanizzazione della medicina, in risposta alle sfide dell’oggi, per arrestare quelle derive.

Nasce da questo bisogno il convegno che si tiene al Policlinico “Gemelli” di Roma il 6 dicembre: “Curare con il cuore”. Espressione altamente evocativa di una relazione di cura di prossimità e immedesimazione con il malato e il suo male. Relazione di empatia, che penetra nel pathos, nel sentire e soffrire del malato; di compassione, che lo prende con sé, ne con-divide la sofferenza; e di consolazione, che porta e dona al malato il solatium, il sollievo cioè e il conforto della medicina.

Una cordialità del curare, che dall’ordine relazionale trabocca in quello ambientale dei luoghi di cura da qualificare e rendere confortevoli; e in quello strutturale e organizzativo di una offerta medica rispondente – nella pianificazione, nel coordinamento e nella attuazione delle cure – alle giuste attese del malato.

L’umanizzazione delle cure è una qualità e un valore, una responsabilità e un compito attinti alla dignità umana e cristiana della persona malata, a servizio, tutela e cura della quale la medicina è costituita. E alla cui coscientizzazione e ri-orientamento – in risposta alle sfide e alle derive del presente – il convegno è mirato e diretto.

Mauro Cozzoli

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Fonte: Sir