Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani. Uniti nella fede

Lo fanno ormai da 111 anni, ma ogni volta c’è un messaggio nuovo da cogliere, un angolo della vita di fede che si illumina, una piccola scoperta che rilancia il cammino comune. Loro sono i cristiani – di tutte le confessioni – e anche in questo 2019, dal 18 al 25 gennaio, si ritroveranno per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, l’appuntamento ecumenico per eccellenza lungo l’anno liturgico.

Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani. Uniti nella fede

Per chi come noi abita una realtà di fatto intrinsecamente cattolica, anche se in via di veloce secolarizzazione, una domanda sorge spontanea: ha davvero senso impegnarsi a pregare per un’intera settimana per uno scopo così alto e lontano come l’unità dei cristiani, rotta ormai mille anni fa con lo Scisma d’Oriente, e poi ancora 500 anni fa con quello d’Occidente? «Certo, l’ecumenismo può apparire un campo assai complicato e iper specialistico, a un primo sguardo – risponde don Giulio Osto, collaboratore dell’ufficio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della diocesi di Padova – In realtà lo viviamo praticamente ogni giorno nelle nostre stesse case: basti pensare alle badanti dei nostri anziani, per la gran parte ortodosse; ai ragazzi che vanno nel Nord Europa per l’Erasmus e incontrano luterani o anglicani; ancora, ai riti nuziali a cui assistiamo nei film americani doppiati, con la famosa formula protestante “chi non è d’accordo con questa unione parli ora o taccia per sempre”».

Ma l’ecumenismo quotidiano ha davvero il potere di rilanciare in profondità il cammino di fede del credente attento, che non si accontenta delle risposte raggiunte e vuole continuare ad avvicinarsi a Cristo: «Pregare insieme nella Settimana ecumenica – prosegue don Giulio – ci rende consapevoli delle diverse forme di cristianesimo: crediamo in modi diversi, nessuno migliore di un altro. La vera anima dell’ecumenismo è infatti lo slancio alla continua conversione a Cristo. Il fatto poi che l’azione condivisa sia la preghiera rappresenta la riposta all’invito di Gesù, nel capitolo 17 del Vangelo di Giovanni: “Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi”. Infine, vivere la Settimana dà il senso della dimensione internazionale della fede e delle diverse presenze che la animano: in tutto questo c’è una cattolicità reale, non nel senso ecclesiale, ma universale. È l’apertura all’altro, la volontà di conoscerlo».

Che la preghiera sia internazionale lo si comprende già affrontando i testi predisposti, preparati quest’anno da un gruppo di rappresentanti della Conferenza episcopale indonesiana e di diverse comunità cristiane in Indonesia cooptato dalla Comunione delle chiese in Indonesia. Il tema scelto è “Cercate di essere veramente giusti”, un versetto tratto dal libro del Deuteronomio (16, 18-20) che ben rappresenta la realtà che il popolo indonesiano sta attraversando. La fede cristiana vive la condizione della stretta minoranza (10 per cento), nel Paese con il maggior numero di musulmani al mondo, pari all’86 per cento della popolazione. Uno Stato composto da 17 mila isole, oltre 1.300 etnie e 740 idiomi che ha sempre vissuto in armonia, per quanto fragile, secondo il principio di gotong royong che significa “vivere nella solidarietà e nella collaborazione”. Ma oggi, questa armonia è minacciata in molti modi, secondo i cristiani indonesiani: la crescita economica sta allargando il divario tra ricchi e poveri, la corruzione dilagante sta minando l’esercizio della giustizia. Alcuni particolari gruppi etnici o religiosi sono spesso associati alla ricchezza in modi che hanno sovente alimentato tensioni, mentre il radicalismo scava un solco sempre più ampio tra le comunità.

I cristiani indonesiani tentano attraverso la preghiera di recuperare un’armonia di cui oggi è il mondo intero ad aver bisogno. La preghiera ecumenica di Padova, organizzata dal Consiglio delle chiede cristiane nato un anno e mezzo fa, diventa così un appuntamento chiave, in programma per domenica 20 gennaio alle 16 al Tempio della Pace alla presenza del vicario generale, mons. Giuliano Zatti; del parroco ortodosso rumeno, padre Liviu Verzea; del pastore Luterano Georg Reider; di Liviana Maggiore per la chiesa metodista e di Ioannis Antoniadis per quella ortodossa greca.

Ad anticipare la preghiera, sabato 19 alle 20.45 al santuario di San Leopoldo sarà il concerto ecumenico “Cantare insieme la fede” con voci delle chiese cristiane e del Coro Shalom di Montegrotto, anticipate dalle voci della comunità ebraica di Padova a ricordare la Giornata del dialogo cristiano ebraico che come da tradizione il 17 gennaio anticiperà la Settimana ecumenica.

La Settimana per l'unità nasce a New York nel 1908

La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani viene celebrata per la prima volta nel 1908 a Graymoor, nello stato di New York (Usa), su iniziativa del reverendo presbiteriano Paul Wattson. Già allora, quello che si chiamava Ottavario di preghiera per l’unità venne celebrato come avviene oggi tra il 18 e il 25 gennaio, date simboliche comprese tra la festa della Cattedra di san Pietro e quella della Conversione di san Paolo. La Chiesa cattolica fa propria l’iniziativa a partire dal Concilio Vaticano II e più precisamente dopo che il 21 novembre 1964 venne approvato il decreto sull’ecumenismo Unitatis Redintegratio.

A partire dal 1968, il tema e i testi per la preghiera sono elaborati insieme dalla commissione Fede e costituzione del Consiglio ecumenico delle chiese e dal pontificio consiglio per la Promozione dell’unità dei cristiani.

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