Scuole paritarie, “è ora di superare i preconcetti. Noi servizio essenziale”

Elena Ugolini è la preside delle Scuole Malpighi di Bologna: “Decreto Rilancio segnale importante, ora si apra ai contributi su digitalizzazione ed edilizia. Le nostre famiglie pagano la retta e le tasse, ora non ce la fanno più: è necessario garantire un supporto”

Scuole paritarie, “è ora di superare i preconcetti. Noi servizio essenziale”

“I 150 milioni inseriti nel decreto Rilancio per le scuole paritarie sono un segnale molto importante. Mi piacerebbe che questo momento di crisi diventasse l’occasione per superare concretamente preconcetti non più accettabili”. A parlare è Elena Ugolini, riminese di nascita ma bolognese d’adozione, preside dal 1993 delle Scuole Malpighi, realtà presente a Bologna, Castel S. Pietro Terme e Cento con 1280 studenti e oltre 125 tra docenti, tutor ed educatori. Le Scuole Malpighi, su 4 sedi, coprono dalla scuola dell’infanzia alle scuole secondarie di secondo grado. “Nel decreto le scuole paritarie restano escluse da altri contributi: quelli per l’igienizzazione, per l’edilizia scolastica e per la digitalizzazione. Spero che i prossimi decreti sanino queste ingiustizie, come spero lo faccia definitivamente la finanziaria del 2021. Nel bilancio dello stato c’è una voce fissa per il finanziamento delle scuole statali, mentre quella che riguarda le scuole paritarie viene ridefinita di volta in volta. Rimediamo a questo vulnus, la pandemia ci ha dimostrato l’importanza cruciale di tutto il sistema educativo italiano”.

Ogni anno lo stato investe circa 54 miliardi nella scuola statale e 540 milioni nelle paritarie: “Il rapporto è 1:10. Non sono previsti contributi per le famiglie, fatta eccezione per i 170 euro previsti dalla Buona Scuola. E per ogni alunno con disabilità lo Stato eroga un contributo medio di 2 mila euro all’anno – senza fare distinzione tra disabilità più o meno gravi –, decisamente al di sotto delle reali spese che un istituto è chiamato a sostenere per garantire a tutti il pieno diritto all’istruzione”.

Ugolini, membro della cosiddetta “Commissione dei saggi” che portò alla riforma Berlinguer del 2000, sottosegretario al Ministero dell’istruzione, università e ricerca con il Governo Monti (l’allora ministro era Francesco Profumo), ricorda la delusione di quando, nel primo decreto emanato dal governo Conte in emergenza sanitaria, ebbe le conferma che le scuole paritarie fossero escluse dagli investimenti per la dad: “Non posso accettare l’idea che ci siano bambini di serie A e bambini di serie B. Per questo guardo con soddisfazione al risultato ottenuto con il decreto Rilancio. 
Le scuole paritarie sono in forte difficoltà: le famiglie non possono più pagare le rette, tanti istituti non possono più pagare gli stipendi del personale”.

“Credo sia bene ricordare che la scuola non statale c’è sempre stata – ricostruisce Ugolini –. Prima della scuola di stato c’erano quelle delle parrocchie, degli ordini religiosi, degli enti locali. Il passaggio cruciale è stata la legge n. 62 del 2000, che ha stabilito che le scuole non statali sarebbero state ricondotte a due tipologie: scuole paritarie e scuole non paritarie. Le scuole paritarie devono rispettare determinati obblighi e, con quelle statali, compongono il sistema di istruzione nazionale”. A oggi gli istituti paritari in Italia sono oltre 12 mila, per un totale di quasi 900 mila studenti. La percentuale più alta è nel segmento della scuola dell’infanzia: “Ci sono paesi dove la scuola dell’infanzia è solo non statale, diventando di fatto servizio essenziale”.

Queste 900 mila famiglie pagano una retta per la scuola paritaria, ma pagano anche le tasse per una scuola statale che non frequentano. Le paritarie permettono allo stato di risparmiare ogni anno 7 mila euro per alunno. È bene ricordarlo, per svuotare di senso il preconcetto di cui si parlava – ricorda –. Con la profonda crisi economica di oggi, tante nostre famiglie non riescono più a pagare la retta a fronte di un servizio mantenuto – tutte le paritarie stanno portando avanti la dad – e della necessità di pagare gli stipendi. Questa è un’assurdità: si continua a pagare le tasse, si continua a pagare la retta e non ci sono contributi. La speranza è che la pandemia abbia tolto il velo a questa situazione insostenibile e che, da ora in avanti, si lavori per superare queste contraddizioni”.

Ambra Notari

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)