Tutela dei minori. Stima e alleanza educativa: essere figure di riferimento incisive sul piano umano e di fede dei più giovani

L’invito è guardare dentro se stessi, a qualsiasi età e con coraggio, per essere figure di riferimento incisive sul piano umano e di fede dei più giovani. Solo così la comunità cristiana può essere generativa. Don Antonio Oriente e la psicoterapeuta Silvia Destro sono gli autori della prima parte delle linee guida "L'attività educativa con i minori" elaborate dall'Ufficio di pastorale dei giovani e da Sinai (Servizio informazione aiuto) della Diocesi di Padova.

Tutela dei minori. Stima e alleanza educativa: essere figure di riferimento incisive sul piano umano e di fede dei più giovani

I testi pedagogici di Romano Guardini (Le età della vita), Giuseppe Milan (Disagio giovanile e strategie educative) e Giuseppe Sovernigo (Educare alla fede) sono alla radice della stesura della prima parte delle linee guida per responsabili, educatori e animatori nella Chiesa di Padova dedicata alle basi pedagogiche della relazione educativa.

«Quella presentata è una pedagogia che incoraggia l’educatore, non è restrittiva» spiega don Antonio Oriente, che ha elaborato il testo insieme alla psicoterapeuta Silvia Destro, entrambi membri di Sinai. «Certo vengono inseriti alcuni paletti, ma si sostiene e s’impreziosisce il lavoro degli educatori per avere il coraggio di non creare fotocopie di se stessi. Guardini diceva che “ogni vita viene destata dalla vita” e che “il fuoco interiore” e la generosità educativa vanno tenuti presenti, ma anche guidati».

Il documento non si rivolge solo ai più giovani, ma a coordinatori di équipe educative, parroci, catechisti... perché ognuno si riconosca come educatore, con l’audacia di guardare dentro se stesso per andare poi verso l’altro. «Non dobbiamo correre il rischio di creare relazioni educative incerte e traballanti, come scriveva sempre Guardini. È necessario, perciò, esercitare il nostro senso critico per valutare, prima di tutto, il proprio percorso in relazione alla qualità della crescita dei più giovani che ci vengono affidati».

Nel vademecum ogni parola è stata pensata, letta, riletta. Come la scelta di parlare di educatori e non di animatori o di guide. «La dimensione educativa – racconta Silvia Destro – contiene l’idea del cammino personale e il dono più grande lo ricevono gli educatori stessi che hanno la possibilità di coltivare il proprio rapporto con Dio e una relazione significativa con la comunità cristiana alla luce del Vangelo».

L’obiettivo è arrivare a dire: l’esperto non sono io. Niente va improvvisato. Tutto va costruito. «La vera sfida – continua Silvia destro – è richiamare anche gli adulti alla loro responsabilità educativa perché sono i giovani stessi a richiederlo con determinazione, come hanno dichiarato a conclusione del Sinodo diocesano. Ogni scelta educativa va calata nella specificità del proprio contesto ed è per questo che il vademecum propone principi generali da declinare perché ogni realtà dia il meglio di sé, affinché ognuno si prenda cura dell’altro».

Sono inscritte, infatti, nel dna delle nostre comunità la cura, la custodia e l’accompagnamento della fede. Nel vademecum emerge chiaramente l’importanza del confronto, del supporto e del lavoro di squadra. Questa dimensione spesso è sbiadita nelle scelte parrocchiali; non di rado prevale l’autoreferenzialità. «Senza il confronto non è possibile educare – spiega ancora don Oriente – è fondamentale che dentro a ogni gruppo ci sia stima tra le varie figure educative. È un percorso progressivo e necessario, con uno sbocco naturale: l’alleanza educativa. I ragazzi la possono respirare perché per il 70 per cento educhiamo con ciò che sentiamo dentro e per il 30 con le parole». Dobbiamo avere la capacità di riconoscere il valore dell’altro per attuare un accompagnamento reale: «I ragazzi hanno bisogno di percepire l’unità del senso che stanno cercando e il loro accompagnamento si declina nel saper mettere insieme il piano della realtà con l’orizzonte di fede e di valori e, come educatori, avere la consapevolezza che si può anche fallire...».

Lo strumento elaborato dall’Ufficio di pastorale dei Giovani, in collaborazione con Sinai, ha un obiettivo ambizioso: essere un punto di partenza per innescare una riflessione condivisa che poi diventi operativa sulla questione educativa. «Se la parrocchia è un corpo vivo – conclude don Oriente – nessuno può improvvisare. Il vademecum mira a restituire al Consiglio pastorale parrocchiale il ruolo che gli è proprio: attuare scelte educative precise. Perché una comunità realmente generativa educa insieme alla fede, a ogni età».

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