Storie di isolamento: l'Arcella in una tesi di laurea sulla cittadinanza attiva. E la proclamazione attraverso la webcam del pc

Un'iniezione di positività in questo momento delicato. Ilaria Tolin si è laureata il 18 marzo discutendo la sua tesi attraverso la webcam del suo computer. Un lavoro suddiviso in cinque capitoli sul quartiere a nord di Padova con focus specifico sulla cittadinanza attiva e riqualificazione urbana, realizzato al termine di diversi mesi passati girando per le strade, vivendo le realtà e intervistando associazioni e residenti. In attesa di poter festeggiare degnamente questo traguardo, appena la pandemia di Covid-19 sarà terminata 

Storie di isolamento: l'Arcella in una tesi di laurea sulla cittadinanza attiva. E la proclamazione attraverso la webcam del pc

Nell’ultimo anno, tra eventi estivi, presentazione di libri e progetti di varie associazioni, l’abbiamo incrociata più e più volte nel quartiere Arcella a dimostrazione della sua determinata “full immersion” in quello che stava scrivendo e realizzando. E soprattutto, osservando. Ilaria Tolin, possiamo dire ormai ex-studentessa universitaria, si è laureata il 18 marzo concludendo il suo corso di laurea magistrale in “Lavoro, cittadinanza sociale e interculturalità” dell’Università Ca’ Foscari di Venezia con una tesi sull’Arcella con focus specifico sulla cittadinanza attiva e riqualificazione urbana. Suddiviso in cinque capitoli, il suo lavoro (che potete consultare in pdf al termine dell'articolo), partendo dalla definizione dei modelli di partecipazione attiva dal basso e di cogovernance tra cittadini e amministrazione locale, si snoda nel raccontare, attraverso dati e interviste, l’impatto di tali iniziative.

«All'inizio avevo pensato di scrivere una tesi sul “Tappeto di Iqbal” – racconta Ilaria, 25 anni di Sant’Angelo di Piove di Sacco – un'associazione che lavora a Barra, quartiere di Napoli, perché racchiude una serie di aspetti che mi piacciono come la lotta alla mafia attraverso il lavoro con i ragazzi così da impegnarli e non lasciarli nelle strade appetibili per la criminalità, perché lavora nelle periferie degradate e perché rappresenta l’azione della cittadinanza che si impegna nel territorio. Un concetto che mi piace, lontano dal lavoro da svolgere esclusivamente in ufficio, troppo a contatto con la burocrazia. Purtroppo la distanza è stato un limite perché avrei avuto difficoltà a vivere la realtà; la relatrice mi ha invitato, invece, ad addentrarmi, a conoscere l'ambiente e a viverlo. Avevo sempre in mente di raccontare il valore della cittadinanza che si prende cura dei propri spazi e un mio amico mi ha suggerito che, negli ultimi anni, tanti impulsi simili stanno nascendo nel quartiere a nord di Padova».

L’indagine sviluppata nella tesi analizza un percorso collettivo che sta ribaltando l’immaginario e la nomea del quartiere rappresentando, agli occhi della tesista, un esempio per tutte quelle “periferie” che vogliono riscattarsi, abbandonando l’etichetta di “degrado” assegnata loro. Ilaria parte da un presupposto introduttivo cioè che molto è stato scritto su questo specifico territorio, sottolineando che l’obiettivo di tali studi non è quello di negare l’esistenza delle problematiche presenti nel quartiere, ma offrire spunti e chiavi di lettura più equilibrati su cui intavolare nuova progettualità e dialogo. Approfondimenti, studi dell’Università di Padova, ritagli di giornale, partendo da quanto già scritto, Ilaria ha intervistato nove soggetti differenti come per esempio il delegato di quartiere Simone Pillitteri, conosciuto durante un incontro organizzato da Azione cattolica di cui Ilaria fa parte, ma anche residenti attivi in associazioni o nella vita delle comunità delle parrocchie.

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I progetti delineano un quadro preciso: la valorizzazione del concetto di "bottom up"

Sguardi differenti che come tessere di un puzzle hanno delineato un quadro preciso: un unico ente pubblico o privato, si legge nella tesi, non può realizzare il lavoro di tutti i componenti del “diamante del welfare” impegnati nella governance locale, in quanto ognuno possiede proprie specificità. La realizzazione delle aule studio nel patronato della chiesa di San Carlo, l’intervento del team G124 di Renzo Piano e coordinato dal docente Edoardo Narne, la gestione dei parchi e le prossime sfide come l’ex istituto Marchesi, l’ex palazzina del Coni o il progetto Arcella In&Out per l’area verde vicino la Torre Gregotti hanno tutti un comune denominatore: la valorizzazione del concetto di “bottom up”, un cambiamento attraverso azioni “dal basso” che spinge per attuare e sostenere una trasformazione positiva del proprio contesto di vita, coinvolgendo chi lo vive e lo attraversa.

Rendere vivo un territorio, perché, dando l’opportunità ai gruppi e ai singoli residenti di curarlo ed animarlo, non si concede l’occasione all’illegalità di renderlo degradato. Il vero disagio, viene sostenuto nel lavoro, si presenta nel momento in cui interi spazi non vengono più vissuti. Anche per questo Ilaria si augura che la tesi possa essere utile per arricchire la riflessione sul quartiere: «Credo che qualsiasi lavoro universitario che rimanga negli archivi a fare polvere è un po' inutile, anche perché gli studenti ci mettono tanta energia nel fare ricerca ed è sbagliato utilizzarla solo per l'esame finale. Anche per questo la mia non è stata solo una ricerca bibliografica, volevo raccontare il territorio. Sarebbe bello dare un futuro a tutti questi elaborati, magari un prossimo studente può portare avanti ricerche sull’Arcella, mettendo in ordine quello che già c'è, capendo l’impatto su lungo periodo e al variare delle amministrazioni».

La discussione della tesi e la proclamazione online via pc

Il voto 109, così come i complimenti della commissione per il traguardo raggiunto, sono arrivati attraverso la webcam e lo schermo del pc. L’emergenza causata dalla pandemia di Covid-19 ha rimodellato, inevitabilmente, la quotidianità di tutti noi, anche la discussione della tesi: Ilaria, così come molti altri studenti, l'ha vissuta in una stanza virtuale con tre docenti collegati ognuno dalle proprie abitazioni e una professoressa direttamente dalla sede della Ca’ Foscari per far iniziare la videoconferenza. Ma in tutto questo Ilaria ci vede tanta positività, un’iniezione di sorriso in questo momento delicato: «Mi sono divertita così tanto nel scrivere la tesi che a dire il vero ho pensato poco alla discussione online. Certo è mancata tutta la parte celebrativa, a casa avevo i miei genitori, ma non il mio ragazzo e gli amici. Ho fatto poche foto e nemmeno con la ghirlanda. Ha perso tanto, mancava la solennità della proclamazione, mi è sembrata una semplice chiamata, ma ringrazio la scelta del rettore di portare avanti le sedute così da dare a noi il titolo per avviarci nel mondo del lavoro, per cerarlo innanzitutto. Aspettiamo la consegna dei diplomi per la cerimonia».

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Parole chiave: tesi (1), governance (1), ca' foscari (1), arcella (195), sguardi (129), sguardi d'arcella (66), rigenerazione urbana (3)
Allegato Tesi-Ilaria-Tolin-Arcella.pdf (1,54 MB)