Segusino. Voglia di fare comunità

Il Covid, ma anche la morte del parroco e un anno senza guida pastorale: è quanto ha affrontato la parrocchia di Segusino, che non si è persa d’animo e cammina

Segusino. Voglia di fare comunità

Sono i giovani una delle priorità “estive” per la parrocchia di Segusino. Un anno di pandemia ha gravato notevolmente sulle loro relazioni, ancora di più in un luogo in cui, per studio o lavoro, i giovani sono costretti a spostarsi. «Non sono solo una priorità estiva, ma sono un orizzonte di riflessione – specifica don Gabriele Benvegnù, vicario parrocchiale – nel senso che dobbiamo recuperare un decennio di proposte sistematiche, in cui però è mancata la presenza della parrocchia con le sue specificità. Fra i punti fermi c’è la necessità di riagganciare quei giovani che un tempo facevano servizio come animatori e che poi, per varie vicissitudini e scelte personali, ma anche a livello parrocchiale, si sono allontanati».

Non solo il Covid ha creato difficoltà: la comunità di Segusino è stata gravata prima, nel 2018, dalla morte dell’amato parroco don Francesco Maragno, poi da un anno senza una guida pastorale. Le difficoltà non sono mancate, ma si è cercato di attivare incontri, celebrazioni, contatti, usando le nuove tecnologie, così da mantenere la relazione. Le piattaforme on line hanno permesso anche di vivere di più la vita diocesana: si è azzerata la distanza in termini di chilometri e ciò ha permesso a più persone di partecipare alle proposte della Diocesi.

«L’estate scorsa – racconta Laura Ceccotto di Noi associazione – il nostro pensiero è andato ai ragazzi che hanno perso tante opportunità di aggregazione. Così in collaborazione con Mara Marsura, psicologa dell’apprendimento, abbiamo organizzato tre laboratori divisi per fasce d’età sui giochi di una volta in sostituzione alle nuove tecnologie, il potenziamento dei metodi di studio e il delicato passaggio dalla quinta elementare alla prima media». L’idea ha riscontrato grande successo, tanto che sarà proposta anche quest’anno, a cui si è aggiunto anche uno spazio di confronto sempre con l’aiuto della psicologa. «“Racconta che ti passa” – evidenzia Ceccotto – è un’opportunità per tutti, giovani e adulti, di fare un colloquio gratuito di 30-40 minuti per trovare risposte alle tante domande che l’emergenza sanitaria ha fatto sorgere. Ora vorremmo anche fare un passo in più, organizzare uno spazio compiti dove viene privilegiato l’aiuto fra pari, con la supervisione di un adulto competente. La parrocchia va percepita come luogo in cui stare bene».

La comunità ha anche aderito al Sostegno sociale parrocchiale: «Non abbiamo un gruppo Caritas – racconta Patrizia Miotto, dell’equipe per la proposta e membro del consiglio pastorale – ma questo progetto ci ha stimolato una riflessione. Ci siamo dati come obiettivo l’andare incontro a situazioni di disagio con una attenzione umana e pedagogica per sostenere le persone, ma anche per sollecitarle e stimolarle a rialzarsi»

Insieme

«In ogni difficoltà bisogna trovare un motivo per ripartire – afferma Maria Elena Zilio, già vice presidente del consiglio pastorale – Abbiamo capito che non dobbiamo dare nulla per scontato: dall’avere il parroco, alla celebrazione della messa, dal canto che arricchisce le celebrazioni, alle suore silenziose ma indispensabili, ai giovani verso i quali ci stiamo attivando per trovare nuove strade per accoglierli». «Ora è importante comprendere – aggiunge don Gabriele Benvegnù – che dobbiamo trovare risorse insieme. La comunità ha dato una grande prova di generosità quando è mancato il parroco, creando un gruppo ministeriale che è diventato punto di rifermento. Ora questo gruppo non deve sciogliersi, ma anzi capire che il senso della ministerialità è la bellezza del lavorare insieme per la Chiesa. Collaborare ancora di più, perché la parrocchia è nelle mani della comunità, non del parroco. Siamo in una fase di ricognizione che richiede coinvolgimento, interesse, programmazione, decisione. Tutto però deve essere fatto insieme».

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