Salmo 90. Il cuore rischia di impazzire di gioia se coltiviamo la certezza che Gesù c’è sempre, ogni giorno, ogni mattina, ad ogni risveglio

Ecco, il frutto della preghiera, la Grazia che possiamo ottenere: quella di assimilare una saggezza che ci fa vivere ogni giorno come fosse l’unico per andare in Paradiso.

Salmo 90. Il cuore rischia di impazzire di gioia se coltiviamo la certezza che Gesù c’è sempre, ogni giorno, ogni mattina, ad ogni risveglio

Difficile fare una classifica del Salmo più bello e forse non ha neanche senso farla; eppure, chiunque abbia un po’ di dimestichezza con questa forma sublime di preghiera, ha senz’altro i suoi preferiti. Ecco, lo ammetto, ho una predilezione per il Salmo 90, che apre quello che fisicamente era il quarto libro del Salterio ed è un componimento di tale poesia e intensità da rimanere nel cuore a lungo, oltre ad aver fatto scrivere pagine e pagine agli esegeti di tutti i tempi. Fra l’altro, per chi recita le Lodi, è il primo salmo che si recita proprio oggi, il lunedì della quarta settimana. “Signore, tu sei stato per noi un rifugio, di generazione in generazione. Prima che nascessero i monti e la terra e il mondo fossero generati, da sempre e per sempre tu sei, o Dio” (v.2). Solo ieri, complice una domenica senza nubi, con un’altra famiglia camminavamo, immersi nella candida distesa di neve dei piani di Cervara, nel Parco dei Monti Simbruini. Un panorama paradisiaco a pochi passi dalla capitale: davvero appena ci si accosta alla bellezza del Creato sgorga spontanea la lode per Chi tutto ha disegnato, quando ancora non esisteva nulla… I monti innevati e il vento leggero che sussurra fra i rami sembrano lì da sempre, ben prima c’era Dio solo e da sempre è solo Lui il nostro rifugio: bello dirselo e ridirselo, ricordarlo ai figli, condividere questa certezza di padre in figlio. Eppure, questo incanto è stato infranto e “Tu fai ritornare l’uomo in polvere, quando dici: Ritornate, figli dell’uomo. Mille anni, ai tuoi occhi, sono come il giorno di ieri che è passato, come un turno di veglia nella notte. “Tu li sommergi: sono come un sogno al mattino, come l’erba che germoglia; al mattino fiorisce e germoglia, alla sera è falciata e secca”. (vv. 3-6). Signore, facciamo fatica ad accettare che la nostra vita sia deturpata dal Male, non ci rassegniamo! Perché tu sei infinito e noi moriamo? Possibile che le nostre esistenze valgano il tempo della fioritura di uno stelo d’erba? Eppure, ci hai fatto poco meno degli angeli, recita il Salmo 8? Qual è la verità dell’uomo? “Sì, siamo distrutti dalla tua ira, atterriti dal tuo furore! Davanti a te poni le nostre colpe, i nostri segreti alla luce del tuo volto. Tutti i nostri giorni svaniscono per la tua collera, consumiamo i nostri anni come un soffio” (vv. 7-9) Nel Miserere, il salmo 50, si legge che il peccato ci sta sempre dinnanzi, ed è proprio così, ma in modo ancora più subdolo, è proprio il peccato che ci induce nella tentazione di credere che ogni nostra sofferenza, sia una sorta di punizione, voluta da Dio, mentre invece siamo chiamati ad accogliere la nostra finitudine e la nostra fragilità e a riconoscere in quell’ira e furore di Dio, quella che già altrove abbiamo rappresentato come il dispiacere di un padre che non vorrebbe veder soffrire suo figlio per gli errori che ha commesso. “Gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti, e il loro agitarsi è fatica e delusione; passano presto e noi voliamo via” (v. 10). Ecco il saggio realismo della Bibbia! Oggi l’età media – soprattutto nella nostra fetta di mondo, ingiustamente privilegiata rispetto agli altri – è molto aumentata e pare che più soldi hai più puoi puntare al delirio di immortalità… curare la vecchiaia come una malattia, superare “quota 100” e poi magari farti congelare in attesa che la scienza infranga la barriera della morte! Ma non è così che vinceremo la morte, perché Dio stesso in Gesù la morte l’ha vinta passandoci in mezzo sulla croce, non evitandola! “Insegnaci a contare i nostri giorni e acquisteremo un cuore saggio. Ritorna, Signore: fino a quando? Abbi pietà dei tuoi servi!” (vv. 12-15) Ecco, il frutto della preghiera, la Grazia che possiamo ottenere: quella di assimilare una saggezza che ci fa vivere ogni giorno come fosse l’unico per andare in Paradiso; che ci fa alzare la mattina senza alcuna ansia per ciò che produrremo e realizzeremo perché lo stesso Gesù ci ha indicato nei gigli del campo il modello di bellezza gratuita a cui possiamo ispirarci (Mt 6, 28-30). Valiamo, dunque, molto più di uno stelo d’erba… e anche se la nostra vita è come il fiato che esce dalla bocca quando fuori fa freddo (v. 9) è proprio in questa nostra abissale fragilità che il Signore vuole venire ad abitare. Ma noi sappiamo affidarci? Gli doniamo tutto il nostro tempo o lo custodiamo come un tesoro geloso? “Saziaci al mattino con il tuo amore: esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni. Rendici la gioia per i giorni in cui ci hai afflitti, per gli anni in cui abbiamo visto il male” (vv 14-15). È liberante e il cuore rischia di impazzire di gioia se coltiviamo la certezza che Gesù c’è sempre, ogni giorno, ogni mattina, ad ogni risveglio! Abbiamo mille cose da fare? Ci sembra sempre di essere in ritardo? Ma siamo sicuri di non voler essere padroni del tempo, mentre dovremmo onestamente accettare che esso non è nostro?? “Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio: rendi salda per noi l’opera delle nostre mani, l’opera delle nostre mani rendi salda” (v. 17). Ecco il segreto per offrire con fiducia i risultati del nostro lavoro, di ogni nostra azione delle nostre mani: sapere che tutto, ma proprio tutto viene da Lui e noi possiamo solo rispondere al suo amore.

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Fonte: Sir