Perché il Capodanno Caritas? Per iniziare il 2020 con il sorriso!

Generare nuovi legami alla festa di mezzanotte. Mettersi in gioco andando a trovare una bambina disabile malata terminale. Ritrovare inaspettatamente vecchi amici d'infanzia. Raccontare a degli sconosciuti l'esperienza che si sta vivendo e lasciare un caffè pagato per chi è povero. Tutto questo e molto altro nella testimonianza di Arianna, che anche quest'anno ha partecipato al Capodanno Caritas e ancora una volta è stato speciale!

Perché il Capodanno Caritas? Per iniziare il 2020 con il sorriso!

Perché ho scelto di chiudere il mio 2019 al Capodanno Caritas?
Beh, diciamo che anche quest'anno ho deciso di concludere l'anno con il sorriso sulle labbra, ma questa volta è stato diverso e ancora più speciale. Quest'anno non siamo stati noi a scegliere la realtà che poi siamo andati ad animare nel pomeriggio, ma è stata lei a scegliere noi per il blitz party.
Avevamo un po’ di paura, nessuno di noi aveva ben capito dove saremmo andati, a chi avremmo portato il nostro sorriso, il nostro amore, la nostra pazzia e la nostra allegria, ma siamo stati scelti per lei e con i nostri dubbi e insicurezze abbiamo accettato.

A metà mattinata abbiamo scoperto che la realtà nella quale saremmo dovuti andare nel pomeriggio era la casa di una bambina diversamente abile malata terminale. Io, Matteo e Marco, appena scoperta la notizia, ci siamo guardati negli occhi, abbiamo respirato profondamente e ci siamo detti "è una bella sfida, sarà dura ma ce la faremo" (e meno male che eravamo insieme!).
Nello stesso momento, hanno dato il via anche alla prima edizione di "Oltre confine - The Game", una sfida di carità tra i vari gruppi che nel pomeriggio, come noi, sarebbero andati ad animare con palloncini, giochi e magie, varie realtà del territorio di Padova. Molto stile "Pechino Express", ci è stata consegnata una lista di 15 prove d'amore e carità che avremmo dovuto superare durante il pomeriggio, prima e dopo i blitz party.
Il gruppo che entro le 19 fosse riuscito a superare il maggior numero di prove, avrebbe vinto.

Prima di andare a casa di A. la prima sfida che abbiamo superato chiedeva di leggere insieme Matteo 25, 31-46 e di scriverci sulla mano le ultime parole del versetto 40: "Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me". Parole che, scritte nelle nostre mani, ci hanno accompagnato durante tutta la giornata.
Ci siamo poi fermati in un centro commerciale dove abbiamo comprato un orsetto di peluche e lo abbiamo regalato alla seconda persona che abbiamo trovato appena usciti nel negozio (seconda perché la prima non l'ha presa tanto bene e ci ha risposto che non aveva tempo per queste cose). Fortunatamente la seconda persona che ci è apparsa dopo essere usciti dal negozio è stata una bambina con un papà che ha subito accettato il nostro regalo. Siamo poi riusciti a fermare, dopo svariati tentativi falliti, uno sconosciuto a cui abbiamo raccontato la nostra esperienza e successivamente chiesto cosa ne pensasse. È stato bello vedere i suoi occhi interessati e stupiti del fatto che così tanti giovani avessero deciso di festeggiare una festa, come quella di Capodanno, in questo modo.
Finalmente poi sono arrivate le 15 e ci siamo diretti a casa della piccola A.

A. non poteva né parlare né muoversi, la sua malattia la teneva legata a una carrozzina, ma lei ci ha parlato, eccome se ci ha parlato attraverso i suoi occhi e i suoi sorrisi! All'inizio non sapevamo bene cosa fare, siamo rimasti tutti e tre un po' spiazzati... Poi però mi sono ricordata della mia “arma speciale” e della frase che i miei amici clown che sono stati in missione a Gornja ci dicono sempre: «All'amore si arriva con un sguardo». Ed è stato proprio cosi. E lì, in quel momento mi sono illuminata, avevo capito tutto. Avevo capito perché eravamo stati scelti noi. Oltre le parole, oltre ogni cosa, oltre ogni confine (proprio come lo slogan del capodanno Caritas). Dopo un po' l'infermiere di A. mi guarda e dice: «Io ti ho già vista da qualche parte».
Sorrido, sicura di non averlo mai visto prima, e io, Matteo e Marco continuiamo a scherzare e a giocare con A. A un certo momento ci fermiamo a parlare con l'infermiere, scambiamo due parole e scopriamo che entrambi da piccoli abitavamo a Cadoneghe. In quel momento ho visto i suoi occhi illuminarsi: si ricordava ogni cosa. Quando eravamo piccoli giocavamo sempre insieme, si ricordava di me, della bambina biondissima con gli occhi azzurri. Tuttora, dopo due giorni rimango incredula. Il giorno dopo torno a casa, inizio a sfogliare gli album delle foto di quando ero piccola e... Eccole là: io, lui e altri amichetti a una festicciola di Halloween.

Sorpresi ed increduli, dopo che abbiamo portato A. a riposare, ci salutiamo e continuiamo la lista di prove di "Oltre confine - The Game". Abbiamo fermato dieci sconosciuti e chiesto loro di fare una foto insieme, abbiamo cantato in un bar una canzone di Natale per augurare a tutti un buon anno nuovo, abbiamo lasciato un caffè in “sospeso” e chiesto alla responsabile del bar di darlo a una persona povera, abbiamo cantato e ballato con un'artista di strada e fatto un sacco di altre cose.

E sapete una cosa? Lo rifarei altre mille volte. Mi sono sentita così felice e non mi sono vergognata neanche un secondo di quello che stavamo facendo. Ricordo le parole che il vescovo Claudio ci ha detto prima che partissimo per Roma nel 2018: «Non so se avete notato anche voi gli occhi delle persone che vi vedono. Sono tutti sorpresi, sembra impossibile che oggi vi siano così tanti giovani desiderosi di guardare avanti e di puntare in alto. Siamo così abituati alle cose brutte che quando c'è qualcosa di bello c'è un effetto a sorpresa. Ma questo ci deve far piacere: stiamo realizzando un'esperienza forse non prevedibile, una novità».
Ed effettivamente è stato così incredibilmente bello incrociare gli occhi delle persone che abbiamo incontrato e che hanno condiviso con noi questi piccoli gesti di amore.

E alla fine a vincere la prima edizione di "Oltre confine - The Game" siamo stati proprio noi!
Sono felice e grata e, nonostante tutto, sento di amare profondamente questa vita!

Arianna Petranzan

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