Settimana santa. Dio ci aspetta in questi giorni santi. Per salvarci. La riflessione di don Federico Giacomin

Con la Domenica delle Palme cominciano i giorni che portano alla Pasqua. «Sono il centro della nostra vita di fede. Senza di essi siamo senza fiato davvero». E non solo nell’anno del Covid, che continua a interpellarci e ci chiede di “toglierci i sandali”

Settimana santa. Dio ci aspetta in questi giorni santi. Per salvarci. La riflessione di don Federico Giacomin

«Mi alzerò e andrò». Penso alla settimana santa dell’anno scorso: non so se ci sia mancata! Inedita. Inattesa. Incredibile. Quest’anno potremmo davvero alzarci e andare. Ci entriamo con il carico di questo lungo anno di Covid. Ma, grazie al Cielo, possiamo “entrare” in questi giorni santi insieme. Sono il centro della nostra vita di fede. Senza di essi, siamo senza fiato davvero! Noi ci entriamo perché Dio ci aspetta. Il figlio della parabola torna a casa dal Padre. Ciascuno è libero di rimanere a lavorare nei campi se vuole. Ma, in questo esodo mondiale in ricerca di vita, aggrappati alla scienza che ancora non ci dà certezza, vincolati a politiche con risoluzioni discutibili, necessitiamo di Salvezza Vera.

Mi alzerò. Come uno che ha ricevuto il fiato dopo il decorso della malattia. Come uno che ha avuto un familiare all’ospedale e non ha più rivisto il suo ritorno. Dopo tutte queste ore di didattica a distanza. Come una che è stanca di indossare tute, visiere e maschere, per la cautela dell’aiuto. Andrò dalla mia casa che mi sta diventando stretta o molto comoda, fino alla mia parrocchia. Andrò a celebrare l’ingresso di Gesù a Gerusalemme nella domenica delle Palme. La cena del Signore nel giovedì santo. Andrò a vedere colui che è stato innalzato sulla croce e lo adorerò nel venerdì santo. E nella notte di questo sabato santo in cui il mondo è piombato, discretamente ma non senza forza, dirò che Gesù è il Signore. Perché questa notte dell’esistenza ha bisogno di questo canto: Cristo Gesù è risorto, lui è la nostra unica Salvezza. Alzarci per entrare in questi giorni sarà un rito. Un ritmo che ci manca: Gesù, per la tua passione e la tua risurrezione, salvaci ancora!

«Cristo luce del mondo»: così si apre la solenne veglia del sabato santo. Ogni cristiano attinge dal cero la luce e, fiamma dopo fiamma, la chiesa s’illumina.

Immagino di fare la spesa. Mascherina, guanti, carrello. Si avvicina un uomo. Lo guardo: non mi pare di conoscerlo. Il suo carrello viene verso il mio e guardandomi negli occhi mi chiede: «Scusi, lei è un cristiano?». Ho titubato nella risposta, ma non so perché. Se guardo dentro di me, non ho dubbi: Cristo è davvero luce del mondo. Ma il mondo non è una chiesa. Mi domando come mai non sono stato capace di accendere bene la mia candela in questo supermercato. Per questo ho bisogno dei giorni santi: per non sentirmi solo nella rinuncia a satana e alle sue opere e alle sue seduzioni. Per non sentirmi “imbecille” quando mi sembra di essere l’unico a rinunciare a ciò che è male. Questa è la Pasqua: sapere che altri, in altri posti del mondo, vivono il mio stesso combattimento contro il male, mi fa sentire luce, piccola, come la fiammella del sabato santo, ma luce. Cristo è la luce del mondo. Anche se sono da solo a dirlo.

Mi ritornano in mente quelli che in questa notte santa diventavano cristiani e, prima di accedere alla professione di fede facevano un gesto forte: sputavano verso ovest, il luogo delle tenebre. Sputare su una persona, in particolare in faccia, è considerato universalmente un segno di rabbia, odio e disprezzo. Ho bisogno di trovare la forza per non patteggiare con il male che si leva a sembianze di pensiero in me, prima che nei fatti. Ma ho bisogno soprattutto in questo tempo storico di ritrovare chi sono, di professare insieme ad altri la mia fede in Dio Padre, in Dio Figlio che si è fatto uomo, è morto ed è risorto. Più nessuno ne parla di questo uomo risorto. Tutti lo prendono per uno che ha fatto cose grandi. Un brav’uomo! Ma lui ha diviso la storia: è risorto dalla morte. L’unico. Il Figlio di Dio! Ma possibile che con il carrello della spesa tra le mani non ci riesca a professare tutto questo in semplicità? A dire che la Chiesa è la mia famiglia, a professare la remissione dei peccati, ad annunciare che anch’io risorgerò? Sì, sono un cristiano!

