Sport per l'integrazione. I campioni del Quadrato meticcio

Sport per l'integrazione. Da otto anni l'associazione sportiva dilettantistica offre la chance di giocare a ragazzi, spesso stranieri, che non potrebbero iscriversi a società "normali". E così nascono i nuovi padovani

Sport per l'integrazione. I campioni del Quadrato meticcio

«Nel rione Palestro siamo circa 5 mila abitanti. Di questi, 1.500 vivono in case popolari, ce ne sono circa 500 di tali alloggi e tra i residenti uno su due è straniero e uno su otto è un giovane minorenne di origine straniera. No, non mancano certo le difficoltà, sia di integrazione sia economiche, ecco perché lo sport può essere, ancor più qui, uno strumento importante».

Questa è la cornice che compone da Mattia Boscaro, presidente dell’asd Quadrato Meticcio. Quadrato in quanto fa riferimento al blocco di case popolari lì attorno a Piazza Toselli; meticcio per quanto è mista la provenienza degli abitanti. Vero e proprio simbolo di quel quartiere e della società sportiva è il “famoso” campo di via Dottesio, quel rettangolo lì tra le case, quasi tutto in terra battuta. Un campo dunque un po’ così, lo potremmo definire – senza offesa – giusto un pezzo di terra, che è stato però protagonista di un lunghissimo braccio di ferro tra le varie amministrazioni comunali susseguitesi negli anni e un gruppo di abitanti del quartiere che hanno cercato di muoversi e spingere “dal basso”, aggrappandosi proprio a… quel pezzo di terra.

Ancora Boscaro: «La nostra società è nata nel 2012, dopo le lotte partite fin dal 2009, per respingere quel progetto che voleva cementificare il campo per crearci un parcheggio. L’idea è stata allora di partire intanto con una società qui del posto e una squadra di adulti. Da una parte per vanificare una delle motivazioni che intendevano spiegare il perché del parcheggio e cioè che il campo veniva usato unicamente da società esterne al quartiere; dall’altra perché il campo rimanesse tale per poter così essere utilizzato dai ragazzini del quartiere. Sono molte le famiglie che qui economicamente soffrono e ci sono molti stranieri, in maggioranza nigeriani e marocchini: com’era e com’è possibile che si possano iscrivere a società “normali”? Le nostre quote sono le più basse di Padova: 180 euro annuali (due rate da 90) per gli adulti e 80 (40 e 40) per i ragazzini. Tra tutto, il nostro bilancio arriva comunque sui 25 mila euro, cui facciamo fronte con feste, cene e cercando di aggiudicarci dei finanziamenti di bandi europei o comunali, presentando progetti legati a una maniera di intendere lo sport davvero per tutti e fatto da tutti».

In carica dal 2015, non si pensi che il presidente Boscaro sia, come dire, un tipo da giacca e cravatta, che dice agli altri cosa fare, eccetera. Come del resto in tante altre realtà, specie quelle “piccole”, quel che serve è giusto fare e se c’è per esempio da tagliare l’erba, che magari non è poi proprio tanta, c’è lui sopra quel loro trattorino (di seconda mano?).

Di nuovo il presidente: «Di tesserati ne abbiamo un centinaio, dalla squadra di amatori agli under 8, passando pure per una squadra di calcio a cinque femminile e in tutte le formazioni non pochi sono gli stranieri. Nella nostra sede, un’altra iniziativa è quella del dopo-scuola, tutti i mercoledì, per elementari e medie inferiori, un progetto che portiamo avanti con l’Università di Padova e con una decina di studenti che svolgono, da insegnanti, il loro tirocinio assicurandosi dei crediti. Una sede, la nostra, utilizzata dagli anziani per le loro riunioni e che si anima pure per le feste di compleanno e per i nostri “terzi tempi” dopo le partite».

Giusto un pezzo di terra – ancora senza offesa – ma certo quel rettangolo di via Dottesio è tanto di più. Pur essendo la sua parte “non regolamentare” (ci giocano sì gli amatori del Csi e qualche squadra di ragazzini, ma è troppo stretto per poter superare i limiti imposti dalla Figc), lì dentro stanno comunque cercando di portare avanti davvero qualcosa dal basso, col solito e quotidiano dispendio di energie, dovendosi confrontare, ancora e ancora, con quanto sia difficile e laborioso – oltre che star dietro a tutte le incombenze delle strutture e dell’attività delle squadre – il mettere assieme culture e abitudini diverse.

Chiusura al presidente: «È dura, sempre, però abbiamo visto che costruire qualcosa assieme, dando fiducia e responsabilizzando, fa sì che si arrivi alla consapevolezza di essere parte di un gruppo, di far parte proprio di una squadra, di potersi sentire così importante in quanto tale». No, non è certo poco. Avanti.

Una squadra per ragazzi e ragazze di tutte le età

Il centinaio di tesserati del Quadrato Meticcio sono suddivisi tra una squadra di amatori (quasi la metà sono stranieri) che partecipa al campionato Csi Open 11, due squadre di calcio a cinque (maschile e femminile) e due formazioni di ragazzini, una di under 10 (classi 2009 e 2010) e una di under 8 (2011-2012-2013).
Attività di base dunque, col successivo passaggio per i ragazzini che entrano in età da Figc alla società cui sono collegati, la San Precario.

Il campo che doveva diventare un parcheggio

Un campo, come detto e ridetto, con poca erba. E come potrebbe essere altrimenti visto che lì sopra giocano e/o si allenano gli amatori, i giovanissimi del San Precario, la Nigerian All Stars (la domenica mattina), una formazione giovanile della Gianesini (società della parrocchia di San Giuseppe) e la seconda categoria della Sacra Famiglia.

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