Tobia e Sara. La prima parte del libro di Tobia, un piccolo tesoro incastonato anch'esso al centro della Bibbia

Quando è piena la fiducia in chi ci ha donato la vita e ci vuole felici la risposta non si lascia attendere e gli eventi divengono la chiave con cui interpretare la nostra storia e il nostro rapporto con il Signore.

Tobia e Sara. La prima parte del libro di Tobia, un piccolo tesoro incastonato anch'esso al centro della Bibbia

Il libro di Tobia è un piccolo tesoro incastonato anch’esso al centro della Bibbia. Per noi cristiani si tratta di una storia che ha diversi elementi di modernità e che ci invita a riflettere sul legame fra i genitori e i figli, sul fidanzamento e soprattutto sul sacramento del matrimonio. La storia ha molti tratti avventurosi, quasi romanzeschi, ma sempre puntellati ad un profondo senso religioso. I protagonisti sono in costante rapporto con Dio e in moltissime occasioni manifestano questo legame attraverso una preghiera di lode, di supplica, comunque sempre profondamente spontanea ed ispirata. Tobi è un ebreo osservante in terra straniera, dove la sua tribù è stata deportata. Qui non si assoggetta ai riti pagani, ma rimane fedele alla devozione dei padri ed esercita tutti quegli atti di carità che la legge prevede. In particolare, compie un’opera meritoria che dalla maggior parte dei connazionali viene disattesa: seppellisce i morti e rende loro culto (Tb 1-2). Nonostante la fedeltà a quest’opera pia, secondo i misteriosi disegni di Dio, viene colpito nel corpo e diviene cieco. Una disgrazia che colpisce tutta la famiglia, non solo lui, ma il figlio Tobia e la moglie Anna. Quest’ultima cerca di portare a casa il salario necessario per il sostentamento, ma non si esime di biasimare il marito, lo provoca nella sua fede, gli chiede a cosa sia servito essere così devoto: “Dove sono le tue elemosine? Dove sono le tue buone opere? Ecco, lo si vede bene dal come sei ridotto!” (Tb 2,14). Lui non si fida neanche che abbia ricevuto in dono un capretto e vorrebbe che lo restituisse e fra i due nasce una divisione, un dispiacere profondo che porta Tobi a invocare la morte, dopo molti anni in cui non è riuscito a guarire. Quante volte anche a noi capita di non comprendere i disegni di Dio? Quante volte la prova, il dolore fisico e spirituale non uniscono i membri della famiglia e soprattutto gli sposi, ma piuttosto li dividono, li mettono uno contro l’altro, incapaci di sostenersi a vicenda, entrambi in balia del proprio rancore e risentimento?

In un altro luogo, una giovane donna in età da marito è anch’ella disperata, medita il suicidio e si trattiene solo per amore dei suoi genitori che ne soffrirebbero troppo. A lei succede una cosa misteriosa, un demone di nome Asmodeo, uccide tutti gli uomini che le si accostano la prima notte di nozze: ne sono già morti sette, numero simbolico che indica infinito: non c’è soluzione! Anche lei prega il Signore prenda la sua vita piuttosto che proseguirla in quello stato (Tb 3,10-15). Il nostro racconto crea un profondo motivo di speranza e dice chiaramente che Dio non è sordo alla sofferenza umana, sa ascoltare, davvero come un padre consola un figlio che, cadendo, si è fatto male. Le due preghiere contemporanee, infatti, vengono ascoltate e le due storie unite per un futuro assolutamente fecondo e insperato. Viene mandato un angelo, Raffaele, colui il cui nome significa “Dio ha guarito” (Tb 3,16). Questo personaggio è un alleato potente che sotto spoglie umane accompagna i nostri protagonisti e li guida verso il bene. Noi ci crediamo alla presenza degli angeli nella nostra vita? Al loro ruolo di protezione nei nostri confronti, li preghiamo? Essi, come ha avuto modo di dire recentemente papa Francesco, sono come un “ponte” fra noi e il Signore, conoscono la sua volontà e condividono i nostri problemi. Quanto beneficio può dare invocarli, sapendo che il loro intervento non è altro che volontà di Dio, espressione del suo amore per noi!

Raffaele inizia la sua azione presentandosi come un uomo qualsiasi che può aiutare Tobia, il figlio di Tobi, a partire per la Media, dove Tobi sa che ha depositato un’ingente somma di denaro che può essere riscattata. In procinto della partenza, Tobi esprime un’altra preghiera: una lunga raccomandazione al figlio perché non si dimentichi di nessun precetto, sia generoso, si affidi al volere di Dio in tutte quelle dimostrazioni di prossimità che le leggi ebraiche hanno trasmesso di generazione in generazione (Tb 4,3-20). La mamma Anna è molto in apprensione, ha paura di non rivedere più il suo unico figlio, ma la speranza insita nell’orazione del marito è più forte e uniforma il cuore di entrambi a sperare che quella che si sta compiendo sia davvero la volontà di Dio. Questo discernimento è spesso davvero difficile, talvolta non ci fidiamo delle nostre preghiere, crediamo che siano dei soliloqui consolatori fatti solo per noi stessi, ma non è così: quando è piena la fiducia in chi ci ha donato la vita e ci vuole felici la risposta non si lascia attendere e gli eventi divengono la chiave con cui interpretare la nostra storia e il nostro rapporto con il Signore. Non ci viene sottratta la fatica, ma le viene data un senso, una motivazione, non ci sentiamo più soli, ma accompagnati nel cammino. E proprio questo cammino è quello che Tobia e Raffaele iniziano incappando subito in un’avventura che conosceremo nel prossimo appuntamento.

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Fonte: Sir