Un programma da rispettare. Nota politica
Dopo la pausa dei lavori parlamentari governo e partiti si troveranno subito di fronte una serie di scadenze estremamente impegnative e di rilevanza decisiva per la vita del Paese.
Superato sostanzialmente lo scoglio della riforma della giustizia penale, dopo la pausa dei lavori parlamentari governo e partiti si troveranno subito di fronte una serie di scadenze estremamente impegnative e di rilevanza decisiva per la vita del Paese. Il tutto con l’incognita dell’andamento della pandemia che grazie ai vaccini è possibile gestire in modo meno angoscioso dello scorso anno e tuttavia non consente di abbassare la guardia neanche per un giorno.
A settembre dovranno essere varate le riforme del fisco e della concorrenza, che già hanno scavallato i termini previsti dal cronoprogramma del Piano nazionale di ripresa e resilienza, a causa soprattutto del lungo travaglio necessario per partorire gli interventi sulla giustizia. Doveva vedere la luce entro luglio, almeno secondo le intenzioni del governo, anche un’altra riforma compresa nel Pnrr, quella degli ammortizzatori sociali. Se ne riparlerà più avanti. In questo caso non ci sono scadenze temporali ravvicinate da rispettare, ma è la concreta realtà dei fatti a rendere urgente questo provvedimento. I dati sul Pil e sull’occupazione per ora sono confortanti, addirittura migliori delle previsioni, ma dietro i numeri aggregati bisogna cogliere la complessità delle situazioni concrete e sarebbe da incoscienti non dotarsi al più presto di un “ombrello” adeguato che tenga conto dell’esperienza vissuta nell’ultimo anno e mezzo.
Entro settembre, inoltre, dovrà essere presentata alle Camere la Nota di aggiornamento al Def, il documento con cui il governo mette a punto le coordinate e le previsioni di finanza pubblica nella prospettiva ormai ravvicinata della legge di bilancio, attesa in Parlamento per metà ottobre. Un mese che si aprirà con una importantissima tornata di elezioni amministrative. Si voterà in oltre mille Comuni e in ballo ci saranno i sindaci delle maggiori città italiane, da Roma a Milano, a Napoli. All’inizio di settembre dovranno essere presentati ufficialmente candidati e liste, ma i partiti sono in fibrillazione già da mesi per quello che viene da tutti considerato un fondamentale test nazionale. Molte delle turbolenze delle ultime settimane e per certi versi anche la tormentata gestazione dell’accordo sulla giustizia (che pure ha radici specifiche nella transizione del M5S) sono da ricondurre al clima da competizione elettorale ben più che all’inizio del “semestre bianco”, il periodo in cui il Capo dello Stato non può sciogliere le Camere.
Sarebbe ingenuo e finanche ingiusto pretendere di negare ai partiti un ragionevole tasso di dialettica, tanto più in un quadro politico inevitabilmente bloccato, stretto com’è tra le perduranti insidie della pandemia e gli impegni internazionali assunti in relazione alle risorse per la ripresa. Ma questi stessi fattori rappresentano anche un formidabile e ineludibile richiamo al senso di responsabilità. Come ha ricordato il presidente Mattarella, “ci siamo dati obiettivi ambiziosi e impegnativi, di medio e lungo periodo” e dobbiamo “guardare con il realismo necessario all’orizzonte che abbiamo davanti”. Un orizzonte che va ben oltre le amministrative – figuriamoci – ma travalica anche l’appuntamento con l’elezione del Presidente della Repubblica e supera persino i confini di questa legislatura.