Ucid. Tra uomo e profitto

Sabato 1° dicembre all'Antonianum, dalle 10 alle 12.30, il secondo incontro dell'anno sociale dell'Ucid Padova sarà dedicato a economia globale e nuove reti di welfare.

Ucid. Tra uomo e profitto

Economia o welfare? Il dilemma è figlio della crisi che tuttora affligge il mondo del lavoro e che, ponendo l’accento sul profitto talvolta esasperato, ha generato ulteriori disuguaglianze sociali. Come conciliare le esigenze del mercato con una qualità di vita rispettosa dei diritti umani?
È questo il nodo che verrà affrontato dall’Ucid nel secondo appuntamento del ciclo di incontri dell’anno sociale 2018-19, in programma all’auditorium Antonianum sabato 1° dicembre (dalle 10 alle 12.30, a ingresso libero).

I relatori presenti al dibattito – Christian Ferrari, segretario Cgil Veneto, Mario Beltrame, titolare de “La Bolgetta” e vicepresidente di Ascom Padova, Antonio Rigon, amministratore delegato di Sinloc spa – affronteranno temi concreti dall’analisi di un mondo economico che, in talune situazioni, pare aver riportato indietro l’orologio del progresso sociale di almeno due secoli. «La crisi della globalizzazione che si è affermata negli ultimi trent'anni all’insegna del primato del libero mercato – spiega Christian Ferrari – ha costretto a un arretramento delle reti solidaristiche, del welfare in particolare, aumentando squilibri e diseguaglianze. Il lavoro è svalutato e si assiste a un'asimmetria tra i confini di un capitalismo globalizzato senza limiti e la democrazia che è fondamento su cui si costruiscono le reti di welfare».

Il lavoro spesso non fornisce più vita dignitosa al lavoratore, non è più strumento di realizzazione personale, non concorre a migliorare la società e non genera inclusione. «Serve riportare al centro la persona che lavora, recuperare la dimensione umana e sociale del profitto – prosegue Ferrari – La chiave sta nel cogliere l'opportunità offerta dall'intenso progresso tecnologico che stiamo vivendo. Abbiamo a disposizione potenzialità che devono essere a servizio di tutti: dall'uomo all'ambiente, come ha scritto papa Francesco nella Laudato si'. Serve un primato della politica sulle logiche di pura economia, e una visione sociale che dia il senso di un progresso che è bene comune e non appannaggio di pochi».

«Nell’attuale contesto – precisa Antonio Rigon – le imprese hanno sempre più bisogno di accedere ai mercati regolamentati di capitali per finanziare la crescita, e nei mercati dei capitali gli investitori prevalenti sono investitori istituzionali, sempre più attenti ai criteri Esg, all’interno dei quali sono rilevanti anche quelli che riguardano la tutela dei lavoratori. In fondo basterebbe guardare all’Europa. In questi anni le economie e imprese tedesche e francesi hanno sicuramente sviluppato una tutela sostanziale dei lavoratori migliore che in Italia, eppure sono cresciute di più, sono state più competitive e hanno prodotto migliori profitti. Hanno fatto leva su infrastrutture, quadri normativi chiari, regimi fiscali semplici, educazione tecnica e gestione più efficace dell’immigrazione».

Considerazioni che si ancorano a esempi concreti, alle storie di lavoratori pagati poco o nulla per lavori che sono diventati “vitali” per il nostro modo di vivere: rider, corrieri, braccianti agricoli stagionali, mestieri nei quali il profitto ha schiacciato qualsiasi diritto sociale.
«Vengo dal settore dei servizi che in questi ultimi anni è in movimento – afferma Mario Beltrame – Per poter soddisfare servizi postali e di consegna ci si scontra con una normativa sul lavoro rigida che non consente di risolvere i problemi. Quando si ricorre a prestazioni per periodi limitati, o di qualche ora, la normativa è carente. Non bisogna partire dalla norma e studiarne l’applicazione pratica, ma leggere la realtà e risalire alla possibilità di normarla per colmare eventuali abusi. L’ideale sarebbe risolvere il problema, creando una norma che tuteli il lavoratore e consenta l'elasticità in grado di rispondere alle esigenze immediate del mercato».
Ma è la normativa da adeguare o si deve cambiare mentalità di chi appronta la normativa? «La legge non si è ancora adeguata ai veloci cambiamenti del mercato – risponde ancora Beltrame – Prima di tutto si tratta di formare la mentalità del legislatore. Mi riferisco al classico caso dello studente che si mantiene e cerca di arrotondare con lavori saltuari o del pensionato che ha bisogno di arrivare un po’ meglio a fine mese. Questi lavori un tempo erano retribuiti con i voucher. Oggi abbiamo bisogno di elasticità e di tutela giuridica per versare i contributi, per mettere il lavoratore in sicurezza con l’Inail. È necessario che il legislatore colga questo bisogno, ci ragioni sopra e produca una normativa tale da consentire che queste prestazioni saltuarie vengano rese nella sicurezza più totale. Anche perché oggi, va detto, esistono molti lavori “non stabili” che paradossalmente vanno bene alle persone che li cercano».

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