Veglia dei giovani con il vescovo Claudio. «Io credo» in Dio che ama ogni giorno

Veglia dei giovani. In dodici, tra 20 e 30 anni, hanno professato la loro fede di fronte al vescovo Claudio e ai coetanei. Alla comunità cristiana il compito di prendersene cura

Veglia dei giovani con il vescovo Claudio. «Io credo» in Dio che ama ogni giorno

È salita all’unisono forte, intensa, coinvolgente, la preghiera degli oltre mille giovani – dai 18 ai 35 anni – che la sera di lunedì 21 novembre, hanno riempito la Cattedrale di Padova, riuniti per vivere assieme al vescovo Claudio, la loro annuale veglia di preghiera. L’appuntamento di quest’anno – dal titolo “Rinascere dall’alto”, tratto dal Vangelo di Giovanni (3,1-21) – ha dato l’avvio al cammino di preparazione per la Giornata mondiale della gioventù che sarà a Lisbona dal 1° al 6 agosto 2023; dallo scorso anno in questa veglia si vive la celebrazione diocesana della Gmg. Quest’anno c’era un motivo in più per non mancare: dodici giovani – tra cui una studentessa della Repubblica Ceca – hanno vissuto la loro “professione di fede”, confermando, davanti al vescovo e ai coetanei presenti, la loro sequela a Gesù. Di un’età compresa tra 20 e 30 anni, provengono la maggior parte da esperienze parrocchiali, altri da associazioni e movimenti come l’Azione cattolica, Comunione e liberazione, Comunità di Sant’Egidio. Per prepararli a questo momento, la Pastorale dei giovani della Diocesi ha pensato, a partire dallo scorso anno e a seguito del Sinodo dei giovani svoltosi tra 2016 e 2018, un percorso chiamato “Simbolo”.

È una proposta di formazione con la quale le comunità sono chiamate ad accompagnare i giovani dai 18 anni in su a «riscoprire e riappropriarsi del tesoro della fede per essere condotti a dire il proprio “sì” entusiasta, convinto alla proposta di vita di Gesù, inseriti in una comunità cristiana» spiega don Paolo Zaramella, direttore dell’ufficio diocesano di Pastorale dei giovani. I giovani che la sera del 21 novembre hanno vissuto questa tappa sono stati chiamati settimane fa a scrivere, con l’aiuto delle rispettive guide spirituali, una propria professione di fede – letta nelle parti più significative durante la veglia – poi consegnata per intero al vescovo.

Nello scritto hanno riportato i segni della presenza del Signore nella loro storia e di come si siano tradotti in una testimonianza e servizio comunitario. «Mi sono commossa nel ripercorrere la mia vita alla luce presenza del Signore» afferma Camilla Forza della parrocchia di Cristo Risorto, ventisettenne, studentessa magistrale di fisica. Con questo segno vissuto in Cattedrale «affido alla Chiesa di Padova con il suo vescovo, ai giovani, il mio “sì” alla fede nel Signore affinché la comunità cristiana possa prendersene cura». A proposito della veglia, Camilla ha affermato che «è stato un momento emozionante soprattutto quando abbiamo illuminato la Cattedrale con le luci delle candele: questa luce rappresenta la mia speranza, ciò che sono chiamata a portare a tanti miei coetanei che sono nella notte».

Per Matteo Scialpi, 27 anni, studente di astrofisica della parrocchia di Bosco di Rubano, la scelta di professare la fede è maturata durante un ritiro della Pastorale dei giovani, l’8 ottobre scorso, dal titolo “My way”: in quell’occasione i partecipanti hanno avuto la possibilità di rileggere la propria storia di credenti facendo il punto sul loro cammino. In Matteo quest’esperienza ha suscitato il «desiderio di poter dire “io credo”. Per me l’aver vissuto la professione di fede è stata una risposta all’amore del Signore riscoperto nel quotidiano, un bene che mi sprona a muovermi perché c’è una grande bellezza ad attendermi».

Nella serata in Cattedrale il vescovo Claudio ha sottolineato, riprendendo il testo del Vangelo di Giovanni, come «la notte in cui si svolge la scena è anche uno stato del nostro cuore» e in questa oscurità dell’esistenza il Signore è presente. Gesù ci propone «un cambiamento che può ri-orientare la nostra vita ». Quindi il testo evangelico parla del rinascere dall’alto, dall’acqua e dallo spirito per entrare nel Regno di Dio che «per noi che siamo venuti questa sera è vitale». Don Claudio ha concluso sottolineando che occorre «rinascere dall’alto, dall’amore di Dio» e «amare è il dono più grande che riceviamo quando facciamo spazio al Signore nella preghiera».

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