Quei veleni nemici della fertilità. Alcuni elementi responsabili dell'aumento dell'infertilità maschile e femminile

Secondo una studiosa statunitense, staremmo ignorando colpevolmente una delle principali cause di infertilità del mondo moderno: le sostanze chimiche.

Quei veleni nemici della fertilità. Alcuni elementi responsabili dell'aumento dell'infertilità maschile e femminile

I numeri impietosi lasciano poco spazio alle interpretazioni: da qualche anno, purtroppo, l’Italia registra un significativo e costante calo della natalità. Quali le cause di questo preoccupante declino demografico che, con misure diverse, riguarda anche tanti altri Paesi occidentali? L’analisi degli esperti, di varie competenze, mette in luce la confluenza di molteplici fattori, dall’instabilità economica e lavorativa delle giovani coppie, alla vita stressante sempre più travolgente, alla conseguente età sempre più avanzata della prima gravidanza, e così via.

Ma occhio anche all’evidente aumento della infertilità maschile e femminile. Lo ha sottolineato di recente Shanna Swan, professoressa di medicina ambientale e sanità pubblica alla Mount Sinai School of Medicine di New York (USA). Secondo la studiosa statunitense, staremmo ignorando colpevolmente una delle principali cause di infertilità del mondo moderno: le sostanze chimiche. “Non dico che altri fattori non siano coinvolti nel peggioramento della salute riproduttiva – spiega la Swan in un’intervista al Guardian – ma le sostanze chimiche ne sono la causa principale, ed è arrivato il momento di riconoscere questa causalità e agire di conseguenza”. In particolare, per Shanna Swan sarebbero due le sostanze più pericolose: gli ftalati e il bisfenolo A, entrambi elementi sempre più diffusi nel nostro mondo quotidiano.

I primi, gli ftalati, servono a rendere la plastica più morbida e flessibile; in genere, vengono utilizzati durante i processi di produzione, trasformazione e confezionamento del cibo, ma sono anche contenuti in prodotti cosmetici o di pulizia della casa, a cui vengono aggiunti per trattenere il profumo. Alcuni studi hanno associato la presenza di queste sostanze ad una riduzione dei livelli di testosterone e della concentrazione di spermatozoi negli uomini, come pure ad un aumento nelle donne del rischio di pubertà precoce, insufficienza ovarica, aborto e parto prematuro.

Il secondo elemento – il bisfenolo A – viene invece utilizzato per indurire la plastica; di solito, lo si trova negli scontrini e nei rivestimenti di alcuni contenitori per alimenti. La presenza di questa sostanza nel corpo della donna è in grado di simulare la presenza di estrogeni, con conseguenti problemi per la fertilità; ma essa risulta dannosa anche per gli uomini, che a contatto con essa corrono il rischio di soffrire di disfunzione erettile, oltre che di peggiorare la qualità del proprio sperma.

La diffusione massiccia di questi due “veleni” per la fertilità nell’ambiente fa sì che il primo contatto con essi avvenga spesso già nel grembo materno. “Le cellule in rapida divisione del feto – sottolinea Swan – sono le più sensibili. L’esposizione continua poi durante l’infanzia, l’adolescenza e l’età adulta, in una sorta di processo cumulativo”.

Diventa quindi importante, per non correre rischi, evitare (per quanto possibile) di entrare in contatto con queste sostanze dannose. A tal fine, la Swan consiglia perciò di prediligere cibi non elaborati, mentre ai fornelli sarebbe meglio scartare padelle in teflon o trattate con qualunque altro rivestimento. L’esperta, inoltre, raccomanda di non usare contenitori o pellicole di plastica nel forno a microonde, mentre per l’igiene personale e della casa vanno preferiti prodotti senza profumo. “Se non invertiamo la tendenza – avverte la Swan – per il 2045 la metà delle coppie che vorranno avere un figlio dovranno ricorrere alla fecondazione assistita. Ecco perché è fondamentale riconoscere il problema, per iniziare a fare qualcosa per combatterlo”. E come darle torto?

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Fonte: Sir