Sinodo. A che punto siamo? Sfide colte e da cogliere

A che punto siamo come Chiesa di Padova? Questa la domanda al centro del terzo incontro di formazione della Commissione preparatoria. A questa domanda rispondono Francesca Schiano e don Andrea Toniolo: le parrocchie sono un patrimonio prezioso, il rischio è di “dilapidarlo”

Sinodo. A che punto siamo? Sfide colte e da cogliere

«Non si fa Sinodo se non si fa storia». È questa il cuore dell’intervento di Francesca Schiano – per due mandati vicepresidente del consiglio pastorale diocesano – di sabato 23 ottobre. È una dei due relatori dell’incontro dal titolo “A che punto siamo come Chiesa di Padova?”, il terzo di formazione per la Commissione preparatoria del Sinodo diocesano, che è chiamata a individuare i temi da consegnare all’Assemblea sinodale. Interviene insieme a don Andrea Toniolo, preside della Facoltà teologica del Triveneto.

Per definire i temi da trattare nel Sinodo, da cosa non si può prescindere rispetto al cammino della Chiesa di Padova?
Don Andrea Toniolo: «Un elemento imprescindibile è l’ascolto dal basso e dal “di fuori”, per capire in che modo lo Spirito ci parla nel presente e quali sono le domande che nascono dal vissuto. Il Vangelo può essere rilevante solo se parla alla vita, se intercetta l’umano».
Francesca Schiano: «Non possiamo prescindere dalla storia della Diocesi che ci dice chi siamo e perché siamo così. Ma la storia, per essere magistra vitae, deve essere valutata: ci sono cammini sbagliati e altri infruttuosi, accelerazioni così come ritardi. È certo che vanno evitati i due rischi maggiori: azzerare il passato o rifugiarvisi».

La nostra Chiesa è “pronta” per vivere il Sinodo? Saprà cogliere questa opportunità?
Don Toniolo: «Essere “pronti” non è condizione data, ma un’attitudine da curare: ci si prepara a essere pronti. Questo avviene innanzitutto con l’atteggiamento dell’ascolto e se ne fa esperienza nel cammino sinodale. Siamo chiamati a essere aperti alla novità lasciandoci interpellare dai “segni dei tempi”, nel discernimento e alla luce di una storia: lo Spirito ha qualcosa di “inaudito” da dirci. Il Sinodo è perciò un tempo, kairos, un’opportunità straordinaria di conversione per un cambio di mentalità, “meta-noia”».
Schiano: «La Chiesa non è tanto “pronta” per vivere un Sinodo, quanto ne ha “bisogno”. Da questo punto di vista la Chiesa è sempre bisognosa di sinodalità. Vivere questo evento è un insieme di sfide: innanzitutto la fase di ascolto del Sinodo funzionerà se il protagonismo di ciascuno sarà messo in “relazione” nell’ascolto accogliente dell’altro. Una seconda sfida sarà una verifica dei cammini intrapresi: penso agli organismi pastorali e a ciò che rappresentano per le nostre comunità, all’essere preti e laici “insieme” nel riconoscimento e nel rispetto delle diverse vocazioni, nella pari dignità e nella complementarietà».

Quali passaggi hanno plasmato maggiormente la Chiesa di Padova negli ultimi decenni e portata a essere quello che è oggi?
Don Toniolo: «La nostra Diocesi è una realtà ricca e complessa in cui l’elemento portante rimane comunque la parrocchia nella quale la nostra Chiesa ha cercato di rinnovarsi e recepire le spinte del Concilio Vaticano II. Si è assistito all’avvio diffuso degli organismi pastorali che sono il primo strumento di sinodalità, l’organizzazione di unità pastorali e di gruppi parrocchiali, il rinnovamento dell’iniziazione cristiana, la ministerialità laicale. Dopo il Giubileo del 2000 si è cercato di dare un volto missionario alle nostre parrocchie».
Schiano: «Soprattutto la diffusione capillare dei consigli pastorali parrocchiali e lo sforzo nel formare laici nel difficile passaggio dall’essere collaboratori a corresponsabili; poi la progressiva presa di coscienza della complessità in cui oggi viviamo e lo sforzo per imparare a discernere; inoltre il tema della comunità e quello dell’iniziazione cristiana. Infine il tentativo di ripensare la strutturazione della Diocesi aperta al confronto anche alla luce della sussidiarietà».

Quali i punti di forza della Chiesa di Padova oggi?
Don Toniolo: «Sicuramente il tessuto parrocchiale, la sua ricchezza su tanti “fronti” pastorali, la crescita del laicato, i centri di formazione».
Schiano: «Sacerdoti formati e pastoralmente audaci, i tanti laici preparati, i diversi centri culturali, le realtà caritative».

Quali le fragilità maggiori?
Don Toniolo: «La Chiesa rischia di “dilapidare” il patrimonio costituito dalle parrocchie soprattutto per una concentrazione clericale della pastorale di ostacolo agli impulsi che favoriscono una ministerialità laicale. L’altra fragilità che percepisco è la preoccupazione per le strutture e le prassi – perlopiù legittima – che rischia però di farci perdere la questione di fondo: il Vangelo ha ancora qualcosa di “inaudito” da dire alla generazione di oggi? Infine l’impegno su fronti solo intra-ecclesiali e molto poco sui quelli esterni come nell’ambito culturale e sociale».
Schiano: «È difficile dare una risposta dato che la nostra Chiesa sta uscendo lentamente da una pandemia che la sta modificando. Probabilmente questi anni determineranno un “prima e un dopo” ancora difficilmente decifrabile».

Commissione preparatoria, il cammino

Il cammino di formazione della Commissione preparatoria – costituita il 16 maggio scorso, data di indizione del Sinodo diocesano – ha come obiettivo quello di sollecitare i 60 componenti a scegliere i temi del Sinodo che saranno consegnati all’Assemblea sinodale domenica 5 giugno 2022, giorno della solenne apertura del Sinodo diocesano.
È prevista una serie di incontri da settembre fino a febbraio 2022 con esperti in vari ambiti legati alla vita della Chiesa. Nel documento La preparazione al Sinodo diocesano si legge: «A febbraio 2022 la Commissione riceverà dalle parrocchie le narrazioni sui punti di rottura e sui germogli. Alla luce di tutto questo percorso, sarà in grado di formulare e di istruire i temi precisi di cui dovrà trattare il Sinodo».

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