«Togliti i sandali» La fragilità, in questo tempo di Covid, ci ha smascherato: a volte siamo stati privati della carità tra di noi. Si sono visti molti aiuti. Si sono sentite anche molte lamentele, critiche, divisioni. Le comunità cristiane sono state oggetto di grandi gesti d’amore e nello stesso tempo di grandi rancori. La Pasqua è il tempo in cui dovremmo toglierci i sandali, come è stato chiesto a Mosè. Come si sta di fronte a un crocifisso morto per amore? A un medico di base che ha contratto il Covid per la sua professione ed è morto? Come si sta di fronte al personale medico e infermieristico che continua a dare il proprio tempo oltre misura? Perché ancora siamo attenti solo a noi stessi e alle nostre idee?

Stare nelle piazze e negli ospedali. Nel governo e nella propria professione. Sono tutti luoghi sacri. Perché interesse di Dio è l’uomo. Ma non possono essere calpestati questi luoghi! Le persone, le relazioni! La Pasqua ci chiede di toglierci i sandali per non dissacrare il luogo santo della vita. Per non togliere il sacro dalla politica, dalle comunità, dai cuori di tutti. La Pasqua è la consapevolezza del passaggio di Dio dentro a questa storia. Tutta. E incontrarlo in essa. Dissacrare la vita è togliere questo suo misterioso passaggio proprio in essa.

La Pasqua

«Abbiamo bisogno di trovare nelle nostre comunità adulti che abbiano incontrato Gesù e capaci di trasmetterci fiducia nella vita»: così scrivevano i giovani di Padova alla fine del Sinodo, nel 2018. Credo che questo sia l’approdo della Pasqua. Il diventare adulti. L’adulto non è un passaggio della vita, è l’approdo della vita. Essere adulti è una mèta e una scommessa. Ci è chiesto di diventare adulti nella vita e nella fede. I giovani cercano questi adulti accanto a loro. Ci sono? La via cristiana è la strada per diventare adulti davvero: di Pasqua in Pasqua, prendendo seriamente le promesse battesimali e attingendo dal Triduo la maturità di Cristo che arrivò ad amare gli uomini, non se stesso. Donando la vita. Questo è l’uomo risorto.

Le celebrazioni presiedute dal vescovo Claudio

Il 28 marzo, domenica delle Palme, messa a Candiana alle 10.30. Alle 15, interviene alla Festa delle Palme on line. Mercoledì 31, alle 21, partecipa alla Via Crucis diocesana on line (e su Telenuovo, canale 117, e Tv7 news, canale 89). Questi gli appuntamenti di giovedì 1° aprile: alle 10, messa del Crisma in Cattedrale (diretta sul canale Youtube della Diocesi). La partecipazione è ridotta e su invito; alle 15.45 Messa nella cena del Signore nella chiesa dell’Opsa. Venerdì 2, alle 15 nella chiesa del Monoblocco dell’Azienda ospedaliera di Padova, presiede la liturgia del Venerdì santo. Sabato 3 alle 19, Veglia pasquale in Cattedrale. La domenica di Pasqua, il 4 aprile, don Claudio celebra alle 10.15 a Madonna Pellegrina. Le celebrazioni sono in diretta sul canale Youtube della Diocesi. Il Triduo pasquale è visibile anche sulle emittenti televisive Telenuovo (canale 11, tranne la Veglia pasquale) e Tv7 news (canale 89; nelle domeniche 28 marzo e 4 aprile Tv7 Triveneta, canale 12). Per aggiornamenti: diocesipadova.it

Via Crucis diocesana: on line mercoledì 31 alle 21

«Alzatevi, andiamo»: muove da queste parole di Gesù la Via Crucis del mercoledì santo (on line sul canale Youtube della Diocesi di Padova). Quattro i passaggi previsti: la compagnia (con testimonianza di un gruppo di universitari), la preghiera di Gesù (un medico), la solitudine (18enne malata di Covid). L’ultimo passaggio: «Alzatevi, andiamo» con la riflessione del vescovo Claudio.

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