Piano strategico, è il tempo del confronto

Il peggio è alle spalle e ora tutti gli interlocutori hanno capito il momento di operatività per delineare una visione d'insieme per la città metropolitana. Maria Rosa Pavanello, sindaca di Mirano e presidente Anci Veneto, spiega l'avanzamento del piano strategico, il ruolo dei sindaci all'interno del nuovo ente e i progetti che andrebbero ancora sviluppati.

Piano strategico, è il tempo del confronto

Il commissariamento di Venezia è una cicatrice che pulsa ancora
Lo scotto derivato da tale provvedimento ha inciso, e tanto, anche sull’iter per l’approvazione del piano strategico, di fatto ponendo la città metropolitana di Venezia in ritardo sulla tabella di marcia.
Sul documento fondamentale che definisce la visione futura del territorio e una programmazione a lungo termine s’è discusso tanto, ma Maria Rosa Pavanello, sindaco di Mirano e presidente dell’Associazione dei comuni Veneto, coniuga ormai i verbi al passato:

dopo anni di stallo persi a riprogrammare risorse e ridefinire i ruoli, ora si sta lavorando univocamente verso una direzione effettiva. Dunque a che punto siamo con il piano strategico?

«In questo periodo si stanno organizzando diversi incontri nel territorio per presentare la bozza. Se ne parla da anni e attorno al tavolo sono stati coinvolti tutti, dalle associazioni di categoria ai vari portatori d’interesse. Adesso vedremo che tipo di approccio ci sarà con eventuali integrazioni e modifiche: diciamo che al momento non è un piano dettagliato, è generale, ma bisogna capire se quello che poi verrà presentato per l’approvazione sarà approfondito. È presto per dirlo, però è fondamentale che attorno al tema ci sia un dialogo concreto».

La bozza, nel mese di aprile, è finita sotto la lente d’ingrandimento con incontri e presentazioni nelle aree del Veneto orientale, della riviera del Brenta e del Miranese
Zone che, pur non rappresentando le cosiddette “zone omogenee” previste all’interno della Legge Delrio e incluse anche nello Statuto della città metropolitana di Venezia approvato nel gennaio 2016, costituiscono aree strategiche e nevralgiche per il territorio.

La sensazione tangibile, ribadisce ancora la presidente dell'Anci Pavanello, è che l’impasse sia ormai alle spalle
«Si sta lavorando in maniera più intesa da quando si è capito che questo ente ha delle reali potenzialità ed è nato per essere un concreto supporto. L’approccio è diverso rispetto alla vecchia Provincia e noi sindaci lo percepiamo perché siamo chiamati a deliberare il bilancio di previsione e il bilancio consuntivo. Se non altro già questa chiamata dell’assemblea dei primi cittadini è una diversità rispetto al passato quando spettava al consiglio provinciale».

Province, un difficile assestamento

Fino allo scorso anno si è assistito a una fase di assestamento con correttivi e nuove strategie in quanto la riforma di fatto non ha previsto un’abolizione totale delle Province, ma l'introduzione di nuovi enti che si occupano, per esempio, di edilizia scolastica, tutela ambientale, trasporti e strade provinciali.
Secondo il Corriere della Sera, inoltre, per il "sistema Province" sarebbero alle porte circa due miliardi di tagli in due anni, con 20 mila dipendenti in meno su 48 mila totali, pur mantenendo le stesse competenze:

«Con i tagli alle Province abbiamo già assistito a situazioni disperate, con sedi dove mancavano perfino la carta o la fotocopiatrice – fa notare Maria Rosa Pavanello – e questo è in parte causato da un’idea diffusa e ottusa secondo la quale le Province non servivano a nulla ed erano solo un spreco di risorse. Banalmente, le buche sul manto stradale non sono causate da una cattiva amministrazione, ma semplicemente dai tagli che hanno colpito anche l’asfaltatura minima. Però con l’ultima legge di bilancio, approvata a dicembre, sono state corrette le storture avendo un'idea più chiara».

Lo scorso dicembre, il sindaco metropolitano Luigi Brugaro ha approvato la convenzione per ottenere il finanziamento del progetto Re.mo.ve. (Recupero periferie, mobilità sostenibile per la città metropolitana) finanziato dal Bando Periferie del 2016.
Si tratta del primo vasto progetto che interessa l’intera area il cui obiettivo è garantire una mobilità sostenibile e connessioni territoriali. 

Nell’arco di tre anni l’intento è riqualificare e potenziare le stazioni ferroviarie di Porto Marghera, San Donà di Piave, Portogruaro, Meolo, Fossalta e Musile di Piave, Ceggia, San Stino di Livenza e Mira-Mirano tramite realizzazione di nuove banchine a norma anche per il superamento delle barriere architettoniche, sottopassi pedonali e ciclabili, ascensori e colonnine di ricarica

«In Emilia Romagna si è fatto un lavoro di sinergia e di fusione tra diverse società per garantire l’uniformità su tutta la regione. Da noi c’è una situazione anomala perché manca un piano comune. Vero è che si può parlare di città metropolitana solo se si migliorano i trasporti pubblici: da marzo si sta sperimentando il biglietto unico che mette assieme i viaggi in treno, in autobus e vaporetto». 
Il progetto è nato grazie all’accordo tra Trenitalia e le aziende di trasporti veneziane Avm e Actv e, partendo dall’area urbana di Venezia, arriva a toccare Mira, Mirano, Dolo e Padova.

Creare rete, attraverso una visione d’insieme, dovrebbe essere alla base di qualsiasi progetto: finalmente, si è arrivati a capirlo.

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