Un mondo da scoprire e preservare

Tutti noi siamo circondati da prodigi. Bisogna solo osservare, osservare e... osservare! Lo testimonia Andrea, capostazione, con un amore per la natura nato da bambino e sempre coltivato

Un mondo da scoprire e preservare

Passeggiare in montagna con Andrea è davvero un privilegio. 56 anni, passo fermo e pacato, ama camminare anche sui sentieri più ripidi, ma è capace all’improvviso di fermarsi e “perdere tempo” a scrutare tra rocce, cespugli, sassi.

Si rimane un po’ attoniti all’inizio. Ma lui così, senza troppe parole, è capace di avvicinare piccoli e grandi, anche i più distratti e tecnologici, all’infinitamente piccolo, ai più oramai quasi invisibile.
Spesso quando la ricerca si fa scoperta, con una luce bella negli occhi, tra le mani svela qualche minuscolo esemplare di vita. Insetti di tutte le forme e colori, che descrive con proprietà e chiarezza, chiama per nome.

Una passione nata da bambino
L’amore per la natura nasce da bambino. In particolare quella per gli insetti nei primissimi anni ’80 negli scout. «Avevo 15 anni, ero esploratore nel Gruppo FSE di Pergine, in provincia di Trento – racconta – Mi sono trovato a dover scegliere una specialità da approfondire per la progressione personale. Così ripensando a una serie di osservazioni di coleotteri compiute con gli scout del Trento 1° nei boschi del Calisio, ho provato anche io ad approfondirne la conoscenza».
Punta subito l’attenzione sui Coleotteri. «Sono circa 350 mila le specie conosciute e altrettante si stima siano ancora da scoprire», scegliendo in particolare quelli ipogei (sotterranei) o che vivono nel territorio trentino o nelle regioni limitrofe.

La raccolta sul campo
«Le mie ricerche non hanno scopo collezionistico. Mi piace cercare in ogni luogo ove mi trovo, in qualsiasi frangente. Ogni tanto però faccio anche ricerche mirate e pianificate a tavolino».
Una volta raccolto l’esemplare, lo si addormenta in un flacone contenente dei vapori di etere acetico. Quando è oramai senza vita si prepara l’esemplare incollandolo su un cartellino bianco e stendendo le articolazioni in modo simmetrico, aggiungendo anche un cartellino con tutti i dati di raccolta. Poi, dopo alcuni giorni, l’esemplare si secca ed è pronto per essere conservato nelle cassette entomologiche.
Circa 17 mila gli esemplari raccolti, provenienti prevalentemente dal Trentino Alto Adige o dalle numerose grotte veneto-trentine esplorate.
Le cassette sono custodite con cura e precisione e mostrano coleotteri di tutte le dimensioni e colori. «Beh, ovviamente all’inizio mi piacevano quelli più grandicelli e famosi, ma poi piano piano ho appurato che quei piccoli puntini nerastri che si muovono anch’essi su sei zampe se visti sotto la lente ti lasciano senza fiato per bellezza fatta di colori, forme, cesellature senza uguali. E poi, più piccolo vuol dire più sconosciuto, e questo ti fa pensare - e sognare - di avere sotto ai tuoi occhi un essere non ancora noto alla scienza. A volte, poche, è proprio così! Più sono piccoli e più sono significativi, per me in questo momento...».

Piccole grandi scoperte e un insetto con il suo nome
In effetti, nelle tante ricerche compiute con passione, sono emersi risultati significativi anche a livello scientifico: una specie nuova per il Trentino Alto Adige sul Monte Agaro. Altre due nella grotta di Costalta. Una specie mai segnalata per il Monte Bondone, una per i dintorni di Trento. Il ritrovamento in una nuova località sull’altipiano di Lavarone di una popolazione di Monguzziella grottoloi, specie conosciuta solo per due località in pochissimi esemplari.
Dal 2013 al 2017 ha eseguito con particolare dedizione delle ricerche nei ripari militari posizionati sulla dorsale del Monte Altissimo di Nago, dove si ipotizzava la presenza di una specie. «Il primo esemplare è stato trovato nell’agosto del 2013, ma solo nel corso del 2017 sono riuscito a raggiungere il numero minimo di esemplari necessari per il lavoro di descrizione». A coronamento di queste ricerche, nel dicembre 2017, sul Bollettino della Società Entomologica Italiana è uscita la pubblicazione della scoperta della nuova specie di coleottero leptodirino che porta il cognome di Andrea: “Halbherria carlini”.

Una lezione per la vita
Fatto sta che dopo una passeggiata con lui lo sguardo cambia e anche le reazioni. La presenza di un insetto non genera più urla nei piccoli. Il passo di tutti si fa meno distratto.
«Sicuramente lo spirito di osservazione imparato nell’ambiente scout mi ha aiutato a vedere cose che normalmente altri non vedono, dandomi così delle enormi emozioni e anche soddisfazioni. È questa una passione che porta a prestare più attenzione anche alle piccole cose, a non trarre conclusioni affrettate legate all’apparenza, al primo impatto, ma approfondire, sempre e senza pregiudizi».

Progetti futuri e cura del creato
Compatibilmente con gli impegni di lavoro Andrea, che è capostazione nello staff di Bolzano, sogna di riuscire a continuare le ricerche specifiche in cavità naturali e artificiali nel Triveneto, ma non solo. «Le indagini sulle nostre montagne a quote medio-alte penso siano quelle che potrebbero dare ancora delle belle sorprese. Poi mi piacerebbe indagare nei luoghi più vulnerabili, quelli che sono più a rischio antropizzazione come appunto le zone umide, quelle ancora non tutelate, gli alvei dei nostri corsi d’acqua, le sponde e i canneti dei bacini lacustri, per portare a conoscenza dell’opinione pubblica quanto è quello che potremmo perdere per sempre senza nemmeno esserne a conoscenza».    

Nelle foto: Andrea Carlin guida alcuni amici nella scoperta di insetti durante un’escursione in montagna

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